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[ALESSANDRIA] Appello per la difesa della libertà di organizzazione e di sciopero: in difesa di lavoratori, sindacalisti e solidali colpiti dalla repressione

APPELLO PER LA DIFESA DELLA LIBERTÀ DI ORGANIZZAZIONE E DI SCIOPERO

IN DIFESA DEI LAVORATORI, DEI SINDACALISTI E DEI SOLIDALI COLPITI DALLA REPRESSIONE

PER UNA CAMPAGNA PER L’ABOLIZIONE DEI DECRETI SICUREZZA E CONTRO TUTTA LA LEGISLAZIONE REPRESSIVA

PER IL RITIRO DI TUTTI I LICENZIAMENTI SUL TERRITORIO, A PARTIRE DAI LICENZIAMENTI POLITICI PRESSO IL MAGAZZINO COOP DI TORTONA

Nella provincia di Alessandria, nel polo logistico di Rivalta Scrivia – nella miriade di capannoni, magazzini, fabbriche e campi di questo territorio – sono migliaia i lavoratori e le lavoratrici che quotidianamente arricchiscono le tasche di padroni grandi e piccoli.

Sfruttamento, bassi salari, lavoro nero, precarietà, completa assenza di sicurezza sono le condizioni che quotidianamente questi lavoratori e lavoratrici devono affrontare “per mettere insieme il pranzo con la cena”, mentre aziende e cordate padronali vantano fatturati milionari, continue aperture di nuovi cantieri e magazzini, ulteriori lavoro e commesse.

Profitti milionari che s’intrecciano con gli interessi del variegato fronte istituzionale, con la protezione delle amministrazioni locali, con l’affamata politica che negli anni si è alternata al governo del territorio e che della presenza di un ricco distretto industriale – logistico – agricolo ha fatto la propria fortuna elettorale e non: un vero e proprio “Sistema-Alessandria”, un vero e proprio blocco di potere che negli anni si è consolidato e che si è retto sullo sfruttamento intensivo di migliaia di lavoratori e lavoratrici per anni sotto il giogo del ricatto e dell’oppressione.

Chiunque si opponga a questo sistema, qualsiasi lotta o mobilitazione – che anche in maniera periferica possa mettere in discussione profitti, condizioni di lavoro, responsabilità politiche e istituzionali – va subito stroncata, attivando tutti gli strumenti a disposizione di aziende, istituzioni, polizia per neutralizzare ogni dissenso: dai braccianti a Castelnuovo Scrivia, agli occupanti di casa del movimento alessandrino, dalla lotta No Tav – Terzo Valico alle mobilitazioni a difesa dell’ambiente e contro le nocività, dai primi scioperi della logistica a partire dall’Interporto di Rivalta Scrivia nel 2015 alla lotta degli operai dell’azienda di riciclo rifiuti Miliardo Yda a Pontecurone, dalla lotta dei drivers GLS Alessandria agli scioperi dei facchini del magazzino IN’S di Torre Garofoli, fino ad arrivare alla lotta dei 20 licenziati politici presso il magazzino Coop di Tortona.

In queste settimane, proprio in riferimento alla lotta e agli scioperi dei lavoratori del magazzino Coop – ormai diventato un caso esemplare di gestione del conflitto sociale sul territorio – assistiamo all’intensificarsi dell’attacco contro quei lavoratori, operatori sindacali e solidali la cui reale colpa é esclusivamente quella di denunciare lo sfruttamento, il dispotismo e gli atteggiamenti antisindacali dentro quel magazzino , lottando per migliorare le condizioni di lavoro e di vita di tutti i lavoratori.

La Clo – cooperativa che ha in appalto la gestione del servizio dentro il magazzino Coop – ha pianificato e realizzato una feroce rappresaglia antisindacale contro quei lavoratori, prima con l’invio di centinaia di lettere di contestazione, poi procedendo con il licenziamento dei 20 lavoratori, rei d’aver partecipato agli scioperi e ai presidi davanti ai cancelli del magazzino!

Dall’altro lato, di fronte alla legittimità della denuncia e delle richieste operaie e alla forza della iniziativa e delle proteste dei lavoratori, la Questura di Alessandria, con il silenzio assenso della Prefettura, è subito intervenuta contro i lavoratori.

