Italpizza: chi cerca lo scontro?
È proseguito oggi, per il quinto giorno consecutivo, lo sciopero degli operai e delle operaie di Italpizza.
Per tutta la giornata si sono rincorse voci di spiragli di dialogo, motivo per cui l’assemblea riunita davanti ai cancelli ha deciso di non praticare alcun blocco delle merci, per rimarcare quello che da giorni chiediamo: l’apertura del dialogo e la convocazione di un incontro con l’azienda.
Questa direzione sembrava confermata anche da un incontro tenuto in una saletta riservata dell’hotel Baia del Re tra il S.I. Cobas e l’avvocato di Italpizza.
La condizione concordata a questo incontro per la cessazione dello sciopero era molto semplice: che le lavoratrici segregate nelle ultime settimane alle pulizie sui tetti o nei piazzali tornassero al loro posto di lavoro di sempre, alla stenditura e farcitura delle pizze; e che venissero ritirate le nuove sospensioni ai delegati sindacali.
Nulla di più.
Non chiedevamo certo la luna.
Nel tardo pomeriggio tutte le illusioni sulla volontà dell’azienda e delle cooperative di percorrere la strada del dialogo sono sfumate: Italpizza ha estromesso l’avvocato con cui eravamo in trattativa, che ha abbandonato lo stabilimento, riprendendo la strada dello scontro.
Mentre nei negozi della zona veniva diffuso un volantino diffamatorio nei confronti del sindacato e dei suoi dipendenti iscritti al S.I. Cobas (descritti come “un gruppo violento di pregiudicati”), ogni spiraglio di dialogo veniva chiuso: Italpizza non vuole al suo interno gli iscritti al sindacato, in particolare il famoso gruppo delle 13 donne e uomini reintegrati in virtù dell’accordo prefettizio, non accetta di parlare con il S.I. Cobas, che pure rappresenta oltre cento dipendenti, non riconosce l’accordo sottoscritto in prefettura.
Non sappiamo cosa sia cambiato in quelle ore, non ci è stata data alcuna spiegazione in merito, solo la chiusura completa ed improvvisa della trattativa.
Nel frattempo le istituzioni continuano a tacere.
Un silenzio assordante.
Che cosa aspetta la prefettura ad intervenire?
Perché invece di convocare un tavolo di confronto, che ormai tutta la città reclama, si preferisce chiudere le strade e mandare i reparti antisommossa a bastonare i lavoratori?
Il nostro intervento non si farà invece aspettare.
Lo stato di agitazione è aperto: invitiamo tutti i Cobas, i solidali, i collettivi e organizzazioni che in questi mesi ci hanno espresso la loro solidarietà ad attivarsi per dare battaglia insieme a noi, ognuno con i mezzi di cui dispone.
In gioco c’è la dignità nostra e dei nostri figli.
È ora di alzare la testa.
Mai più schiavi!
Modena, 25 gennaio 2019
S.I. Cobas Modena