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[ANALISI] Cina-Usa, cresce la tensione nel Mar Cinese Meridionale: commercio, Hong Kong, Taiwan e imperialismo

STANNO INTENSIFICANDOSI LE TENSIONI TRA CINA E STATI UNITI NEL MAR CINESE MERIDIONALE

Mar Cinese Meridionale: un’area contesa tra i vari paesi della regione, Vietnam, Malesi, Brunei, Taiwan e Filippine, e che la Cina continua a rivendicare, respingendo una sentenza della Corte di Giustizia Internazionale del 2016 che decretò l’inesistenza di basi legali per le rivendicazioni cinesi.

Nel 2014 USA e Cina siglarono un accordo per prevenire lo scoppio di scontri accidentali tra le rispettive marine, ma il peggioramento delle relazioni diplomatiche accresce il pericolo.

Il quadro in cui è in corso l’escalation militare: peggioramento delle tensioni commerciali USA-Cina, pandemia Coronavirus, repressione della Cina contro i dissidenti di Hong Kong.

Si tratta delle prime grandi esercitazioni militari americane con l’invio contemporaneo, per prima volta dal 2014, di due portaerei in arrivo dal mare delle Filippine (USS Ronald Reagan e USS Nimitz) e altre 4 navi da guerra; anche la Cina sta tenendo esercitazioni nella stessa aerea.

Una portaerei fa decollare gli aerei di notte, l’altra di giorno, con centinaia di sortite sulle 24 ore. Navi e aerei da guerra cinesi hanno cercato di ostacolare le esercitazioni navali statunitensi nel Mar Cinese Meridionale navigando nelle vicinanze, dirigendo radar mirati alle armi sulle navi statunitensi o con minacce radio tra navi.

La Cina, che continua a cercare di proiettare la propria potenza oltre i suoi tradizionali confini, rivendica pressoché tutta l’area marittima dove, per rendere più difficili le operazioni ad USA e alleati, ha dispiegato missili e equipaggiamenti militari su nuove isole costruite artificialmente.

Secondo funzionari statunitensi, Pechino sta cercando di approfittare delle difficoltà USA nella crisi pandemica con intensificate attività nel Mar di Cina Meridionale, rotta commerciale di importanza mondiale e una maggiore facendo pressione sui paesi e territori alla sua periferia.

La più recente iniziativa cinese è iniziata il 1° luglio attorno alle isole Paracelso, che la Cina ha tolto al Vietnam nel 1974 e ora rivendicate sia dal Vietnam che da Taiwan, ha aumentato i voli dei suoi caccia nelle vicinanze di Taiwan, ha avuto uno scontro di confine con l’India e approvato una legge per limitare l’autonomia di Hong Kong.

La Cina, che continua a cercare di proiettare la propria potenza oltre i suoi tradizionali confini, rivendica pressoché tutta l’area marittima dove, per rendere più difficili le operazioni ad USA e alleati, ha dispiegato missili e equipaggiamenti militari su nuove isole costruite artificialmente.

Secondo funzionari statunitensi, Pechino sta cercando di approfittare delle difficoltà USA nella crisi pandemica con intensificate attività nel Mar di Cina Meridionale, rotta commerciale di importanza mondiale e una maggiore facendo pressione sui paesi e territori alla sua periferia.

La più recente iniziativa cinese è iniziata il 1° luglio attorno alle isole Paracelso, che la Cina ha tolto al Vietnam nel 1974 e ora rivendicate sia dal Vietnam che da Taiwan, ha aumentato i voli dei suoi caccia nelle vicinanze di Taiwan, ha avuto uno scontro di confine con l’India e approvato una legge per limitare l’autonomia di
Hong Kong.

La Cina, che continua a cercare di proiettare la propria potenza oltre i suoi tradizionali confini, rivendica pressoché tutta l’area marittima dove, per rendere più difficili le operazioni ad USA e alleati, ha dispiegato missili e equipaggiamenti militari su nuove isole costruite artificialmente.

Anche gli Stati Uniti negli ultimi anni hanno intensificato le operazioni marittime nel Mar di Cina Meridionale, per “difendere la libertà di navigazione”.

A maggio la marina USA ha inviato tre navi nel mar Cinese Meridionale in appoggio ad un vascello della Malesia per esplorazioni per petrolio e gas.

Un cacciatorpediniere statunitense ha manovrato nelle vicinanze delle Paracelso sia a fine aprile che la Cina dice di aver cacciato, e poi tornato a fine maggio.

Alle recenti esercitazioni marittime statunitensi nell’area si sono uniti alleati USA: la marina australiana con esercitazioni a fuoco vivo ad aprile, e manovre di addestramento con la marina giapponese a giugno.

Un’esponente del think tank American Enterprise Institute è favorevole all’intensificazione delle operazioni militari statunitensi con gli alleati per contrastare l’espansionismo cinese.

Ritiene che Pechino possa essere spinta ad azioni militari più audaci nella regione che potrebbero accrescere il rischio di uno scontro, “soprattutto se peggiorasse la situazione politica ad Hong Kong, si facesse meno probabile la riunificazione pacifica con Taiwan, o aumentassero le critiche interne alla gestione della nuova esplosione del Coronavirus”.

[Fonte: Wsj, 03.07.2020 – Traduzione a cura di: G. L.]