In Palestina e nel mondo intero le donne e le ragazze palestinesi sono in prima linea nella difesa delle loro case e dell’esistenza stessa del loro popolo, come mostra con evidenza questo video.
Esse sono l’anima della nuova sollevazione in Palestina e delle centinaia di manifestazioni nei quattro angoli del pianeta, il loro coraggio chiama alla lotta tutti gli sfruttati in Medio Oriente e nel mondo!
Il video mostra l’ennesima aggressione ai palestinesi perpetrata dalle bande dei coloni ultrasionisti e sostenuta dalla polizia dello stato di Israele che, a dispetto della proclamata tregua, si prepara ad un’ulteriore ondata di arresti per cercare di stroncare la resistenza popolare.
Dopo 70 anni di occupazione siamo giunti però ad una svolta storica: non più solo nei territori occupati, non più solo nella prigione a cielo aperto di Gaza ancora una volta brutalizzata dai bombardamenti e dalle distruzioni, ma anche i palestinesi “cittadini” di Israele si sono mobilitati in massa contro il governo che li provoca e discrimina in ogni modo, arrivando ad invadere in armi la moschea, sacra per i mussulmani, di al Aqsa.
Cariche e pestaggi si sono susseguiti nei giorni scorsi per affermare il diritto a cacciare dalle loro case a Gerusalemme est le famiglie che vi abitano da decenni, e farle occupare da ebrei venuti anche dall’estero, e portare a termine il piano di annessione di tutta la città, proclamata, con il beneplacito degli stati occidentali, capitale di Israele.
Dagli Accordi di Oslo, che posero fine alla prima intifada, l’obiettivo “condiviso” dei due popoli/due stati è stato sistematicamente vanificato dalla continua espansione degli insediamenti, che hanno ridotto lo spazio vitale e la possibilità di sopravvivenza dei palestinesi.
Bombardamenti, distruzioni di case, sradicamento di interi uliveti, disoccupazione dilagante, impoverimento crescente della popolazione, la morte e il carcere per migliaia di militanti, la diaspora in tutto il mondo sono stati affrontati da una resistenza incessante e capillare.
Al di là di ogni compromesso delle sue classi dirigenti, la lotta palestinese non si è mai fermata, e in questi giorni, ancora una volta, la Palestina è in fiamme!
E in prima fila, ancora una volta, ci sono le donne, a resistere e a manifestare.
Le donne che hanno messo i loro corpi al servizio della sopravvivenza della comunità.
Ogni donna palestinese ha in media 7 figli, messi al mondo nel tentativo di non vedere sparire le loro comunità, ma senza la prospettiva di vederli crescere sani e liberi, sapendo che dovranno battersi, a rischio di essere incarcerati o uccisi.
Sanno che l’embargo non permetterà di curarli, quando si ammalano.
Che nessun elementare diritto sarà loro garantito.
In una società dominata dalla violenza esse sono le prime a subirla in tutti i modi possibili, la violenza degli occupanti che viene usata per fiaccare la resistenza e umiliare le donne e le loro famiglie, e quella patriarcale, che necessariamente si rafforza nelle società oppresse.
Ma esse sono tutt’ora in prima linea nella difesa delle loro case, e del diritto all’esistenza, un’esistenza non schiava, del loro popolo, un popolo che non ha mai ceduto alla politica di annientamento avallata una coalizione di forze tra cui il governo italiano.
Su questo la nostra denuncia deve essere forte e chiara, specialmente ora che siamo di fronte ad un triplice fatto storico: la resistenza unita di tutti i settori del popolo palestinese, diviso e smembrato tra Gaza, i territori occupati nel ’67 e gli arabi di Israele; l’unanimità dell’appoggio alla politica criminale di Israele da parte dei governi occidentali, e la straordinaria (e non prevista) reazione di enormi masse di manifestanti guidate dai giovani e giovanissimi figli della diaspora.
Sono i giovani e soprattutto le ragazze della seconda generazione che, spazzando via il cumulo di pregiudizi da cui sono spesso circondate in quanto arabe e mussulmane, sono venute alla ribalta e sono state, visibilmente, l’elemento decisivo nel far ripartire la lotta internazionale per la liberazione della Palestina.
Dopo un decennio in cui si è cercato in ogni modo di soffocare e reprimere le insorgenze di popoli mediorientali, la lotta si riaccende là da dove è partito, oltre un secolo fa, il piano di conquista imperialista dei territori ricchi di petrolio e di manodopera a basso prezzo.
Le donne e gli uomini, le ragazze e i ragazzi palestinesi hanno fatto esplodere la bolla di invisibilità in cui la propaganda li aveva isolati, una propaganda che solo una lotta solidale di tutti gli sfruttati potrà contrastare.
Una lotta di cui il movimento femminile e femminista che si è esteso negli ultimi anni in tutto il mondo è parte, e i cui obiettivi fanno parte integrante della generale lotta degli oppressi e degli sfruttati di tutto il mondo.
Comitato 23 settembre