Marocco: ieri e oggi, grandi manifestazioni a Rabat degli insegnanti precari,
e violenze della polizia
Compagni operai del SI Cobas ci hanno segnalato ieri le grandi manifestazioni di insegnanti precari in corso nella capitale Al-Ribat (Rabat) chiedendo di portarle a conoscenza e di esprimere ad esse la nostra solidarietà. Pronti.
Il Pungolo Rosso
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Ieri ed oggi la capitale del Marocco Al-Ribat (Rabat) è stata solcata e segnata da manifestazioni di decine di migliaia di insegnanti precari – ieri il corteo è partito da Bab El Ahad e si è diretto verso il parlamento, oggi invece era previsto che partisse dal parlamento in direzione del ministero della pubblica istruzione. Ieri ed oggi i dimostranti hanno dovuto fronteggiare l’intervento della polizia, e lo hanno fatto senza farsi intimidire, benché la polizia, che letteralmente “infestava” la capitale (così in uno dei post di lotta che ci è stato segnalato), sia riuscita ad impedire con la violenza (arresti e feriti) di fargli raggiungere il parlamento.
Le manifestazioni sono state indette dal Coordinamento nazionale degli insegnanti – la cui principale rivendicazione è porre fine alla loro condizione di precari a contratto, con l’inserimento a titolo definitivo negli organici della scuola di stato attraverso un rapporto di lavoro a tempo indeterminato. Inutile dire che in queste dimostrazioni hanno marciato insieme, fianco a fianco, donne e uomini, ma questo è meglio non farlo sapere in Italia e in Europa così da poter mantenere in piedi il decrepito chiché colonialista secondo cui se non andiamo “noi” occidentali lì a “liberarle”, magari a suon di bombe e di massacri (vedi ieri Algeria e Libia, oppure, oggi, Mali, Niger e così via), resteranno per sempre schiave.
Questa lotta è in piedi da due anni, e non si è lasciata piegare da una serie di ricatti e rappresaglie governativi. I protagonisti e le protagoniste (circa 70.000 in tutto il paese) sono insegnanti precari, in media abbastanza giovani, reclutati quasi tutti dopo il 2016 per sopperire all’andata in pensione di molti insegnanti e alla piaga del super-affollamento delle classi, che vedeva fino a 60 alunni per classe, con quali conseguenze sulla qualità dell’istruzione è facile da capire. C’è anche un problema salariale, perché lo stipendio medio di questi insegnanti è di molto inferiore a quello medio dei docenti di scuola primaria e secondaria a tempo indeterminato, che è poco sotto i 500 euro, e perché i docenti precari non hanno alcuna assicurazione circa la possibilità di accedere alla pensione e ad altre garanzie di “welfare”.
La denuncia di questi dimostranti va al di là di questo, perché prende di mira il processo di privatizzazione della scuola, il degrado dell’istruzione pubblica, trasformata sempre più in un “grande mercato”, con un tasso di abbandono scolastico preoccupante e un sistema di insegnamento “a più velocità”, dove alle scuole private di lusso per i figli della borghesia corrispondono, all’altro polo, scuole sempre più dissestate per i figli delle classi lavoratrici. E dal 3 marzo 2019, il momento di inizio di questo movimento di lotta, ad oggi la risposta statale è stata affidata sistematicamente ai cannoni ad acqua, alle manganellate, agli arresti, mostrando tutto il disprezzo che le istituzioni marocchine (e i sovrastanti del FMI, dell’Unione europea e simili) hanno per le loro giuste denunce e rivendicazioni.
Il FMI va chiamato in causa necessariamente, così come l’UE e i potentati imperialisti in genere, perché sono i guardiani notturni e diurni dell’economia e della società marocchina – si veda ad esempio questa intervista a J. Azour, ex-ministro delle finanze libanese, ora direttore del dipartimento per il Medio oriente, Nord Africa e Asia centrale del FMI https://www.medias24.com/jihad-azour-fmi-le-maroc-doit-investir-davantage-dans-le-social-et-le-capital-humain-16460.html
Dietro una nauseante retorica sulla valorizzazione del “capitale più produttivo, il capitale umano” (non gli esseri umani, ovviamente, ma gli esseri umani in quanto capitale, capitale variabile, produttori di profitti per il detentori del capitale senza altre specificazioni), dietro questa nauseante retorica troverete l’imperativo ossessivamente ripetuto, per il Marocco, di “mantenere la stabilità finanziaria“, ossia di garantire ai creditori usurai di questo paese, il FMI per primo, il pagamento degli interessi e il rimborso del capitale. E qual è il miglior modo di mantenere questa “stabilità” (la stabilità dei guadagni dei creditori)? Ovviamente: “migliorare l’attrattività degli investimenti privati” esteri ed interni. Il che significa garantire anzitutto le condizioni di brutale supersfruttamento del lavoro e di mancanza di ogni misura di sicurezza sul lavoro che hanno portato poco più di un mese fa alla strage di 28 operaie e operai tessili a Tangeri:
E quando senti dire ad uno dei funzionari del FMI che per il momento si sono potute anche allargare un po’ le spese dello stato, ma che non appena ci sarà un ritorno alla normalità post-covid (e post-siccità, che ha imperversato in Marocco nel 2020), “il faut de la parcimonie”, non c’è bisogno di specificare a chi sarà imposta la parsimonia.
Abbasso il FMI e le autorità di stato e di mercato del Marocco! Solidarietà alla lotta degli insegnanti precari marocchini!