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[INTERNATIONALISM] Italy, which “repudiates war”, is actually already at war! (eng – ita)

Italy, which “repudiates war”,

is actually already at war!

(english – italian)

With the insurmountable hypocrisy of high-ranking bourgeois, capable of lying impassive while knowing they are lying, on February 25 the Minister of Education Bianchi sent a circular in which “he invites to reflect together with schools, students and all staff on Article 11 of the Italian Constitution: “Italy repudiates war as an instrument of offense against the freedom of other peoples and as a means of resolving international disputes “, etc., concluding the invitation with a pastoral, caramel speech: “Let Peace [capital P, pay attention] be the theme of our common reflection and of our ‘being a school’ together”.

The day before, the government to which it belongs, to promote and strengthen Peace, had immediately made available to NATO – a peacemaker well present in cemeteries all over the world – another 1,500 soldiers, who could be deployed in Poland and Baltic countries. And that would add to the 300 soldiers whom defense minister Lorenzo Guerini has already given the green light to join the Battle Group in Hungary, “if Orban gives his consent. The supply of ships, airplanes and drones will also increase, always in a line of deterrence” (la Repubblica, February 25). Draghi’s Italy is also thinking of extending and/or strengthening its presence in Bulgaria and Romania.

If Italy prepares war, feeds it, unleashes it, the very war art. 11 refers to takes the name of “deterrence” – a deterrence that could also be carried out with “lethal weapons” (What do they mean? It seems a reference to nuclear or, at least, radioactive weapons). This gave a fright to Salvini himself, albeit for a moment. He recovered very soon aftern visiting the Quirinale, where lives the bomber no. 1 of the former Yugoslavia. Or, instead of deterrence, the war will be called “police operation international”, “peacekeeping mission”, “air policing”, “anti-terrorism” intervention and / or to restore the “international order “, or even “humanitarian mission” a – Orwellian formulas are not lacking.

Hard facts tear them apart: the Italy of art. 11 of the Constitution, which “repudiates war”, is already at war! And it is precisely in the name of this being at war that the state of emergency was extended to December 31st. Of course, according to the regime’s propaganda, “our” regime is not at war: its is only the obligatory response to the moral duty of “helping the Ukrainian people” (Draghi). Meaning: helping them to wage war “for us”, in the interest of capitalist sharks and Euro-Western states, NATO, the United States of America: to make them our cannon fodder, thus helping us, the Europe that matters, i.e. the colonialist and racist Europe of ever, to advance its borders further and further East, while it prepares again, as in 1939, for a new general assault on Russia.

This is the natural culmination of decades of uninterrupted “peaceful” advance towards the East, which had a key moment in the NATO war against Yugoslavia (led by D’Alema and Mattarella). After all, it is not only in Eastern Europe that the Italian state is engaged in wreaking the havoc of war: just look at where its 29 military missions in the world are, and how its war spending is growing exponentially (+20% in just three years). “No to Russia war against Ukraine” is a true line up against war only and exclusively, ONLY AND EXCLUSIVELY, if it is accompanied, here in Italy, by an unequivocal denunciation and struggle – without hesitation, without exception – against the militarist role of “our” country, the EU and NATO: the enemy is at home! Otherwise, it is badly disguised war propaganda.


L’Italia, che “ripudia la guerra”,

è già in guerra!

Con l’insuperabile ipocrisia dei borghesi di alto rango capaci di mentire impassibili sapendo di mentire, il ministro dell’Istruzione Bianchi, in data 25 febbraio, ha inviato una circolare nella quale “invita a riflettere assieme alle scuole, alle studentesse e agli studenti, a tutto il personale sull’art 11 della Costituzione italiana: L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”, etc. etc., concludendo l’invito con un pistolotto pastorale : “Sia la Pace [P maiuscolo] il tema della nostra riflessione comune e del nostro ‘essere scuola’ insieme”.