In particolare, la Questura ha attaccato i lavoratori con sgomberi violenti (a suon di manganellate e gas lacrimogeni), denunce notificate con intimidazioni fin dentro le abitazioni private degli operai e dei solidali, multe per blocco stradale, minacce e schedature, mentre già 10 fogli di via sono stati notificati a altrettanti sindacalisti del S.I. Cobas, di cui cinque sono già esecutivi vietando loro di entrare proprio nel territorio del comune di Tortona dove c’è il polo logistico di Rivalta Scrivia e la sede provinciale del sindacato.

Ecco un piccolo esempio di come funzioni il “Sistema-Alessandria”: o i lavoratori stanno zitti fermi e “buoni” subendo ogni genere di sfruttamento e oppressione, o appena si organizzano sindacalmente sul luogo di lavoro, protestando contro queste condizioni, rivendicando migliori condizioni di vita e di lavoro, mettendo in discussione i profitti milionari di queste aziende, sono attaccati dalla Questura e dalla Prefettura: alla violenza padronale, si somma quella di Stato.

A fronte del quadro sommariamente delineato sopra, basta comunque leggersi a livello nazionale la cronaca sindacale e giudiziale degli ultimi mesi per comprendere a pieno come non ci si trovi di fronte esclusivamente e banalmente ad un’anomalia alessandrina.

Sono, infatti, ormai centinaia in tutta Italia i lavoratori, i delegati, gli operatori sindacali, i solidali oggetto di repressione, stretti tra denunce, multe di migliaia di euro, fogli di via, richieste di divieti di dimora.

Una vera e propria guerra preventiva volta a reprimere ogni focolaio di resistenza.

Si reprimono i lavoratori della logistica in sciopero fuori dai cancelli dei magazzini, si isola ogni resistenza operaia al processo di ristrutturazione dei grandi complessi industriali ancora presenti, si reprimono i grandi movimenti di massa contro le grandi opere inutili e dannose, come il TAV, si tenta di sradicare ogni esperienza di lotta organizzata del movimento sulla questione abitativa, ecc..

Mentre a livello nazionale, però, si scorgono alcuni incoraggianti segnali di rottura del silenzio rispetto l’attacco complessivo che lavoratori e movimenti stanno subendo in questo paese – dalla riuscita manifestazione di Prato contro l’applicazione dei Decreti Sicurezza e le multe contro chi sciopera, alle positive pronunce di alcuni TAR in merito all’utilizzo indiscriminato e “antidemocratico” dei fogli di via contro chi organizza gli scioperi – sul territorio alessandrino pesa ancora un silenzio assordante rispetto il violento tentativo di soffocare ogni dissenso sociale, attraverso la forte limitazione dell’agibilità politica e sindacale su tutta la provincia.

Il silenzio innanzitutto della Prefettura – cioè di chi dovrebbe rappresentare il Governo sul territorio – a fronte dell’attacco repressivo che vede protagonista la Questura di Alessandria nell’operazione di criminalizzazione delle lotte sindacali e in maniera particolare dello sciopero.

Ma c’è anche il silenzio assordante – tranne qualche rara eccezione – della totalità delle forze politiche presenti sul territorio, probabilmente più interessate a non calpestare i piedi ai potenti gruppi di potere, piuttosto che a prendere posizione, solidarizzare o anche solo inquadrare politicamente la lunga serie di problemi che le lotte di questi mesi hanno denunciato e sbandierato ai quattro venti.

A fronte del clima repressivo in atto voltare la testa dall’altra parte e restare in silenzio, non dare voce a chi voce non ha, significa appoggiare il più forte, significa appoggiare quel blocco di potere che vive di sopraffazione e sfruttamento, significa schierarsi contro i lavoratori che chiedono salario e dignità ed essere complici di chi queste lotte le vuole prima criminalizzare e poi reprimere.

E cosa dicono, infine, le grandi centrali sindacali di Cgil, Cisl e Uil rispetto le condizioni di sfruttamento di migliaia di lavoratori del distretto?

Nulla.

Quale posizione dei sindacati confederali in merito alla criminalizzazione dello sciopero e di chi sviluppa attività sindacale sul territorio?

Nessuna.

