Ricordate l’irruzione nella sede del S.I. Cobas e il mio arresto a fine maggio?
Bene, la procura di Modena ha già chiesto l’archiviazione per il Sost. Comm. Patrocli e gli altri poliziotti coinvolti.
L’arresto?
È un malinteso, io potevo andarmene in qualsiasi momento dalla cella.
Infatti, argomenta la P.M., sono stato caricato sulla volante “senza l’utilizzo di alcuna forma di coercizione” (!).
Il sequestro del telefono?
E che sarà mai, per così poco…
I verbali con le false accuse di aggressione?
Vabbè quelli non contano: la questura ha fornito a fine luglio una nuova ricostruzione dei fatti, usiamo quella.
Essere spogliato nudo e fare piegamenti?
Beh, questa è l’unica cosa che “costituisce fattore di perplessità” ma, sottolinea la P.M. Ferretti, pur non essendo chiaro come deve avvenire una perquisizione, “si dà per scontato” che il fermato debba spogliarsi, certo rispettando “nel limite del possibile” la sua dignità personale e morale.
L’irruzione nella sede sindacale e l’identificazione di tutti i presenti?
Tutto legittimo e “necessitato dalla contingenza concreta”, necessità di cosa non lo spiega, ma vabbè.
La richiesta di archiviazione si chiude con la richiesta di darmi almeno una multa (decreto penale di condanna), ma senza alcun processo.
Insomma, mi sono arrestato da solo, mi sono spogliato perché mi andava di farlo e una multa me la merito comunque.
Mi fa comunque piacere che la stessa procura che a Modena mette alla sbarra 458 (oggi saliti a 469) operai e sindacalisti, si riscopra così garantista quando si parla di agenti di polizia.
Marcello Pini, militante S.I. Cobas Modena