Il giorno prima il governo di cui fa parte, sempre per promuovere e rafforzare la Pace, aveva messo immediatamente a disposizione della Nato, operatrice di pace ben presente nei cimiteri di tutto il mondo, altri 1.500 soldati, che potrebbero essere schierati tra Polonia e paesi baltici. E che si aggiungerebbero ai 300 su cui il ministro della difesa Lorenzo Guerini ha già dato il via libera per partecipare al Battle Group in Ungheria, “se Orban darà l’assenso. Aumenterà anche la dotazione di navi, aerei e droni, sempre in chiave di deterrenza” (la Repubblica, 25 febbraio). L’Italia di Draghi pensa anche di estendere e/o rafforzare la propria presenza in Bulgaria e Romania.

Ecco.

Se la guerra la prepara, la alimenta, la scatena l’Italia, sempre quella dell’art. 11, prende il nome di “deterrenza” – una deterrenza realizzata, magari, anche con “armi letali” (ossia? sembra un riferimento alle armi nucleari o, almeno, radioattive), che seppur per un solo istante hanno fatto sobbalzare perfino un Salvini, poi immediatamente rinsavito dopo visita al Quirinale, dove abita il bombardatore n. 1 della ex-Jugoslavia. Oppure, invece di deterrenza, si chiamerà “operazione di polizia internazionale“, missione “peacekeeping”, “air policing“, intervento “anti-terrorismo” e/o a ripristino dell’”ordine internazionale”, o addirittura missione umanitaria – le formule orwelliane non mancano.

A farle a pezzi restano i duri fatti: l’Italia dell’art. 11 della Costituzione, che “ripudia la guerra”, è già in guerra! Ed è proprio in nome di questo essere in guerra, che lo stato di emergenza è stato prorogato al 31 dicembre. Naturalmente, secondo la propaganda di regime, il “nostro” regime, non si tratta di guerra: è solo la risposta obbligata al dovere morale di “aiutare il popolo ucraino” (Draghi). Aiutarlo a fare la guerra per noi“, nell’interesse dei pescecani capitalisti e degli stati euro-occidentali, della NATO, degli Stati Uniti d’America. A fare la nostra carne da macello, per aiutarci a spostare ancora più avanti le frontiere dell’Europa che conta, l’Europa colonialista e razzista di sempre, mentre si prepara di nuovo – come nel 1939 – ad un nuovo assalto generale alla Russia.

E’ questo il naturale coronamento di decenni di ininterrotta avanzata “pacifica” verso Est, che ebbe un momento topico nella guerra NATO contro la Jugoslavia (alla cui testa ci furono D’Alema e Mattarella). Del resto non è solo nell’Est europeo che lo stato italiano è impegnato nella semina di guerre: basta osservare dove sono le sue 29 missioni militari nel mondo, e come sta crescendo esponenzialmente la sua spesa bellica (+20% in soli tre anni).

Il “no alla guerra della Russia all’Ucraina” è un vero schieramento contro la guerra solo ed esclusivamenteSOLO ED ESCLUSIVAMENTE, se è accompagnato, qui, da un’inequivocabile denuncia e lotta – senza remore e senza eccezioni – al ruolo bellicista del “nostro” paese, della UE e della NATO: il nemico è in casa “nostra”! Altrimenti è propaganda di guerra mal dissimulata.

Riprendiamo questa cartina dalla Rete ambientalista, che la commenta così:

“L’Italia è molto attiva nel campo militare sia all’interno che all’estero con le sue 29 missioni in 20 paesi, compresi gli alpini in Ucraina. Attualmente la spesa annuale è di circa 27 miliardi di euro. Il Bilancio previsionale per l’acquisto di nuovi sistemi d’arma segna un balzo del 73,6% negli ultimi tre anni.  È lampante che per “trovare i soldi” per questa enorme spesa militare, si deve tagliare da altre parti: sanità, scuola, trasporti pubblici.”

Qui si può trovare la spesa militare italiana in dettaglio:

Stando a quanto rilevato dall’Osservatorio Mil€x, il Bilancio del Ministero della Difesa è aumentato del 20% in tre anni. Nel 2021 un miliardo in più per l’acquisto di nuovi armamenti: 8,27 miliardi complessivi (record storico).