Il Sindacato S.I.Cobas esprime grande sdegno per le misure repressive adottate contro un suo responsabile territoriale e contro due suoi solidali dalla questura di Piacenza.
Su istanza di una giornalista di una testata locale, infatti, i tre compagni sono stati denunciati per violenza privata e al nostro responsabile è stata comminata una misura di custodia cautelare, già ridotta dopo interrogatorio di garanzia, per fatti riconducibili alle manifestazioni del 25 aprile scorso e del presidio contro la visita a Castel San Giovanni dell’ex ministro dell’interno Salvini.
Il contenuto mendace della denuncia formalizzata dalla giornalista ci rassicura: il nostro studio legale ha già avuto modo di visionare il materiale a disposizione e come era ovvio le accuse formulate si sono rivelate in tutta la loro inconsistenza.
Ciò da un lato ci rende sereni, ma dall’altro pone inquietanti interrogativa circa la reale natura di un intervento repressivo di questo tipo: perché una privata cittadina si è sentita in potere di denunciare il falso verso terzi? Perché l’adozione di una misura preventiva che mira esplicitamente ad ostacolare l’attività sindacale dei destinatari?
La risposta più ovvia è che si vuole, per l’ennesima volta, tentare di ostacolare un movimento di emancipazione della classe operaia cittadina che ha ribaltato come un calzino una dimensione di sfruttamento sistemico nella città di Piacenza, a partire dal polo logistico.
Grazie all’intervento del S.I.Cobas e all’impegno senza risparmio dei nostri tre compagni migliaia di operai, italiani e immigrati, hanno ottenuto significativi miglioramenti nella propria condizione economica e sociale, costringendo le leghe padronali a cospicui esborsi.
Proprio nei giorni delle manifestazioni “incriminate” si assisteva in città alla resistenza degli operai GLS contro la chiusura dello stabilimento (tutti e settantotto erano in corteo il 25 aprile) e a quella degli operai Finiper di Soresina (molti dei quali presenti al presidio contro Salvini).
Ciò che non si riesce ad arrestare con la repressione diretta, anche a fronte della manifesta rettitudine dei nostri compagni e ai nervi saldi dimostrati in svariate situazioni di tensione connesse alle vertenze in questione, si prova ad intralciare con una repressione indiretta.
Un attacco strumentale quindi, che di certo non influenzerà il nostro moto di emancipazione e anzi ci rafforza nella convinzione di essere nel giusto. Altre volte e in altre città la repressione ha provato a “incastrare” nostri responsabili locali e nazionali con sotterfugi, raccogliendo però sempre delle delusioni. Siamo convinti che sarà così anche questa volta, e il Sindacato si impegnerà al massimo contro queste misure ingiustificate nonché nell’intensificare gli sforzi per l’estensione delle lotte operaie verso e oltre lo sciopero nazionale previsto per i giorni del 25-26 ottobre.
S.I. COBAS NAZIONALE