Il Si Cobas èil sindacato che ha difeso e difende in modo conseguente i lavoratori della logistica con iniziative di lotta sindacale che mobilitano migliaia di operai.
Grazie alla sua azione costante e tenace, ha determinato miglioramenti delle condizioni economiche e di lavoro, prima impensabili in quel settore.
Per la sua determinazione nel difendere gli interessi degli operai, è il sindacato più inviso al fronte padronale.
Gli atti di intimidazione, la repressione violenta, le denunce e le condanne penali degli attivisti, fino all’espulsione dall’Italia di alcuni di essi, rappresentano una pratica quotidiana del padronato che mobilita tutte le forze disponibili per annientarlo.
Il Si Cobas, pur nascendo nella logistica, ha sempre sostenuto le iniziative di lotta sindacale anche in altri settori operai.
Per gli operai della FIAT – FCA è ancora vivo il ricordo della solidarietà espressa dagli operai della logistica per le due grandi mobilitazioni fuori ai cancelli della FIAT – FCA di Cassino e Pomigliano, contro i ritmi di lavoro esasperati, la riduzione delle pause, i trasferimenti forzati di lavoratori, la repressione.
Per eliminare questa grande esperienza di organizzazione sul terreno sindacale degli operai, la classe padronale ha messo in campo forme di contrasto di cui si era persa memoria, appartenenti agli inizi del movimento operaio, senza regole e senza scrup Oggi si tenta di decapitare questo movimento puntando alla condanna per “estorsione” del suo capo carismatico Aldo Milani.
La cosa assurda che suscita sdegno in tutti gli operai coscienti, è che mentre i capi dei sindacati filoaziendali, sindacati che sono costantemente coinvolti in scandali e corruzione, vengono accolti nei salotti buoni della società, trattati da persone rispettabili a cui si aprono tutte le porte, per Aldo Milani, un compagno che ha sempre lottato in difesa degli operai e non ha mai fatto nulla per interesse privato, si cerca di diffamarlo e condannarlo.
Di questo mondo sottosopra, noi – i cinque licenziati della FIAT – FCA di Pomigliano – ne sappiamo qualcosa.
Per protestare contro le condizioni di miseria e mancanza di prospettive dei nostri compagni, che portarono ai suicidi di alcuni di loro, fummo licenziati e i nostri licenziamenti furono confermati dalla Corte di Cassazione.
Lo Sato in quell’occasione si è schierato apertamente dalla parte del padrone FIAT – FCA mettendo la dignità dell’amministratore delegato di quell’azienda, a suo dire lesa dalle nostre proteste, al di sopra della vita e della dignità dei nostri compagni morti.
Si è affermato che il nostro gesto di protesta andava contro un presunto “obbligo di fedeltà” nei confronti dell’azienda che doveva essere rispettato sempre e comunque anche all’esterno dei confini della fabbrica e indipendentemente dai tragici motivi della nostra protesta.
Oggi quel principio e quel giudizio della magistratura sono diventati il presupposto di altri licenziamenti che sempre più spesso vengono attuati nei confronti degli operai che protestano.
Intorno alla nostra vicenda si mobilitarono migliaia di cittadini, operai come noi, giuristi, giornalisti, scrittori attori, lavoratori di altri settori, anche diversi politici.
Il peso di quella mobilitazione non è riuscito a salvarci dal licenziamento, ma ha determinato una particolare attenzione e grandi dibattiti sullo strapotere del padronato in Italia e la limitazione del diritto di opinione e di critica degli operai e di tutto il mondo del lavoro in generale.
In occasione del processo ad Aldo Milani e alla campagna repressiva nei confronti del Si Cobas, che segue la stessa logica della persecuzione nei nostri confronti, invitiamo tutte le persone straordinarie che si sono mobilitate in nostra difesa a fare la stessa cosa nei confronti di Aldo Milani.
S.I. Cobas FIAT – FCA