UN VENERDÌ DA LEONI!
Oggi pomeriggio eravamo già in procinto di pubblicare il resoconto dello sciopero nazionale della logistica e delle decine di iniziative di piazza che ci hanno visto al fianco delle altre categorie (ridere, lavoratori della scuola, dello spettacolo, ecc.) promotrici di questa giornata di lotta.
Proprio in quegli istanti ci è giunta, inaspettata e in anticipo sui tempi canonici dei tribunali, la lietissima notizia della liberazione di Arafat e Carlo e della revoca degli obblighi di dimora e delle misure restrittive a carico dei lavoratori della FedEx di Piacenza e dei solidali che avevano preso parte agli scioperi di gennaio-febbraio.
Non avremmo potuto immaginare un esito migliore per questa giornata: il venir meno del castello accusatorio, del teorema repressivo sui fatti di Piacenza e del clima di caccia alle streghe che, ancora una volta, era stato architettato ad hoc contro l’intero SI Cobas, si è materializzato proprio nel momento in cui eravamo intenti nel massimo sforzo per contrastare quest’offensiva concentrica: da un lato respingere l’attacco repressivo, dall’altro proseguire nella lotta per il rinnovo del CCNL Trasporto merci e logistica e per fermare i piani padronali che, in tutte le categorie, usano oramai da un anno la crisi pandemica come alibi per scatenare una vera e propria guerra di classe contro le condizioni salariali e di vita dei proletari. Una guerra di classe che nell’ultimo anno è giunta al punto di attentare alla vita stessa di milioni di lavoratori, mandati allo sbaraglio e contagiatisi nelle fabbriche e nei magazzini senza tutele e senza protezioni.
In quest’ottica, la decisione del Tribunale di Bologna è tanto più importante nella misura in cui sottrae allo stato e ai padroni l’arma di ricatto più infida che potesse esistere, ovvero la minaccia di revoca dei permessi di soggiorno per i lavoratori che hanno preso parte agli scioperi: una misura di carattere fascista, frutto avvelenato di quel decreto-Salvini che, con buona pace di tutti i sedicenti democratici che affollano le aule parlamentari, nessun governo si ha minimamente messo in discussione, e che in realtà affonda le sue radici in quella legge Orlando-Minniti di cui il PD e le sue appendici di “sinistra” continuano ad andare fieri…
Come accadde nel caso dell’arresto di Aldo Milani, e come in tutti i precedenti attacchi repressivi orditi contro il SI Cobas e contro l’esercizio reale dello strumento dello sciopero, anche stavolta abbiamo fatto affidamento sull’unica forza e sugli unici “argomenti” che abbiamo a disposizione: il protagonismo diretto dei lavoratori e il sostegno delle realtà solidali che da sempre sono schierate, senza se e senza ma, al di qua della barricata.
Per due settimane tutte le principali città e tutti i principali snodi della logistica sono stati attraversati da scioperi, iniziative di lotta e di solidarietà contro un operazione chiaramente finalizzata a sbarazzarsi della principale forza di opposizione di classe nel nostro paese.
Una forza, quella del SI Cobas, evidentemente “rea” per tutto il periodo pandemico di non aver abbandonato il proprio campo d’azione, di essere rimasta in piazza e di non essersi limitata a lanciare, come molti altri, proclami da dietro lo schermo di un PC; “rea” il mese scorso di aver osato contestare l'”imperatore” Mario Draghi fin nei meandri dei palazzi del potere romano, “rea” di aver violato, lo scorso 8 marzo la quiete asfissiante nei magazzini Amazon di Piacenza e di aver portato a quei lavoratori universalmente riconosciuti come il simbolo dello sfruttamento ad opera del “capitalismo 3.0”, non semplici chiacchiere, bensì l’esperienza di migliaia di operai che negli anni sono stati capaci, con la lotta, di liberarsi dal giogo della precarietà e del supersfruttamento, e sicuramente “rea” di costituire un ostacolo sul piano nazionale alle mire dei padroni, i quali dopo aver saccheggiato le casse dello stato con una valanga di ore di CIG (il più delle volte non motivata dalla crisi pandemica) ora vorrebbero imporci di scegliere tra la generalizzazione della precarietà, dei bassi salari e del rischio perenne per la nostra salute e la nostra sicurezza, e la generalizzazione dei licenziamenti.
