Come bestie da soma (da dopare)
Sulle droghe anti-fatica agli operai del distretto
La notizia è su tutte le cronache, anche nazionali.
Un’operazione di polizia ha “scoperto” uno grosso smercio di droga destinato agli operai del distretto pratese.
Sono le sostanze usate per “dopare” i cavalli, che nel distretto dell’eccellenza made in italy è stata riscoperta come droga per operai da spremere dalle 12 alle 16 ore al giorno.
La droga agli operai serve a farli sostenere i ritmi e i tempi di lavoro.
Non è la prima volta che questo fatto viene “scoperto” e finisce sui giornali.
Eppure ogni volta è come se fosse la prima.
E nulla mai cambia.
I ringraziamenti alle forze dell’ordine da parte dal Sindaco correlate al solito “vedete?
È tutto sotto controllo, ci pensiamo noi”.
Gli “allarmi” e gli “auspici” dei sindacati confederali.
Un pò di immancabile criminalizzazione dei cinesi, dove si perde ogni distinzione tra sfruttati e sfruttatori.
E si riparte.
Pare che il segretario della CISL Zacchei abbia addirittura dichiarato: “Mi auguro non ci sia anche la connivenza dei datori di lavoro”.
In effetti le opzioni sono due: o gli operai sono costretti a drogarsi per fare turni di 12-16 ore e si devono pagare la droga per reggere la fatica; oppure gli operai sono costretti a drogarsi per fare turni di 12-16 ore e i padroni gli pagano la droga per reggere la fatica.
Anche un bambino capirebbe che il problema di questi operai, prima della droga, è il padrone (anche detto “datore di lavoro”).
E’ curioso che questo, invece, non arrivi a capirlo un sindacato.
Ah già, ma sono cinesi!
E tra i cinesi c’è l’ a-u-t-o-s-f-r-u-t-t-a-m-e-n-t-o !
Lo hanno deciso da tempo tutti insieme i politici, gli “esperti” e qualche sindacalista (tutti italiani bianchi).
Ed in questa esilarante prospettiva che da anni ed anni sforna narrazioni tossiche sul distretto, è effettivamente lecita la questione sollevata dalla CISL: sta a vedere che questi operai lavorano 16 ore al giorno e si “dopano” all’insaputa dei loro padroni… per “autosfruttarsi”!
Ogni volta che la questione sfruttamento irrompe nella cronaca del territorio (e non può che succedere spesso!), sistematicamente, nessuno nel “dibattito ufficiale” parla dello sfruttamento.
Magari lo si fa per un attimo, ma poi la questione diventa sempre un’altra.
Diventa (soprattutto) un problema culturale, antropologico, di legalità, di eduzione civica ed altre panzanate.
Se un cinese sfrutta altri cinesi, il problema è la cultura dei cinesi dell’ “autosfruttamento”.
Se un cinese sfrutta un pakistano è un problema di convivenza tra due etnie differenti.
Se un operaio è sfruttato è un problema di integrazione.
Se un operaio sfruttato sciopera il problema di cui parlare è il Si Cobas.
Intanto quello che è sotto gli occhi di tutti è che l’operaio che fa il made in italy nel distretto pratese è ridotto a poco più che ad una bestia da soma.
Che all’occorrenza deve doparsi per reggere i ritmi e la fatica.
E a noi tanto ci basta. Non abbiamo ringraziamenti da fare.
Non abbiamo “allarmi” da lanciare.
Né auspici in cui confidare.
Continueremo, semplicemente, ad organizzarci e a lottare contro questa barbarie.
16 febbraio
S.I. Cobas Prato e Firenze