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[ITALIA] Gli studenti tornano in piazza: una buona notizia per tutti i proletari combattivi

GLI STUDENTI TORNANO IN PIAZZA:

UNA BUONA NOTIZIA PER TUTTI I PROLETARI COMBATTIVI

Nella giornata di ieri decine di manifestazioni hanno attraversato tutte le principali città italiane in risposta alla morte dello studente Lorenzo Parrelli durante un tirocinio in azienda.

I cortei, pur non assumendo dimensioni di massa comparabili con il movimento studentesco degli scorsi anni e decenni (su questo hanno certamente pesato da un lato la fase di picco pandemico con quasi 10 milioni tra contagiati o in quarantena, dall’altro l’avvicinarsi degli scrutini del primo quadrimestre), hanno portato in piazza parole d’ordine e contenuti di carattere chiaramente classista: la denuncia delle morti sul lavoro e delle responsabilità di Confindustria e del governo Draghi, la richiesta di abolizione del sistema di alternanza scuola-lavoro, il carovita, i tagli alla spesa sociale e alla sanità, la critica complessiva della precarietà e della gestione capitalistica della pandemia, ecc.

Ma il dato qualitativamente più incoraggiante, e per certi versi “anomalo” rispetto alle precedenti mobilitazioni studentesche, è rappresentato dalla volontà, evidente e palpabile in quasi tutte le piazze, di una saldatura con le lotte e le rivendicazioni operaie, del lavoro dipendente, dei precari e dei disoccupati, e dalla piena consapevolezza che l’utilizzo massivo del PCTO da parte delle aziende determina un oggettiva e immediata proletarizzazione di larghe fasce della popolazione studentesca (in particolare degli istituti tecnico-professionali) e quindi un immedesimazione qui ed ora tra la loro condizione e quella dei milioni di operai e precari colpiti dalla crisi e dalle pesanti ristrutturazioni padronali.

Tale tendenza oggettiva pone gli studenti di fronte a un bivio: accettare passivamente i diktat del mercato e le sua tendenza a “individualizzare” le condizioni di sfruttamento, ossia a diventare un ulteriore fattore di concorrenza al ribasso sui livelli salariali e sulle tutele nei luoghi di lavoro), oppure contrastare questa tendenza schierandosi al fianco dei lavoratori in lotta per ricostruire un fronte di classe unitario e autonomo dall’influenza nefasta delle istituzioni e dei sindacati di stato.In quest’ottica, va sottolineato che le mobilitazioni di ieri, che in un primo momento avevano ricevuto una timido e “peloso” sostegno della Cgil e degli ambienti studenteschi ad essa affini, hanno espresso ovunque contenuti e pratiche conflittuali in aperta ed inequivocabile rottura con le innocue sfilate tipiche dei bonzi sindacali e della sinistra borghese.

Non è un caso che le questure e le forze dell’ordine, una volta percepito il carattere genuino e autorganizzato delle proteste, non hanno esitato a blindare i cortei, a caricarli e a rompere un bel po’ di teste come avvenuto a Torino, a Milano e a Napoli.

Come SI Cobas abbiamo sostenuto le mobilitazioni di ieri, portando in piazza le nostre avanguardie di lotta (su tutte i licenziati Unes a Milano) ma evitando ogni velleità egemonica o “esibizionistica” che sarebbe tanto più controproducente di fronte a un processo ancora in fase di gestazione.

Ora auspichiamo che le piazze di ieri non siano un semplice fuoco di paglia, e che al contrario siano una base preziosa per lo sviluppo di un movimento studentesco capace di legarsi a doppio filo con le lotte e le resistenze che in questi mesi stanno fronteggiando l’offensiva padronale e confindustriale.

TOCCANO UNO – TOCCANO TUTTI!

SI Cobas nazionale