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[ITALIA] 28 anni per ordigni rudimentali ad Askatasuna, Collot ed altro: “giustizia” borghese da primi tempi di guerra

Riceviamo e pubblichiamo dai compagni della redazione Il Pungolo Rosso questo contributo, già disponibile sul loro sito (vedi qui):

Tutto nell’arco di 4 giorni.

Il 9 luglio, a Treviso, la Corte di Assise condanna l’anarchico spagnolo Juan Antonio Sorroche Fernandez a 28 anni di carcere (il compagno è già recluso a Terni) più 3 anni di libertà vigilata per avere piazzato due ordigni rudimentali davanti alla sede della Lega Nord a Fontane di Villorba (Treviso). Non stiamo ora a dire che non la pensiamo come lui e i compagni anarchici della Federazione anarchica informale – Fronte rivoluzionario internazionale che rivendicò l’atto, sul valore e la funzione di questi gesti separati dai movimenti reali (o da essi non sostenibili). Ci interessa altro qui, mettere in luce la provocatoria enormità della pena inflitta a Sorroche Fernandez ricordando le circostanze dei fatti.

Era il 12 agosto 2018. Solo uno dei due ordigni esplose, ma doveva trattarsi di una ben modesta esplosione se gli stessi investigatori ammettono che “non era stata udita da nessuno”, e quindi – come scrive perfino la stampa corriva – “l’attentato, se concepito con la teoria del doppio colpo, era fallito”. 28 anni più 3 di carcere per un’attentato fallito…

10 luglio. Il Tribunale del riesame di Torino, accogliendo la richiesta della procura, trasforma l’imputazione contro 11 compagni/e dell’Askatasuna (2 in carcere, 9 con misure cautelari a carico) da associazione sovversiva ad associazione a delinquere! Non si hanno al momento altri particolari, dal momento che i compagni/e colpiti non hanno potuto ancora leggere tutti gli atti. Ma – è il caso di dire – basta la notizia! Del resto una provocatoria imputazione del genere era stata già formulata qualche mese fa nei confronti di compagne/i appartenenti al Movimento dei disoccupati 7 novembre di Napoli.

12 luglio. Il Tribunale di Bologna condanna (in primo grado) a 4 mesi di carcere 3 compagni/e per avere protestato in una “manifestazione non autorizzata” contro l’uccisione avvenuta il 14 settembre 2016 davanti alla GLS di Piacenza di Abd El Salam, delegato sindacale dell’USB, travolto da un camion durante un picchetto. Da notare: nel 2020 il conducente del camion era stato assolto (il picchetto non è autorizzato…, peggio per chi lo fa), due anni dopo, invece, vengono condannati alcuni di quelli che hanno protestato contro il crimine. Tra loro anche la portavoce di Potere al popolo, Marta Collot.

Atti repressivi di ben differente portata, è evidente. Ma uniti da un filo nero: l’intensificazione della repressione di stato nei confronti di ogni forma di azione che possa dare fiato all’antagonismo di classe o, almeno, alla solidarietà di classe; la protezione dello stato nei confronti di tutte le forze e gli individui che possono contribuire a soffocare l’antagonismo di classe – pensate alla recente “riforma” Cartabia e alle norme in arrivo studiate su misura favorire sfacciatamente gli ergastolani della malavita organizzata.

E’ giustizia borghese da (primi) tempi di guerra in democrazia. Non facciamoci intimidire!

Solidarietà ai colpiti, lotta alla repressione statale!