La filosofia di fondo della borghesia è stata riassunta chiaramente dalle parole dei terminali sto genovesi in risposta agli scioperi dei portuali: “chi lavora è un privilegiato, quindi non osi contestare come si lavora e quanto si viene pagati”.
Si tratta di una strategia che è apparsa chiara fin dalla prima ondata pandemica, e che in questi mesi abbiamo contrastato con una mobilitazione costante, con cadenza quasi settimanale.
Lo sciopero di oggi ha rappresentato un ennesimo, importante tassello di un percorso di lotta il più possibile, ampio, plurale e partecipato, ma non per questo “annacquato” sui contenuti.
Ripercorriamo sinteticamente, e per sommi capi, le più rilevanti iniziative territoriali di oggi.
Milano: sciopero di circa 200 tra lavoratori e solidali fuori ai cancelli FedEx di peschiera Borromeo, iniziato alle 3,00 del mattino. I padroni son stati colti di sorpresa perché si aspettavano presidi in altri magazzini. In tarda mattinata circa 500 lavoratori SI Cobas hanno preso parte alla mobilitazione dei riders per le vie del centro cittadino, “rovinando la festa” allo sparuto gruppo di confederali presenti in piazza 24 maggio e, nei fatti, prendendosi la piazza.
Bologna: gia da giovedì sera i lavoratori e le lavoratrici dei magazzini e i driver di Tnt/FedEx, hanno iniziato lo sciopero che poi è proseguito per tutta la giornata del 26 e si è allargato ai magazzini dell’Interporto e in tutti gli altri sparsi sul territorio provinciale.
Successivamente una delegazione di lavoratori e lavoratrici del SI Cobas, hanno partecipato ad una piazza organizzata da studenti, insegnanti e genitori per poi spostarsi in presidio davanti al Tribunale di Bologna, dove era in corso l’udienza che doveva decidere se liberare Arafat e Carlo, dagli arresti domiciliari.
Roma: in mattinata presidio con volantinaggio fuori ai cancelli Amazon di Passo Corese; nel pomeriggio mobilitazione in Piazza dell’Esquilino al fianco dei riders.
Piacenza: grande manifestazione di centinaia di lavoratori fuori ai cancelli Amazon di Castel San Giovanni. Adesione a valanga allo sciopero in tutti i magazzini della logistica e buona partecipazione di solidali.
Napoli: manifestazione dei riders a Piazza municipio e poi presidio a Piazza Plebiscito cui si sono uniti lavoratori FedEx di Teverola e Casoria, portuali e disoccupati; successivamente una delegazione di riders è salita in delegazione alla prefettura. Sempre a piazza Municipio, fin dalle prime luci dell’alba occupato il teatro Mercadante dai lavoratori dello spettacolo, i quali hanno ottenuto un incontro col direttore artistico dopo ore di mobilitazione e blocchi stradali cui hanno preso parte anche numerosi studenti e insegnanti.
Genova: all’alba presidio al magazzino BRT, in tarda mattinata mobilitazione al Provveditorato agli studi assieme ai lavoratori della scuola.
Successivamente una delegazione è salita al provveditorato per pretendere risposte sulle problematiche della scuola, al termine della quale si è svolta una partecipata assemblea in strada.
Firenze: presidio al magazzino TNT-Fedex.
Torino: sciopero dal magazzino FedEx con volantinaggio nel polo logistico di Orbassano, sciopero dai magazzini Brt e Sda con volantinaggio nel polo di Settimo Torinese.
Presidio dal magazzino Amazon di Torrazza Piemonte per l’iniziativa di inchiesta operaia tra i lavoratori.
Alessandria: sciopero dei lavoratori In’s nel polo logistico di Tortona proseguendo la campagna per l’aumento del buono pasto a 7 euro giornalieri e il premio di produzione non legato alla produttività.
Seguiranno aggiornamenti non appena perverranno i report dalle altre città…
Domani la mobilitazione continua: presidi a Piacenza e a Napoli contro la repressione e a Firenze a sostegno dei lavoratori Texprint.
Solo la lotta pagaToccano uno – toccano tutti
SI Cobas nazionale