Riceviamo e pubblichiamo questo contributo dai compagni del Centro d’iniziativa proletaria “Tagarelli” di Sestyo San Giovanni (MI), già disponibile sulla loro pagina (vedi qui):
Si apre il processo
per il crollo del Ponte Morandi di Genova,
ed è subito beffa
Dopo 4 anni da quel 14 agosto del 2018 oggi si è aperto, e subito rinviato al 12 settembre prossimo, il processo per il crollo del ponte Morandi dovuto alla mancanza di manutenzione, mancanza che ha causato 43 vittime, lavoratori che andavano a guadagnarsi il pane e ignari cittadini.
Imputati eccellenti: managers, dirigenti, funzionari e tecnici di ASPI, Spea Engineering (che si occupava della manutenzione) e Ministero delle Infrastrutture.
Le due società sono già uscite dal processo tramite il patteggiamento e il versamento allo Stato di circa 30 milioni di euro, più o meno il costo delle manutenzioni mai eseguite.
Nel corso dell’udienza il Comitato “Ricordo Vittime Ponte Morandi” (che riunisce i familiari dei morti) ha ripresentato la richiesta di costituzione di parte civile, richiesta già bocciata dal Gup.
Vergognosa la motivazione: secondo l’interpretazione data dal Giudice dell’udienza preliminare, il Comitato ha “carenza di legittimazione visto che è stato costituito dopo i fatti”.
Ora, come è accaduto in tutte le stragi causate dalla ricerca del massimo profitto che hanno insanguinato il nostro Paese, non bisogna essere dei geni per capire che – a meno di essere il Mago Merlino – i parenti delle vittime non potevano certo prevedere cosa sarebbe successo ai loro cari.
L’interpretazione alla lettera degli articoli di legge che regolano la costituzione di parte civile è servita, e continua a farlo, a “liberarsi” dei comitati e delle associazioni delle vittime.
Del resto va ricordato che, tempo fa, il procuratore generale ebbe a dire che “tra la giustizia e la lettera della legge, noi scegliamo la lettera della legge”.
Anche perché la “lettera” favorisce sempre i potenti.
La legge NON è uguale per tutti e la giustizia è un fatto secondario, in questo paese dove sempre prevalgono gli interessi dei capitalisti e dei loro servitorelli, gli interessi di chi, per il profitto, causa morte e distruzione.
Valga ad esempio l’iter del processo per la strage di Viareggio.
Solo la mobilitazione continua, la testardaggine e la coerenza di comitati e associazioni che vogliono giustizia, può – in certa misura – impedire che cali la coltre del silenzio sulle stragi, tutte “annunciate”.
Perché ciò che è successo alle 43 vittime del ponte può capitare a ognuno di noi.
7.7.2022
Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio