Riceviamo e pubblichiamo qui sotto il contributo “Bangladesh, sviluppo economico e competizione Cina-India”.
Questa crisi sanitaria e sociale, che sta provocando i primi scioperi spontanei nelle fabbriche dopo decenni, e diviene ora anche crisi economica e finanziaria, mette alla prova i sistemi capitalistici, in Italia e nel mondo intero, e scuote le coscienze in settori della nostra classe cui si chiede di lavorare comunque, anche in assenza delle condizioni di sicurezza che vengono invece imposte al resto della popolazione.
Per la prima volta da decenni assistiamo a scioperi spontanei nelle fabbriche.
Anche nella lotta per ambienti di lavoro sicuri e adeguati dispositivi di protezione individuale, e nelle difficoltà di coloro che sono lasciati a casa con un futuro incerto, deve crescere la coscienza della necessità di lottare per superare questa società divisa in classi.
Contro le ideologie da “unità nazionale” tra sfruttati e sfruttatori.
Il virus globalizzato mette inoltre in chiaro l’inconsistenza delle prospettive di autonomie locali/localistiche, e delle scorciatoie “sovraniste”.
L’unica strada è quella internazionalista, dell’unione tra i proletari di tutto il mondo.
S.I. Cobas
Bangladesh, sviluppo economico e competizione Cina-India
di G. L.
Il Bangladesh sta sviluppandosi a forte velocità, è l’economia a più rapida crescita dell’Asia-Pacifico. Anche durante la pandemia Covid ha avuto una crescita del 5,4%. Questo significa che si sta sviluppando anche una piccola e media borghesia, come evidenziato dal reddito medio pro-capite giunto a oltre 2000$/anno.
La dimensione demografica (la stima Worldometers 2020, è di oltre 164 milioni di abitanti), con un’età media di 27,6 anni (in Italia è di 47,3 anni!) lo rendono attraente come mercato per le merci, e come mercato di forza lavoro a basso costo.
Il Bangladesh ha bisogno di capitali, mentre la Cina abbonda di capitali che cercano di valorizzarsi con investimenti fruttuosi. Pechino sta da anni da anni tastando il terreno per cogliere le opportunità offerte da Dhaka, che apre agli investimenti esteri, offrendo condizioni vantaggiose, in particolare per i settori abbigliamento, informatica e infrastrutture. Il Bangladesh offre una particolare esenzione fiscale, nelle sue 28 Zone Economiche Speciali, dove i soli cinesi hanno investito 1 MD$. È in via di creazione un’altra enorme Zona Economica Speciale.
Il Bangladesh sta cercando di sviluppare il settore della cantieristica navale, approfittando della riduzione dell’attività in questo settore da parte di paesi come Germania e Italia. Costruzione di navi da vendere, in diversi paesi di Europa, Africa e Asia, e navi per esportare le merci prodotte in Bangladesh.
La Cina, che è il maggior partner commerciale del Bangladesh (con un surplus da parte cinese), sta investendo molto in vari progetti infrastrutturali, facendo concorrenza all’India.
Per tenersi legato il Bangladesh dal 1° luglio del 2020 la Cina ha eliminato i dazi sul 97% delle importazioni di merci bengalesi, e lo ha fatto mentre era in corso uno scontro militare con l’India su territori disputati.
Cina e India si fanno concorrenza anche nelle offerte di aiuti allo sviluppo, ma la Cina dispone di capitali molto maggiori da investire in questi cosiddetti “aiuti”, e ne ha offerto 30 miliardi $, l’India ne ha offerto solo 10…
La Cina è l’unico paese con cui il Bangladesh ha un accordo di cooperazione per la difesa, ed è il maggiore fornitore di armi al suo esercito. Il primo sottomarino del Bangladesh è stato acquistato dalla Cina.
C’è una concorrenza nel settore tessile abbigliamento tra Bangladesh e India, una concorrenza basata ovviamente su prezzi più bassi delle merci bengalesi, possibili grazie ai bassi salari delle operaie-operai del tessile-abbigliamento in Bangladesh.
Oltre ai bassi salari, i padroni bengalesi sono favoriti anche dagli aiuti statali: il governo di Dhaka garantisce gli esportatori di questo settore un incentivo del 4%.
Tra il 2016-17 e 2019-2020, l’importazione di abbigliamento dal Bangladesh all’India ha registrato una crescita del 192%.
La quota del Bangladesh delle esportazioni di abbigliamento in India è giunta al 34% nel 2019-20, contro 26% del 2017-18. Questo anche perché giganti globali della vendita al dettaglio come H&M e Walmart hanno aperto punti vendita in India, rifornendosi dal Bangladesh.
L’associazione indiana di settore chiede di essere tutelata dal governo con l’imposizione di dazi contro le merci bengalesi.
MIGLIORARE IL CLIMA PER ATTRARRE PIÙ INVESTIMENTI CINESI
(Fonte: Daily Star, 21/01/26 – Traduzione a cura di: G. L.)
Vertice degli investimenti Cina-Bangladesh, intitolato “Vetrina Bangladesh: Forum virtuale per gli investimenti Cina-Bangladesh 2021”, organizzato congiuntamente dalla Autorità per lo sviluppo degli investimenti del Bangladesh (BIDA) e da Standard Chartered Bangladesh.
