Approfondimenti politiciCobasVeneto

[CONTRIBUTO] Il celebre “modello Zaia” è in pezzi (ed emerge una truffa che ha prodotto e produrrà morte)

Riceviamo e pubblichiamo qui sotto il contributo dei compagni della redazione de Il Pungolo Rosso “Il celebre “modello Zaia” è in pezzi (ed emerge una truffa che ha prodotto e produrrà morte)”, già disponibile sul loro sito (vedi qui).

Questa crisi sanitaria e sociale, che sta provocando i primi scioperi spontanei nelle fabbriche dopo decenni, e diviene ora anche crisi economica e finanziaria, mette alla prova i sistemi capitalistici, in Italia e nel mondo intero, e scuote le coscienze in settori della nostra classe cui si chiede di lavorare comunque, anche in assenza delle condizioni di sicurezza che vengono invece imposte al resto della popolazione.

Per la prima volta da decenni assistiamo a scioperi spontanei nelle fabbriche.

Anche nella lotta per ambienti di lavoro sicuri e adeguati dispositivi di protezione individuale, e nelle difficoltà di coloro che sono lasciati a casa con un futuro incerto, deve crescere la coscienza della necessità di lottare per superare questa società divisa in classi.

Contro le ideologie da “unità nazionale” tra sfruttati e sfruttatori.

Il virus globalizzato mette inoltre in chiaro l’inconsistenza delle prospettive di autonomie locali/localistiche, e delle scorciatoie “sovraniste”.

L’unica strada è quella internazionalista, dell’unione tra i proletari di tutto il mondo.

S.I. Cobas


Il celebre “modello Zaia” è in pezzi (ed emerge una truffa che ha prodotto e produrrà morte)

Negli anni scorsi, pressoché da soli, abbiamo sottoposto il cosiddetto “modello Veneto” o “modello Zaia” nella sanità, ed in particolare nella gestione della fase 1 della pandemia, ad una critica che ne ha svelato per tempo il bluff. Ma – data la prova catastrofica fornita dal sistema sanitario nazionale, data l’emersione delle clamorose colpe dei governi succedutisi nell’ultimo ventennio (almeno) in fatto di mancata prevenzione delle epidemie – è sembrato per qualche mese che Zaia fosse, tra i ‘governatori’, il solo monocolo (individuo che vede da un solo occhio) nella terra dei ciechi. Assistito da una buona dose di fortuna e da qualche non sprovveduto consigliere. Oltre che, e non è poco, pompato da una “grande stampa” impegnata a sgonfiare il pallone-Salvini in preda a pericolosi deliri di onnipotenza contrapponendogli il suo socio di partito “moderato” e “razionale” Zaia – quello, per intenderci, che i cinesi mangiano i topi vivi.

Il fondamento di questa incensazione, tuttavia, era fragile, perché il Veneto di Zaia non ha fatto altro che applicare, solo con più gradualità, il “modello lombardo”, che poi non è altro che il “modello” seguito in Italia e in Europa negli ultimi due decenni: tagli alla sanità pubblica, alla rete ospedaliera e al personale, distruzione di quel tanto di medicina territoriale esistente, lucrosissimi affari per i privati (project financing e tutto il resto), nessuna preparazione all’avvento di epidemie. In primavera, in pieno processo di beatificazione del suddetto, lo spiegammo in questo post.

Ora quel fondamento ha ceduto di schianto. Da giorni cresce su stampa e tv l’allarme sulla situazione in Veneto. Al culmine si è arrivati oggi, 16 dicembre, con il Corriere della sera che ammette: “Ospedali al limite”. Adesso il Veneto teme un cedimento. Un’ammissione a metà, perché il cedimento è già avvenuto, se è vero che una regione che ha meno della metà della popolazione della Lombardia, è riuscita a superare la Lombardia non solo per numero di contagi, ma anche di morti. La sciocca vanteria di Zaia: abbiamo più contagi perché facciamo più tamponi (inclusi quelli rapidi, molto contestati), è crollata davanti alla contabilità dei morti, arrivati ad essere il 20% del totale dei morti in Italia, con una popolazione che è 1/12. Oramai è assodato: come e anche più che nel resto d’Italia, la fase 2 sarà in Veneto più dura, più mortale della fase 1. Dagli ospedali e dalle RSA è arrivato un appello così pressante che stasera (16 dicembre) Zaia si è spinto a dire: “se non decreta la zona rossa il governo, la decreterò io”.

