Appello a tutti i lavoratori, precari, disoccupati e al sindacalismo combattivo
ovunque collocato
Contro l’uso padronale della pandemia: c’è bisogno di lotta, c’è bisogno di
sciopero!
COSTRUIAMO INSIEME LO SCIOPERO GENERALE DEL 29 GENNAIO E
UNA GRANDE MOBILITAZIONE NAZIONALE SABATO 30 GENNAIO
Il 16 gennaio assemblea nazionale su Zoom
A quasi un anno dall’esplosione della crisi pandemica, continuano ad aggravarsi le condizioni di vita e salariali di milioni di lavoratori.
Le migliaia di contagi e di morti, in primis sui luoghi di lavoro, e la vera e propria catastrofe sanitaria, certificano inequivocabilmente il fallimento rovinoso delle misure di contenimento adottate finora sia sul piano nazionale che nelle sue articolazioni regionali e territoriali.
Al collasso del sistema sanitario provocato da decenni di tagli alla spesa sociale si sommano gli effetti di una crisi economica che investe il capitalismo su scala internazionale e non conosce via d’uscita.
In Italia i costi dell’emergenza sono stati scaricati maggiormente su settori “sacrificabili” e sui relativi lavoratori e lavoratrici dipendenti, accelerando una crisi in atto già da anni e incrementando disoccupazione, precarietà e disuguaglianze sociali.
Tutto questo è avvenuto a colpi di DPCM rivelatosi disastrosi nel contrastare la pandemia perché, al di là di chiudere a singhiozzo bar e ristoranti, hanno sistematicamente ignorato la mattanza di contagi e di morti nelle fabbriche, nei magazzini e tra il personale ospedaliero, sacrificando la salute e il salario dei lavoratori sull’altare dei profitti di Confindustria e delle grandi multinazionali.
Il governo-Conte si aggroviglia da mesi in giochi di palazzo e dispute su come spartire la torta dei 209 miliardi previsti dal Recovery plan per garantire alle imprese mezzi di produzione più innovativi, ecologici e competitivi, finanziati attraverso un indebitamento che sarà messo in conto alla classe lavoratrice.
Mentre i padroni fanno incetta di sgravi, incentivi, decontribuzioni, ristori di ogni tipo e soprattutto milioni di ore di CIG-Covid (in molti casi generosamente regalata dall’Inps anche in assenza di effettive e comprovati cali di attività), in questi giorni assistiamo ad un balletto tra le forze che sostengono il governo in una crisi di direzione politica e una conseguente accelerazione di una crisi di direzione statale ed istituzionale.
Tutto ciò in una fase di aggravamento delle conseguenze prodotte dalla pandemia.
Intanto gli operai e le classi subalterne oltre che morire ed essere colpiti in massa dal virus vedono i loro salari in caduta libera: al danno del mancato rinnovo dei CCNL scaduti da più di un anno (su tutti il settore metalmeccanico e quello del trasporto merci e logistica) si aggiunge la beffa dell’intensificazione dei carichi e dei ritmi di lavoro, la oramai cronica moltiplicazione dei contratti precari e a termine e, dulcis in fundo, il congelamento delle indennità di vacanza contrattuale…
In questi mesi il governo e i vertici dei sindacati confederali si sono vantati di aver difeso l’occupazione grazie alla moratoria sui licenziamenti, quando nella realtà abbiamo assistito a una mattanza di posti di lavoro, tra centinaia di migliaia di contratti a termine non rinnovati, miriadi di lavoratori irregolari e intermittenti finiti per strada e non poche aziende che, con buona pace delle misure governative, hanno chiuso o delocalizzato le loro attività (valgano per tutti gli esempi della Whirlpool e della Meridbulloni).
A quest’opera di macelleria sociale l’unica risposta dello Stato è la repressione di ogni lotta che fuoriesca dagli angusti confini delle finte processioni dei confederali.
Negli scorsi mesi un’ampio settore del sindacalismo di classe e delle avanguardie conflittuali che hanno saputo resistitere e lottare in difesa degli interessi dei lavoratori anche nel pieno del lockdown, ha deciso di dar vita a un percorso unitario, l’assemblea nazionale delle lavoratrici e dei lavoratori combattivi, accomunata da un unico obbiettivo: ridare voce, peso e visibilità nazionale alle lotte dei lavoratori, coordinarle e rafforzarle a partire da una piattaforma rivendicativa comune, indipendentemente da ogni appartenenza di categoria o di sigla sindacale.
L’oramai imminente sblocco della moratoria sui licenziamenti annuncia una catastrofe di dimensioni epocali per i lavoratori e per tutti i proletari: attendere passivamente che questa valanga ci piova addosso senza neanche predisporre una ipotesi e un programma di controffensiva, equivale ad accettare una resa senza condizioni ai diktat dei padroni e ai loro piani di macelleria sociale.
E’ per questo che lo scorso 29 novembre un’ampia e partecipata assemblea telematica ha lanciato a larga maggioranza la proposta di uno sciopero generale per il prossimo 29 gennaio e di una mobilitazione nazionale per il 30 gennaio: questa proposta ha già registrato in queste ore l’interesse di varie realtà di lotta territoriali e l’adesione di un pezzo importante del movimento studentesco, ponendo le basi di una mobilitazione realmente generalizzata.
All’attacco a salari e diritti dobbiamo contrapporre una piattaforma generale di lotta capace unificare e compattare il fronte dei lavoratori e degli sfruttati e di lanciare un segnale chiaro al governo-Conte, ai padroni e ai vertici sindacali collaborazionisti:
per la tutela piena della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro: protocolli realmente vincolanti, con tamponi per tutti e diritto ad astenersi con la garanzia del salario pieno nel caso di espansione del virus nei luoghi di lavoro o di violazione aziendale delle norme-anti Covid;
riduzione generalizzata dell’orario di lavoro a parità di salario;
patrimoniale del 10% sul 10% per far pagare la crisi alla classe padronale;
salario medio garantito ai disoccupati, eliminando contratti precari e paghe da fame;
regolarizzazione di massa degli immigrati, slegata dal ricatto del lavoro e abolizione di tutta la legislazione speciale sull’immigrazione;
contro la precarizzazione e le discriminazioni salariali e contrattuali nei confronti delle donne: per il potenziamento del welfare, contro la logica della conciliazione tra lavoro domestico ed extra-domestico.
In vista dello sciopero del 29 e della manifestazione del 30 gennaio, per costruire insieme queste iniziative, per proseguire il confronto con tutti i lavoratori e le organizzazioni del sindacalismo di base e conflittuale, per rafforzare un percorso comune di lotta per i mesi a venire, è convocata per sabato 16 gennaio alle ore 10,30 su Zoom la terza assemblea nazionale delle lavoratrici e dei lavoratori combattivi.
Per info e per le credenziali d’accesso all’assemblea scrivere a: assemblea279@gmail.com