TRA QUOTA 100 E QUOTA 102
A PERDERCI SONO SEMPRE SOLDI E FATICA
La #Quota102 è la nuova proposta per pensioni anticipate avanzata dal Governo Draghi [nella foto, insieme al segreteria della Cgil Landini], inserita nella manovra finanziare da approvare entro la fine dell’anno, con misure pronte ad entrare in vigore dal 2022.
Senza lo strumento ponte tanto sbandierato dal governo gialloverde, si tornerebbe all’uscita anticipata prevista dalla legge #Fornero (2011) con la quale i requisiti pensionistici sono il minimo di 67 anni di età, e per quella anticipata almeno 42 anni e 10 mesi di contributi (uno in meno per le donne).
Quota 102 prevede lo stesso meccanismo di #Quota100 ma con requisiti differenti: alzerebbe il requisito anagrafico a 64 (precedentemente 62) anni di età, ma sempre con 38 anni di contributi.
Quota 100 è già stato uno strumento sottoutilizzato: poche centinaia di migliaia le persone che ne hanno usufruito, di cui la maggior parte uomini con redditi medio-alti provenienti dal pubblico impiego.
È stata una misura utile a placare la rabbia sociale scaturita dalla Legge Fornero, e per creare consenso attorno alla propaganda populista della Lega, così come avvenuto per le dichiarazioni riguardo l’abolizione della povertà fatte dal Movimento 5 Stelle rispetto al #RdC.
Il passaggio a Quota 102 è un lento passo indietro, che verrà spostato negli anni a Quota 104, per un ritorno graduale ai canoni previsti dalla Riforma Fornero.
Un modo per ingannare centinaia di migliaia di lavoratori e lavoratrici.
Di fatto i dettami per cui venne varata la Legge Fornero, i tagli alla previdenza sociale e la dimuzione degli “sprechi” dello Stato, non sono mutati.
Di quale tipo di Ripresa e Resilienza parla il #GovernoDraghi se le prospettive sulle pensioni sono queste?
Il Governo sta mettendo mano alle riforme che si sono dimostrate meno utili in questi anni, che nelle parole provavano a risolvere un problema sentito tra milioni di persone.
Sulla scia dell’attacco al Reddito di Cittadinanza, si spiana la strada a quelli che saranno i costi del Recovery Fund, che, al netto delle narrazioni entusiastiche di governo e politica ,sono finanziamenti in debito che dovranno essere ripagati con un nuovo piano di riforme strutturali, già in parte annunciato da Draghi e dai suoi ministri.
Milioni di giovani già vedono come miraggio la prospettiva di una pensione, legati a contratti a nero e irregolari, e saranno costretti a lavorare una vita intera per poi usufruire in vecchiaia di qualche spicciolo.
Dopo l’aumento di utenze e bollette un’altra beffa: scaricano i costi del #PNRR su chi già ha pagato le precedenti crisi, per una ripresa che riguarderà solo i profitti dei padroni.
Contro questo il blocco sociale che l’11 Ottobre ha bloccato il paese con lo #scioperogenerale e che sta risvegliando conflitti e mobilitazioni in tutto il paese, dovrà far fronte comune per fare in modo che siano i ricchi a pagare questa crisi!