Cos’è successo di così imprevisto? Lui la butta in psicologia sociale : “non abbiamo più paura di morire”. O in antropologia sociale: “c’è una cultura ripugnante secondo cui questa è la malattia degli anziani”. Quella cultura che discende in linea diretta dalla ‘filosofia sociale’ capitalistica di cui è imbevuto, nella quale prima e al di sopra di tutto c’è il dio profitto, e la morte degli anziani, e il resto, sono soltanto accidenti secondari, al più costi collaterali, se non proprio costi improduttivi da liquidare. L’anguilla-Zaia cerca di sgusciare dalle cause di questo disastro. Ma ci sono numeri che lo inchiodano: comparati con gli anni 2017-2019, i morti in Veneto sono aumentati, nella seconda metà di marzo scorso del 39%, nella prima metà di aprile del 38%, nella seconda metà di aprile del 23%. E tale è stata l’ottima attività preventiva dell’esemplare “sistema sanitario Veneto” che i dati dei morti 2020 della seconda ondata (comparati a quelli dei tre precedenti anni) sono: +32% nella prima metà di novembre, +44% nella seconda metà di novembre, con punte del +51% a Belluno, +57% a Vicenza, +59% a Verona.

E ciò che più ancora inchioda Zaia e i fautori del (peraltro inventato) “modello Veneto” alle loro gravissime colpe politiche, è la verità finalmente ammessa dalla dott. Francesca Russo, capo del Dipartimento Prevenzione (mancata) della regione: il massimo dei contagi si ha nella fascia d’età tra i 24 e i 64 anni, cioè tra le persone che lavorano, mentre l’età media dei ricoveri è intorno ai 75 anni. Quindi? Conclusione obbligata: “Il mondo produttivo è quello che si infetta di più e fa da vettore per gli anziani che finiscono in ospedale e talvolta muoiono” (Corriere della sera del 16 dicembre). Ma fin qui l’imperativo è stato tenere tutto aperto. Le fabbriche anzitutto! E non solo. Perché il grumo di interessi accumulativi di cui Zaia è portavoce e amministratore è impegnato anche a “preservare utili e fatturati di ristoratori, baristi, albergatori, condannando chi vorrebbe fermare le attività: ‘E’ facile dire chiudiamo tutto con il portafoglio degli altri’”. Parole di…? Avete indovinato. Ed ecco arrivare trafelato, fuori tempo massimo, a chiedere di fare lo screening generalizzato “come in Alto Adige”, il segretario della Cisl, Refosco.

Il profitto, e il servilismo verso il profitto, hanno risultati catastrofici per gli umani, e prima di tutto per quegli umani senza privilegi, costretti a vendere la propria forza-lavoro, che sono i proletari. Il virus dei virus è il capitalismo. E se volete ascoltare una denuncia della vera situazione attuale in Veneto, in Italia e nel mondo, e delle sue cause; se volete interrogarvi su cosa fare contro questa deriva di crisi, pandemia e morte,partecipate alla iniziativa indetta dal Coordinamento delle lavoratrici e dei lavoratori combattivi del Veneto, a Mestre, sabato 19 dicembre, piazzetta Coin, ore 10.30 – 12.30.

P.S. – Aggiornamento al giorno 17 dicembre – Due le novità di giornata. Nel Veneto, oggi, il contagi sono arrivati al 25% del dato nazionale (1 su 4). L’altra novità, ancora più horror, è questa: dal mondo di Cgil-Cisl-Uil parte una proposta di ritorno allavoro volontario e gratuito – data l’emergenza – di medici e infermieri in pensione. Di nuove assunzioni, specie se si tratta di personale medico e infermieristico di immigrazione, non è il caso di parlarne.

P.P.S. – Come denunciato oggi dal sindacato dei medici e dei dirigenti ospedalieri Anaao-Assomed, è stato dopato anche il numero dei posti letto di terapia intensiva. La Regione ne vanta circa 1.000, ma per attivarli realmente, e non solo sulla carta, servirebbero 400 medici e 1.200 infermieri specializzati – che, invece, mancano. Di conseguenza, ad oggi (19 dicembre), su una popolazione di circa 5 milioni di persone, i posti in terapia intensiva realmente liberi con il relativo personale medico e infermieristico sono appena una cinquantina. Ecco spiegata la fretta panica con cui Zaia ha messo in “zona rossa” la regione prima ancora delle decisioni del governo. Ma la questione ormai emersa è che la giunta leghista ha dopato questo numero, con una truffa delinquenziale, per evitare di entrare in zona arancione o rossa, così da poter tenere aperti tutti i luoghi di produzione di profitti facendo del Veneto uno degli epicentri della seconda ondata dell’epidemia, con numeri record di contagiati e di morti. Un altro esempio da manuale (criminale) di cosa significa mettere il profitto (il capitale) al di sopra di tutto, e trattare i lavoratori e la grande maggioranza della popolazione da carne da macello.

