Approfondimenti politiciCobasImmigrazioneInternazionaleLogistica

[ITALIA] Io sto a casa! Cresce l’astensione dal lavoro: i lavoratori non sono carne da macello

NON SIAMO CARNE DA MACELLO

Nei magazzini in cui siamo presenti l’astensione dal lavoro è al 90%.

Tantissimi lavoratori hanno risposto alla nostra indicazione ed alla loro voglia di ribadire che i loro profitti non sono più importanti della nostra vita.

Riportiamo qui poche foto su migliaia che ci sono arrivate.

Nei settori di distribuzione medicinali e alimentare abbiamo dato indicazione di lavorare mantenendo tutti le indicazioni protettive, compresa la sanificazione degli spazi comuni presenti nei magazzini, riducendo il numero di presenze con rotazioni e turni in modo che ci siano meno contatti.

S.I. Cobas



FERMARE TUTTE LE ATTIVITÀ NON ESSENZIALI PER FERMARE IL CONTAGIO

Il SI Cobas respinge l’accordo Governo – Industriali – CGIL, CISL, UIL che per non fermare i profitti tiene aperte fabbriche, magazzini, negozi, mette a rischio la vita dei lavoratori e lascia proseguire il contagio tra la popolazione.

SI COBAS E ADL COBAS TRADUCONO LO STATO DI AGITAZIONE GIÀ PROCLAMATO NELL’INDICAZIONE DI RESTARE TUTTI A CASA PER TUTELARE IL DIRITTO ALLA SALUTE E ALLA VITA, RIVENDICANDO LA CHIUSURA IMMEDIATA DI TUTTE LE ATTIVITÀ NON ESSENZIALI E IL SALARIO PIENO A TUTTI I LAVORATORI.

Chiediamo la chiusura per almeno due settimane di tutte le attività e servizi ad eccezione di quelli essenziali, quali il rifornimento alimentare e di medicinali, dove devono essere pienamente garantite tutte le misure e dispositivi di sicurezza.
I lavoratori che restano a casa dovranno ricevere il 100% del salario. Potranno essere impiegati solo per la sanificazione, che dovrà essere completata prima della riapertura delle attività.

Questa posizione si basa su un freddo esame dei dati dell’epidemia. Per quanto i comunicati della Protezione Civile cerchino di ovattarli, i dati mostrano una progressione fortissima fino ai 3590 nuovi contagiati e 368 morti nella giornata di ieri di domenica 15 marzo, per un totale di oltre 20 mila contagi testati e 1.806 morti. In realtà i contagi reali sono già centinaia di migliaia e i morti sono destinati a superare i 3 mila della Cina.

Il governo doveva prendere drastiche misure per bloccare il contagio, invece su pressione dei padroni ha preso con grande ritardo solo mezze misure: ai milioni di lavoratori di fabbriche, magazzini, trasporti e anche dei negozi – dall’elettronica alla cosmetica! – viene imposto quello che ci viene vietato come cittadini: continuare a viaggiare e recarsi in luoghi affollati. In questo modo i luoghi di lavoro continuano ad essere luoghi di contagio, contagiati e morti continueranno ad aumentare.

Gli operai non devono accettare di mettere a rischio la propria vita per i profitti dei padroni!

La legge sulla sicurezza nei luoghi di lavoro (articolo 44 del D. Lgs 81/08) afferma che i lavoratori possono lasciare il lavoro a fronte di un “pericolo grave, immediato e che non può essere evitato”, quale è quello attuale del coronavirus.

L’accordo governo-padroni-sindacati nega di fatto questo diritto:

1) sono i padroni a decidere se continuare la produzione o meno, e 2) si lascia di fatto ai padroni la sanificazione e l’adozione di misure e dispositivi di protezione, senza il controllo da parte delle AST.

3) Se dei lavoratori si ammalano di coronavirus, non è prevista la quarantena dei colleghi del reparto;

4) Se le mascherine non sono reperibili, si lavora lo stesso, tranne che dove non c’è la distanza di sicurezza di un metro. Eppure diverse ricerche hanno dimostrato che la distanza di un metro non è sufficiente a impedire il contagio, né bastano le comuni mascherine.

5) L’accordo inoltre non si preoccupa di come i lavoratori si recano al lavoro: treni, bus, auto in più persone sono tutti potenziali veicoli di contagio, che l’accordo lascia aperti.

6) L’accordo ammette che si lavori 8-10 ore giorno dopo giorno, anche a meno di un metro di distanza, ma non ammette che i lavoratori si riuniscano in assemblea per difendere insieme diritti e salute, neanche se rispettano le norme di sicurezza! Non accettiamo che il virus sia usato come pretesto per impedire ai lavoratori di organizzarsi!

7) È stato provato che il coronavirus resiste anche due giorni sulle superfici: la spedizione di pacchi diventa un altro possibile veicolo di trasmissione. Una ragione in più per fermare i magazzini della logistica. I prodotti non essenziali posso aspettare due settimane!

Diverse fabbriche a Bergamo e Brescia, e la stessa Fca, hanno chiuso per questi motivi, di fronte alle proteste dei lavoratori. Di fronte alla drammatica progressione degli infettati e dei morti, la stessa Regione Lombardia ha deciso di chiudere tutte le attività non essenziali.

L’accordo governo-padroni-sindacati tradisce i lavoratori che nei giorni scorsi hanno scioperato per non continuare a rischiare la vita lavorando.

Noi diciamo: la vita prima dei profitti, chiudere tutte le attività non essenziali, fino a quando il contagio sia arrestato!

La vita la rischiamo anche perché il sistema sanitario ha solo 5 mila respiratori automatici per salvare i malati più gravi, e molti sono stati lasciati al loro destino perché non ce n’era per tutti. È il risultato dei tagli alla spesa sanitaria. La Germania ne ha 28 mila con una volta e mezza la popolazione italiana. Un caccia F35 costa come più di 7 mila respiratori, sarebbe bastato comprarne uno in meno per poter salvare migliaia di persone in più in ogni momento. Basta tagli alla sanità, investire in strumenti di vita, non di morte! Soprattutto in tempi nei quali, probabilmente, gli stravolgimenti ambientali, frutto di questo modello di produzione capitalistico, porteranno a nuove grandi emergenze sanitarie.

Il personale della sanità è stato tagliato per anni e non bastava già per le esigenze dei tempi normali. Ora medici infermieri e altro personale sono sottoposti a ritmi infernali e ad altissime percentuali di contagio perché non vengono osservate le regole di sicurezza: gli ospedali sono ormai i focolai più pericolosi. Occorrono assunzioni immediate nella sanità, e il rispetto rigoroso delle norme di sicurezza per tutto il personale.

Non siamo di fronte a una normale vertenza sindacale per ragioni economiche. Ne va della salute e della vita, non solo dei lavoratori interessati, ma della collettività tutta.

Per queste ragioni diamo vita a partire da questa settimana ad una vera astensione di massa dal lavoro in difesa della salute e della vita di tutti!

SI COBAS