Questo silenzio e questa sudditanza se aiuta probabilmente ad accreditare dirigenti, burocrati e segreterie nelle stanze dei bottoni presso i grandi gruppi aziendali presenti sul territorio, di certo non aiuta i tanti lavoratori e lavoratrici, delegati e militanti sindacali di queste organizzazioni impegnati ogni giorno a reggere lo scontro rispetto il continuo taglio dei salari, le disdette della contrattazione integrativa, le continue politiche di ristrutturazioni ed esuberi che hanno caratterizzato, oltre lo scenario nazionale, anche quello territoriale dall’Arcelor Mittal (ex Ilva) alla Solvay, dalla Ppg alla Borsalino, dalla Pernigotti, alla Katoen Natie.

Lavoratori e lavoratrici che ben comprendono che stare zitti oggi rispetto l’attacco repressivo che avanza, significa ipotecare le lotte di domani quando l’ennesima multinazionale deciderà di chiudere lo stabilimento e scappare all’estero, quando ci verranno a chiedere nuovi sacrifici ed esuberi, quando non ci resterà come unica via lo sciopero e la lotta.

Siamo convinti che questo silenzio vada rotto e che sia possibile farlo solo coinvolgendo i più ampi strati sociali sinceramente preoccupati dell’attacco complessivo in atto sul territorio di Alessandria, come a livello nazionale, perché se ogni rivendicazione o iniziativa di difesa dei lavoratori viene affrontata come un mero “problema di ordine pubblico”, qualificando come reato penale la stessa attività sindacale – a essere messo in discussione è l’esercizio reale dell’insieme dei “diritti democratici” conquistati in decenni di lotte nei magazzini, nelle fabbriche e sui territori.

Perciò, con questo appello i lavoratori in lotta contro i licenziamenti politici e la repressione, per la difesa intransigente della libertà sindacale intendono:

  • denunciare lo sfruttamento e l’oppressione dei lavoratori sui luoghi di lavoro nella provincia di Alessandria;
  • denunciare la repressione padronale e di Stato contro chi si organizza per rivendicare migliori condizioni fuori e dentro i luoghi di lavoro;
  • denunciare le gravi responsabilità politiche della Questura di Alessandria nella criminalizzazione dell’attività sindacale sul territorio attraverso l’uso irresponsabile dei fogli di via, delle denunce e della violenza (manganellate, gas lacrimogeni, schedature…) davanti ai cancelli dei magazzini;
  • fare appello alla solidarietà fattiva e concreta di tutti i settori nella costruzione e sostegno di una Cassa di Resistenza contro i licenziamenti politici, a partire dal sostegno dei licenziati Clo, presso il deposito Coop di Tortona

Chiediamo a tutti i lavoratori e le lavoratrici, militanti e delegati di tutte le organizzazioni sindacali, studenti, disoccupati, cittadini, immigrati, realtà sociali, politiche, ambientali, organi di informazione, esponenti del mondo giuridico, accademico, dell’arte, della cultura e dello spettacolo e in generale a tutti i settori democratici sinceramente interessati alla difesa delle libertà di sciopero e che hanno a cuore il destino del movimento sindacale e di classe in questo paese di sottoscrivere questo appello per:

  • la fine della criminalizzazione degli scioperi e dell’attacco repressivo contro i lavoratori e le organizzazione sindacali che li organizzano;
  • la revoca dei licenziamenti politici avvenuti negli ultimi mesi sul territorio, il ritiro dei fogli di via nei confronti degli operatori sindacali S.I. Cobas, l’annullamento delle multe e delle denunce che hanno colpito lavoratori e solidali in sciopero
  • l’avvio di una campagna politica contro la repressione, per l’abolizione dei “decreti-sicurezza” Minniti-Salvini e l’amnistia dei reati sociali
  • il reintegro dei lavoratori Clo licenziati politici, richiedendo a Coop di rispettare il suo “codice etico” ritirando l’appalto alla Clo nel magazzino logistico di Tortona

Per aderire e sottoscrivere l’appello inviare mail a: sicobasalessandria@gmail.com

Lavoratori Clo licenziati politici

Lavoratori S.I. Cobas coordinamento di Alessandria – Tortona

Lavoratori S.I. Cobas coordinamento di Torino

Lavoratori S.I. Cobas coordinamento di Genova