Con Nicoletta, fino alla vittoria!
Alla fine ci sono riusciti. Dopo mesi di annunci e controannunci, lo Stato dei padroni ha mantenuto la promessa mettendo in carcere Nicoletta Dosio.
Quest’atto è il coronamento di un ondata repressiva che da anni si accanisce contro il movimento No-Tav con l’obbiettivo di schiacciare una delle poche esperienza di conflitto che nel nostro paese non si sono lasciate piegare ne dall’azione delle Procure, ne dalle sirene della pacificazione o dell’istituzionalizzazione.
È proprio per questi motivi che come SI Cobas abbiamo sempre ritenuto il movimento No-Tav come un naturale alleato delle lotte che ogni giorno portiamo avanti in gran parte d’Italia sui luoghi di lavoro.
E non è casuale che l’attacco subito da Nicoletta e dai compagni della Val Susa avvenga in contemporanea con la nuova stretta repressiva che dalla Clo di Tortona alle tintorie di Prato sta colpendo i lavoratori e gli attivisti del SI Cobas grazie all’inserimento delle misure penali e amministrative contenuto nel Pacchetto-sicurezza, cioè quel provvedimento-simbolo di Salvini che l’attuale governo PD-5 stelle ben si guarda dall’abrogare perché intento, al pari della destra, a distruggere e smantellare ogni esperienza di conflitto reale e ogni voce fuori dal (loro) coro.
Nell’esprimere la nostra ferma solidarietà a Nicoletta e a tutto il movimento No-Tav, diamo la nostra adesione a tutte le iniziative di lotta e di denuncia che si svolgeranno nelle prossime ore, e rilanciamo l’appello a costruire forme di coordinamento stabile a livello nazionale delle realtà di lotta che sono sotto attacco della repressione, al fine di dare vita a una grande iniziativa nazionale per l’abolizione dei pacchetti-sicurezza e contro la criminalizzazione delle lotte sociali e sindacali.
SI Cobas nazionale
CONTRO L’INGIUSTIZIA DEL POTERE LA RESISTENZA E’ UN DOVERE !
A questo principio si ispira ormai da trent’anni il movimento NO TAV e, da sempre, rispondono le lotte sociali e ambientali, in tante parti del paese e del mondo.
Contro tale resistenza, il sistema ha messo in campo leggi, eserciti, tribunali e carceri.
I territori, le persone, la natura sono più che mai materia bruta di sfruttamento da parte di un capitale che, nella sua arroganza dimentica di ogni limite, in nome del profitto infinito, accumula sulla propria strada morti e rovine, fino a mettere in discussione la sopravvivenza stessa del Pianeta.
Anche in Valle di Susa l’opposizione popolare che, forte della memoria operaia e resistenziale, ha deciso di dire NO al TAV, grande, mala, inutile, costosissima opera, e al modello di vita che la produce, sta pagando tale resistenza ad un prezzo altissimo, a livello giudiziario, economico, esistenziale, con centinaia di condanne penali e civili, multe, fogli di via, revoche di permessi, militarizzazione del territorio. Il tutto con la complicità attiva dei governi passati e presenti, espressione istituzionale del partito trasversale degli affari, e con il supporto dei mass media di regime.
Per denunciare tutto questo e per ribadire la dignità di una lotta collettiva che non si piegherà, ho deciso di non chiedere sconti al potere invidioso e vendicativo che, con i tre gradi di giudizio dei suoi tribunali, ha condannato al carcere me e altri undici attivisti, per “ violenza privata e interruzione di pubblico servizio”.
Denuncio inoltre le storture e l’iniquità di un sistema poliziesco e giudiziario che, lungi dal garantire I diritti di tutti e soprattutto dei più deboli, si è piegato ad altri e diversi interessi, rendendosi complice del tentativo di silenziare con la violenza chi lotta per la giustizia sociale e ambientale.
Come me, sono state condannate ormai centinaia di persone e, in particolare, i nostri migliori giovani, che si sono visti infliggere pene abnormi per aver esercitato un diritto garantito dalla costituzione: condanne per cui essi oggi rischiano di perdere il lavoro, il diritto allo studio, la famiglia, la casa, il futuro.
Erano i primi giorni di marzo 2012, giornate di rabbia e di mobilitazione: la nostra piccola baita – presidio in Clarea occupata a suon di manganellate dalle “forze dell’ordine” dopo gli otto mesi di resistenza che seguirono alla presa della Libera repubblica della Maddalena e all’occupazione militare del territorio.
Luca, uno di noi, in ospedale a lottare tra la vita e la morte dopo che un poliziotto l’aveva fatto cadere dal traliccio su cui si era arrampicato per sfuggire alle botte: Le dichiarazioni provocatorie del governo Monti a favore del TAV e contro la resistenza di un’intera popolazione al progetto.
Salimmo in manifestazione sull’autostrada con uno striscione su cui era scritto “ Oggi paga Monti” ed alzammo le barriere dei caselli, permettendo la libera circolazione su una delle strutture autostradali più devastanti e costose d’Italia.
Non me ne pento e sarei pronta a rifarlo.
Non chiedo per me misure alternative al carcere perché, per ottenerle, dovrei riconoscere il disvalore della mia condotta: non sono disponibile ed esercito così, ancora una volta, la mia libertà.
So di avere con me il sostegno delle mie sorelle e dei miei fratelli di una lotta bella e irriducibile, perché porta nelle sue mani la memoria del passato, l’indignazione per la precarietà presente, la necessità di un futuro più giusto e vivibile per tutti.
Se andrò in carcere, non me ne pentirò, perché, come scrisse Rosa Luxemburg, dalla cella dove scontava la sua ferma opposizione alla guerra, “ mi sento a casa mia in tutto il mondo, ovunque ci siano nubi, e uccelli, e lacrime umane”.
Nicoletta Dosio