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[ITALIA] Il rilancio per le imprese, la miseria per gran parte del paese: il 22/5 assemblea nazionale

IL RILANCIO PER LE IMPRESE
LA MISERIA PER GRAN PARTE DEL PAESE

Il Decreto appena approvato dal Consiglio dei Ministri, e ora al vaglio di Camera e Senato, appare un regalo molto grande per la ripresa della produzione nelle aziende, mentre davvero poche risorse vengono destinate agli ultimi della scala sociale, disoccupati, precari e cosiddetti senza titolo, spesso senza residenza e una casa, lasciati davvero soli con una manciata di spiccioli in mano, quando arrivano. A questi andranno ad aggiungersi molti altri, comprese quelle piccole attività e quelle partite Iva impoverite dalla crisi, che dovranno scegliere tra mangiare, curarsi, vestirsi e sopravvivere piuttosto che pagare affitti, mutui e bollette.

Sul versante della Sanità, l’esecutivo sbandiera la predisposizione di un fondo di circa 3 miliardi e 250 milioni, ma parallelamente concede al mondo di Confindustria lo stop per l’Irap di giugno, pari ad un ammontare di circa 4 Miliardi di Euro. L’Irap è un imposta che va a finanziare la sanità pubblica, quindi le risorse propagandate non corrispondono all’effettiva realtà, semmai si può parlare di un saldo – non molto positivo-. Inoltre il settore sanitario e di cura alla persona continua a reggersi in buona parte sulle spalle delle varie coop a cui vengono esternalizzati i servizi, attraverso appalti al ribasso e condizioni contrattuali vergognose. Ancora nulla, quindi, relativamente all’internalizzazione dei servizi di cura alla persona, che garantirebbe una maggiore qualità del servizio e un miglior trattamento dei suoi operatori.

Abbiamo atteso le misure per diverso tempo dopo il “Cura Italia” già decisamente inadeguato. Tutto il mese di aprile è passato senza vedere luce ed ora arriva il “Rilancio”, mentre già preparano la “Rinascita”, un decreto prossimo venturo che probabilmente stringerà definitivamente il cappio al collo di chi già oggi non ce la fa più e che ha sostenuto le difficoltà grazie ai pacchi alimentari e alla solidarietà diffusa. Stiamo parlando di milioni di persone che confidavano in misure di sostegno più serie e che invece non ci sono.

Per le imprese c’è di tutto, eliminazione generalizzata dell’acconto Irap ed un sostegno per la ripartenza pari almeno a 16 miliardi di euro, mentre arriva meno di un miliardo per il Reddito di Emergenza, una misura temporanea e decisamente inadeguata, dalla quale saranno esclusi i percettori di Reddito di Cittadinanza, i pensionati e chi ha un lavoro con un guadagno superiore al REM percepibile (da 400 a 800 euro in base al nucleo).

Il capo del PD Zingaretti aveva parlato di reddito universale e invece arriva un obolo senza orizzonte. Non c’è nessuna estensione dello strumento né l’allargamento della platea senza vincoli e condizioni.

La frammentazione ulteriore del disagio sociale da parte del Governo ci sembra un disegno teso a dividere la classe sociale in forte difficoltà e in crescente tensione in tante categorie diverse: gli autonomi, i braccianti da regolarizzare a tempo, colf, badanti e baby sitter, le varie fragilità seguite dai servizi sociali e dal terzo settore. Una divisione voluta sia nei trattamenti che nelle cifre, unita alle dinamiche di contenimento e distanziamento che sembrano essere prorogate a tutto il 2021.

Un’ipotesi questa inquietante e pericolosa. Così come è da respingere la separazione tra mondo del lavoro e del non lavoro diffuso, dei precari, degli invisibili sempre più numerosi.

Questo processo necessita di un’autorevole risposta e di una miscela organizzata capace di inceppare l’utilizzo strumentale della pandemia per rafforzare le dinamiche di sfruttamento sul lavoro e di esclusione sociale generalizzata. Vanno messe a valore le esperienze di mutuo aiuto che si sono mosse nei territori, insieme alle iniziative diffuse in più città che provano a saldare le mobilitazioni per il blocco degli affitti, degli sgomberi e degli sfratti con quelle per la trasformazione del buono spesa e del REM in una misura universale e incondizionata.

Tutto questo va connesso con ciò che accade nei posti di lavoro. Con gli scioperi e le vertenze che chiedono sicurezza nella ripartenza e il ripristino delle assemblee come luoghi del confronto interno. Con chi attende la CIG che non arriva. Con chi sarà regolarizzato per pochi giorni per garantire, italiano o migrante che sia, nuove raccolte e nuovo sfruttamento. Un’emersione a tempo per poi essere di nuovo sospinti sott’acqua e affogati dal caporalato e dallo schiavismo di molte aziende che oggi piangono miseria.

Non sarà facile ma non è impossibile. L’esperienza di Bologna di fronte alla Regione e le altre piazze in giro per il paese ci hanno indicato la strada.

Questo è il cammino che ci convince, lo scarto necessario che ci dà nuove energie e che ci spinge a proporre un’assemblea per costruire iniziative congiunte verso l’assembramento sociale necessario.

Responsabili sì, obbedienti mai.
VOGLIAMO TUTTO!

ASSEMBLEA TELEMATICA
VENERDÌ 22 MAGGIO, ORE 17:30

Campagna nazionale Vogliamo Tutto