https://www.rainews.it/tgr/veneto/video/2020/12/ven-Anaao-Assomed-sindacati-medici-denuncia-posti-terapia-intensiva-Veneto-d50a0e6a-c36d-4dce-8ae5-8c33a239df04.html?wt_mc=2.www.fb.tgrveneto_ContentItem-d50a0e6a-c36d-4dce-8ae5-8c33a239df04.&wt&fbclid=IwAR34DtDRXkvJpJAebOpVZ9L-aPUJ9XG9MdJvuI7lyFznBoxCLBzb4BGZqXw

P. P. P. S. (del 24 dicembre) – Le sorprese del “modello veneto” (famoso già per tre stupende tessere: la costruzione del Mose con il sistema di tangenti più ramificato e corposo della storia dell’Italia repubblicana; il crac della Banca popolare di Vicenza per il cui patron Gianni Zonin sono stati appena chiesti 10 anni di carcere – Zonin è quello che “mi aspettavo i ringraziamenti”; e l’associazione a delinquere insediata al vertice di Veneto Banca, con a capo l’ex-amministratore delegato Vincenzo Consoli, finalizzata alla truffa nella vendita delle azioni (*) – per non parlare dei Benetton, i famelici artefici “progressisti” della strage del Morandi), le sorprese di questo virtuosissimo “modello veneto” non finiscono mai). L’ultima riguarda ancora la sanità, e apre un altro squarcio sul “mistero” tutt’altro che buffo di un Veneto rimasto a lungo zona gialla, cioè di pericolo limitato, pur essendo al massimo livello (in Italia) di diffusione del virus e di morti – perfino oltre la primatista assoluta Lombardia. Era già emersa l’informazione truffaldina (da parte della Regione) sul numero di letti disponibili in terapia intensiva, tali solo in astratto perché manca il personale necessario (quasi 5.000 unità!); ora vien fuori che sono stati quasi certamente manipolati anche i dati degli asintomatici. Sempre per lo stesso scopo: tenere aperte le fabbriche e i magazzini in cui la classe operaia ‘diffusa’ sul territorio produce quotidianamente montagne di profitti. Non si doveva perdere neppure un istante per quell’insignificante effetto collaterale che è la diffusione della pandemia (vedere qui sotto).

https://www.ecovicentino.it/veneto/epidemia-veneto-che-vogliamo-manipolati-i-dati-degli-asintomatici-per-rimanere-in-zona-gialla/

A scanso equivoci: la nostra denuncia di queste bande di malfattori interni, anzi alla testa, delle istituzioni bancarie e regionali, non comporta la minima investitura delle opposizioni di sua maestà presenti in queste istituzioni. Mette capo, invece, alla necessità, per i lavoratori di auto-organizzarsi per difendere la propria salute e le proprie condizioni di lavoro e di vita. Altra alternativa non c’è, se non si vuol fare la fine della carne da macello.

Unitevi al Patto d’azione anti-capitalista e al Coordinamento delle lavoratrici e dei lavoratori combattivi!

(*) vedi Renzo Mazzaro, Banche, banchieri e sbancati. La grande truffa dal Veneto al resto d’Italia, Laterza, 2019.

P. P. P. P. S. (26 dicembre) – E per ultimi arrivarono anche i funzionari di Cgil-Cisl-Uil con le loro denunce verbali, mai supportate da incisive iniziative di lotta. I fatti denunciati sono indubbiamente veri, ma è indecente la lode del governo Conte e l’inazione davanti a fenomeni che gridano vendetta. I lavoratori e, soprattutto, le lavoratrici della sanità trattati da cavie usa e getta del capitalismo prossimo venturo, quello post-covid, che supererà per infamia l’attuale.

Unitevi al Patto d’azione anti-capitalista e al Coordinamento delle lavoratrici e dei lavoratori combattivi!

  • P. P. P. P. P. S. – dal sito del “Corriere della sera” del 26 dicembre – il “modello Veneto” macina record negativi a ritmo impressionante: “Covid in Veneto, registrati 5.010 nuovi casi. Il tasso di positività è schizzato al 36,6%. Il dato fa salire il totale dei malati da inizio pandemia a 234.792 persone, 94 i morti”