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[ROMA] Migliaia in piazza contro il G-20, ma si può fare di più. Il 7/11 assemblea nazionale dei lavoratori a Bologna

IERI IN MIGLIAIA IN PIAZZA CONTRO IL G-20,

MA… SI PUÒ FARE DI PIÙ.

Il corteo di ieri a Roma ha messo a nudo non solo le (poche) luci e le (molte) ombre della mobilitazione contro il G-20, ma più in generale i nodi con i quali il movimento di classe si trova a fare i conti nella fase attuale.

La grande partecipazione allo spezzone unitario di classe, con centinaia di operai Gkn, disoccupati, giovani, e solidali è sicuramente un segnale confortante.

Il SI Cobas, pur non potendo partecipare “a pieno organico” a causa delle concomitanti iniziative alla Fedex e alla Unes e del lavoro di preparazione delle prossime iniziative nazionali, era presente con una folta delegazione all’interno dello spezzone unitario.

D’altra parte, non si può non riconoscere che i numeri complessivi in piazza fossero al di sotto delle aspettative e, soprattutto, alla rilevanza politica dell’evento: alle difficoltà oggettive determinate da una città blindatissima e trasformata in una mega-zona rossa, con un percorso ridotto all’osso dalla Questura a più di 10 chilometri dal vertice e reso proibitivo a causa della chiusura di gran parte del trasporto pubblico locale (scelta che non ha precedenti e che testimonia ancora una volta l’arroganza e la carica repressiva del governo Draghi), si è sommata una scarsa preparazione e pubblicizzazione dell’evento, che ha nei fatti reso quella di ieri una piazza in larga parte romana (se si eccettuano i casi della Gkn, della Fgc nazionale, i 2 pullman del SI Cobas e quello dell’Adl Cobas, il contributo dalle altre città è stato nei fatti poco o nullo).

Senza bisogno nei dover scomodare l’ingombrante paragone con le piazze e con i controvertici di qualche anno fa, le difficoltà nella costruzione delle mobilitazioni nazionali a cui assistiamo da tempo non possono spiegarsi solo con il riflusso dei movimenti sociali di questa epoca storica né con le criticità della fase attuale, che vede i riflettori (volutamente?) puntati quasi esclusivamente sul tema della pandemia, del vaccino e del greenpass.

Evidentemente a concorrere in queste difficoltà vi è anche un modus operandi sempre più ingessato e ingabbiato da logiche di intergruppo e da approcci “reducistici”, frutto a loro volta della totale incapacità (politica) nella lettura dei processi in corso, nell’analisi delle contraddizioni e, quindi, nella individuazione dei compiti della fase attuale.Il dato più preoccupante non sta tanto nei numeri (che, ripetiamo, dato il contesto erano tutto sommato dignitosi), quanto nel clima di “stanchezza” e nell’assenza di combattività che traspariva in ampi settori del corteo, non solo ben lontano dal protagonismo a cui le lotte della logistica ci hanno abituato, ma anche stridente con la conflittualità espressa dallo spezzone operaio unitario e con la stessa necessità di dar voce alle piazze di giovani che in questi mesi si sono mobilitati per l’ambiente e contro l’emergenza climatica (temi, questi ultimi, inscindibili dalla crisi pandemica poiché le devastazioni ambientali ne sono il principale fattore d’innesco).

Come da noi già evidenziato in più occasioni, in ultimo nella fase preparatoria dello sciopero generale dell’11 ottobre, al movimento di classe serve un cambio di passo tempestivo e deciso.

Un cambio di passo che non può non passare dalla definizione di un’agenda di lotta che veda al centro i lavoratori e assuma come prioritarie le emergenze sociali prodotte dalla crisi pandemica e dalle politiche del governo Draghi: licenziamenti, carovita, precarietà, attacco ai salari, alla salute, ai servizi sociali e alla sicurezza.

Questa l’agenda che il SI Cobas intende mettere in campo con l”assemblea del 7 novembre a Bologna e la manifestazione del 13 a Napoli, e sulla quale chiama al confronto tutte le realtà di lotta presenti nel paese.

S.I. Cobas