Il S.I. Cobas piacentino insieme a lavoratori di varie aziende dichiara la sua solidarietà ai lavoratori portuali di Trieste dopo le violente cariche subite nei giorni scorsi.
Tra i magazzini interessati: Leroy Merlin, Ceva, Ovs…
Ciò in ragione di aver visto applicare gli stessi metodi violenti anche a Piacenza in svariate occasioni: non ultima quella dello sgombero al presidio davanti a Fedex nel gennaio scorso ad opera della questura di Piacenza.
Sgombero che, nonostante vedesse i lavoratori come parte aggredita, condusse all’arresto di svariati sindacalisti e ad altre misure repressive.
Pertanto, i lavoratori hanno deciso di solidarizzare ai portuali in funzione antirepressiva: al di là dei contesti, la repressione è una sola, e non può che trovare la nostra ferma contrarietà.
Molte volte, gli sgomberi violenti dei presidi piacentini hanno fatto storcere il naso perché ci si accusava di tutelare solo lavoratori immigrati (cosa errata peraltro): stavolta emerge con tutta chiarezza come anche contesti che vedono una preponderanza di lavoratori italiani subiscano la stessa legge del manganello e ciò non può mai essere la risposta giusta in un paese civile.
Basta una rapida ricerca on line per vedere come eguali trattamenti siano riservati agli operai tessili di Prato, pestati anche se pacificamente accampati in sciopero della fame e poi rincorsi con mazze da caporioni
aziendali.
Tutti esempi che dipingono un quadro drammatico, in cui le problematiche del mondo del lavoro vengono sistematicamente affrontate con la violenza: una deriva da interrompere al più presto.
La classe operaia ha come unica via d’uscita l’unione dal basso contro la recrudescenza neoliberista che vediamo aumentare da quando si è insediato il governo Draghi.
L’unità dei lavoratori può mettere un fermo alle denunce, agli arresti, all’attacco al diritto di sciopero.
Al loro posto si può costruire un futuro fatto di libertà, sicurezza sul lavoro e reale diritto di sciopero, ad oggi quasi del tutto precluso dalla legislazione vigente.
Il S.I. Cobas specifica che è contro il “green pass” utilizzato come metodo di ricatto nei posti di lavoro e per creare divisione fra lavoratori, ed inoltre contesta il pagamento dei tamponi a carico dei lavoratori, perchè è intollerabile che un lavoratore debba pagare per lavorare e alla luce di quanto sopra scritto nei prossimi giorni costituirà un coordinamento di lotta che si occuperà di portare lavoratori solidali in tutti i contesti italiani dove i lavoratori subiscono violenza.
S.I. Cobas Piacenza
SOLIDARIETA’
CON I LAVORATORI PORTUALI DI TRIESTE
IN LOTTA
I lavoratori Pirelli, anche oggi dai cancelli della fabbrica di Settimo Torinese per il ritiro del “green pass” – misura discriminatoria ed inefficace – e per i tamponi gratuiti per tutti i lavoratori a carico dell’azienda fatti durante l’orario di lavoro, esprimono la loro solidarietà nella lotta con i lavoratori del porto di Trieste e di Genova.
La divisione delle politiche antioperaie ed antimmigrati di padroni e governo Draghi, i tradimenti delle burocrazie sindacali e dei sindacalisti opportunisti, la violenza padronale (di polizia, fascisti e mafiosi): non fermano la lotta dei lavoratori, che nasce dalla necessità di risolvere concretamente le problematiche delle loro condizioni materiali di vita e lavoro, spinta dalla solidarietà di classe.
CHI TOCCA UNO TOCCA TUTTI!
Stamattina, anche i lavoratori della Geneal Electric Avio (ex Fiat) di Rivalta nuovamente in azione dai cancelli hanno continuato la mobilitazione operaia iniziata il 15 ottobre, per protestare contro l’obbligo del “green pass” per lavorare e per chiedere i tamponi gratuiti a carico dell’azienda fatti durante l’orario di lavoro, come misura di reale sicurezza per difendere la salute di tutti i lavoratori.
Un’altra giornata importante, in cui non solo a Trieste e Genova migliaia di lavoratori hanno fatto sciopero in tutta Italia… a pochi giorni dal riuscito sciopero generale dell’11 ottobre per ottenere salario, salute, diritti e dignità.
UNITI E ORGANIZZATI, SI VINCE!
18 ottobre
S.I. Cobas Torino