Il Bangladesh ha un buon potenziale per gli investimenti cinesi in quanto il reddito pro-capite del paese ha già superato i 2.000 dollari.
Salman F Rahman, consigliere per l’industria privata e gli investimenti del primo ministro, ha detto che il Bangladesh è l’economia in più rapida crescita nella regione Asia-Pacifico (5,4%durante la pandemia) e si è impegnato a diventare la 28a economia più grande entro il 2030.
L’economia del Bangladesh è rimasta stabile anche durante la pandemia di coronavirus grazie alla stabilità della sua valuta, del tasso di cambio, di un’inflazione moderata e un basso debito pubblico rispetto agli standard globali.
Tutti i settori sono aperti agli investitori stranieri, in particolare l’abbigliamento, l’informatica e le infrastrutture.
Il Bangladesh offre una esenzione fiscale nelle Zone Economiche Speciali per gli
investitori che vogliono creare industrie orientate all’esportazione. C’è un crescente interesse da parte degli imprenditori cinesi dato che sono stati eliminati il 97% dei dazi di ingresso, oltre ad altri incentivi.
Il presidente esecutivo della Bangladesh Economic Zones Authority, Paban Chowdhur: è in formazione una delle più ampie zone economiche del paese; le 28 esistenti hanno ricevuto miliardo di dollari di investimenti da soli investitori cinesi.
IL GOVERNO SI PONE L’OBIETTIVO DI RAGGIUNGERE 4 MD $ DI ESPORTAZIONI DALL’EXPORT NAVALE ENTRO IL 2025
(Fonte: Daily Star, 21/01/26 – Traduzione a cura di: G. L.)
Allo scopo, ci sono piani per ridurre le imposte e l’IVA e per fornire prestiti a lungo termine ai costruttori navali pubblici e privati.
Si aprono buone opportunità per il Bangladesh, dato che molti paesi esportatori, tra cui Germania e Italia, stanno abbandonando l’industria cantieristica.
Il Bangladesh ha iniziato nel 2008 a esportare navi moderne in diversi paesi, in Europa, Africa e Asia, 40 navi per un valore di circa 180 milioni di $.
Il litorale marittimo del paese è lungo 664 chilometri, ma ne può utilizzare solo il 10%.
Il Bangladesh sta costruendo anche navi con una capacità di 2.000 tonnellate per le
esportazioni.
Dei 100 tra cantieri navali e darsene presenti in Bangladesh, solo cinque ottemperano agli standard internazionali (occorre adeguarli…).
I PRODUTTORI INDIANI DI ABBIGLIAMENTO CHIEDONO UNA TASSA SULLE IMPORTAZIONI DEL SETTORE (RMG) DAL BANGLADESH
(Fonte: Daily Star, 20/05/28, di Refayet Ullah Mirdha – Traduzione a cura di: G. L.)
Grazie alle esenzioni dai dazi, le esportazioni di abbigliamento dal Bangladesh ora
rappresentano il 34% del totale importato dall’India.
Tra il 2016-17 e 2019-2020, l’importazione di abbigliamento dal Bangladesh all’India ha registrato una crescita del 192%.
Dal 2011 nell’ambito della South Asian Free Trade Area (SAFTA) il Bangladesh è esente da dazi per i mercati indiani sull’esportazione di tutte le merci compreso l’abbigliamento (ad eccezione di 25 articoli alcolici e bevande.)
La quota del Bangladesh nelle esportazioni di abbigliamento in India è giunta al 34% nel 2019-20, contro il 26% del 2017-18.
Le esportazioni di abbigliamento dal Bangladesh hanno iniziato ad aumentare di recente, a seguito dei pacchetti di stimolo, e perché giganti globali della vendita al dettaglio come H&M e Walmart hanno aperto punti vendita in India, rifornendosi dal Bangladesh.
La domanda di abbigliamento del Bangladesh è aumentata tra i consumatori indiani di medio reddito a causa dei prezzi competitivi.
Anche la chiusura negli ultimi due anni di moltissime piccole e medie fabbriche indiane che non erano in grado di mantenere requisiti di conformità rigorosi e pagare salari più alti, ha contribuito a fare aumentare le esportazioni dal Bangladesh.
Inoltre, dal 2009 il governo del Bangladesh sta erogando un incentivo in contanti del 4% agli esportatori di abbigliamento per accrescere le esportazioni verso i mercati non tradizionali, India compresa.
Queste esportazioni sono aumentate dalle poche centinaia di milioni di dollari nel 2008a quasi 6 MD di $.
Il Bangladesh considera tutti i paesi come non tradizionali, tranne la UE, gli USA e il
Canada.
La Associazione dei produttori di Abbigliamento dell’India, (Clothing Manufacturers Association of India – CMAI) ha stimato che, a causa lockdown per Covid-19, l’industria tessile indiana vedrà una riduzione della domanda interna di abbigliamento di oltre il 40%, con il rischio di chiusura di unità di produzione e perdite di posti di lavoro.
Il governo indiano sta pensando a un dazio d’importazione aggiuntivo Covid-19 su alcuni prodotti; l’associazione imprenditori del tessile-abbigliamento indiano chiede di estendere il dazio sulle importazioni di indumenti e tessuti da tutti i paesi, per un periodo di 12 mesi.