Riceviamo e pubblichiamo dai compagni e dalle compagne della Tendenza Internazionalista Rivoluzionaria questo comunicato, già disponibile sul sito della redazione Il Pungolo Rosso (vedi qui):
Una provocazione repressiva in grande stile,
contro il proletariato della logistica,
il SI Cobas, il sindacalismo conflittuale
– TIR
All’alba di questa mattina è partita una pesante ed insidiosa operazione repressiva contro dirigenti del SI Cobas (il coordinatore nazionale Aldo Milani, Mohamed Arafat, Carlo Pallavicini, Bruno Scagnelli) e dell’USB, a sei dei quali sono stati comminati gli arresti domiciliari.
La provocatoria imputazione è quella di associazione a delinquere per avere compiuto atti di violenza privata, resistenza a pubblico ufficiale, sabotaggio, interruzione di pubblico servizio in occasione di scioperi e picchetti per “estorcere” da padroni e padroncini condizioni di “miglior favore” non per i lavoratori, ma per sé stessi – in una sorta di “faida”, anch’essa a fini privati, tra sindacati “di base”.
Insomma: la realtà dei fatti negata, mistificata, rovesciata. Perché negli ultimi 10-15 anni, a cominciare dalla Bennet di Origgio, i proletari della logistica, immigrati in grande maggioranza, sono stati protagonisti del solo, significativo ciclo di lotta avvenuto in Italia negli ultimi decenni – il solo fatto di lotte vere, di scioperi veri, di picchetti veri, di veri coordinamenti tra le diverse realtà, con piattaforme di lotta vere. Lotte realmente auto-organizzate dai lavoratori in prima persona che hanno dato vita a un’esperienza di nuovo sindacalismo militante impersonato soprattutto dal SI Cobas. Le sole lotte che – in un quadro di generale arretramento della classe lavoratrice – hanno segnato significativi avanzamenti nella condizione materiale (salari, orari, garanzie, etc.) e nei livelli di organizzazione e di coscienza di classe dei proletari, sia facchini che driver.
Con l’aiuto servile degli apparati di Cgil-Cisl-Uil, il padronato ha fatto tutto ciò che era possibile per tenere confinato ad un settore della logistica questo processo di organizzazione combattiva della classe. Ma vedendone crescere comunque l’impeto e la forza, ha messo in moto dal 2017 i suoi apparati repressivi con la grottesca messa in scena contro Aldo Milani ad opera dei Levoni e dei loro complici della procura di Modena – poi miseramente crollata con la sua piena assoluzione in primo grado. Tuttavia la “logica” che punta a sfigurare l’immagine del sindacalismo conflittuale ritorna in quest’ultima inchiesta con lo stesso falso teorema: nella logistica si fanno azioni violente e illegali per ottenere vantaggi privati, come singoli o come clan organizzati afferenti a questo o quel sindacato. Un’attività “estorsiva” ai danni dei poveri padroni vessati e mandati in rovina…
Il teorema della procuratrice Pradella è stato confezionato con cura: anni e anni di spionaggio sistematico e h24 di alcuni dirigenti nella ricerca ossessiva del più piccolo indizio e/o presunto vizio privato utile a infangarne l’immagine e il prestigio da essi conquistato in anni di lotte contro sfruttamento e caporalato, di faticose conquiste salariali e in termini di dignità. Non essendo riusciti a spazzare via il sindacalismo combattivo con le norme anti-sciopero e i bastoni sincronizzati di polizia e squadracce di mercenari privati, ora si adopera il codice penale sulla base di un presunto “codice morale” che secondo gli inquirenti dovrebbe disciplinare modalità e finalità degli scioperi. In realtà attraverso lo schema, ormai trito e ritrito, della macchina del fango in larga parte identico alle campagne mediatico-giudiziarie che per anni hanno colpito i disoccupati organizzati a Napoli o i movimenti per la casa a Roma, è proprio l’arma dello sciopero che si vuole, per altra via, colpire e abbattere. Insieme allo sciopero, il bersaglio è la cassa di resistenza attraverso cui il sindacato consente ai lavoratori licenziati o colpiti dalla repressione di continuare a lottare evitando che i proletari si pieghino all’infame ricatto della fame.
Ed è qui che si svela la natura ferocemente padronale di questa ed altre inchieste. Il messaggio politico è chiaro: ai padroni è consentito di gestire i propri miliardi, frutto dello sfruttamento del lavoro operaio, a proprio piacimento: evadendo le tasse e i contributi, corrompendo politici e funzionari statali, trasferendo ricchezze immense nei paradisi fiscali, riciclando quantità di denaro illegale in attività di copertura. Gli organismi sindacali scomodi, invece, devono rendere conto allo stato borghese fino all’ultimo centesimo dei contributi volontari dei lavoratori, delle normalissime e banali conciliazioni in sede sindacale o, magari, delle sottoscrizioni fatte per sostenere le famiglie dei militanti sindacali uccisi – di cui certo non si prendono cura le istituzioni democratiche.
La procuratrice Pradella, nella sua conferenza stampa, ha avuto l’ardire di sostenere che l’azione repressiva non è contro i sindacati SI Cobas e USB, assolutamente no!. È anzi a loro difesa; soprattutto a difesa dei lavoratori iscritti per liberarli da quanti avrebbero abusato delle loro lotte – infatti, finora, la magistratura e la polizia, a Piacenza e dovunque, hanno protetto queste lotte a suon di centinaia di denunce e processi, condanne, multe, fogli di via, arresti, manganellate, minacce!
Quanto poi alla “competizione” tra organizzazioni sindacali, se c’è una qualche forma di “competizione” (che a noi non piace) per chi riesce ad ottenere – con la lotta – qualche vantaggio in più per i proletari, è un crimine da punire con l’arresto. Va bene solo la competizione al ribasso tra Cgil, Cisl e Uil, quella va protetta e premiata con super-liquidazioni, seggi in parlamento o nei consigli di amministrazione.
La magistratura che nell’ultimo mezzo secolo ha consentito alla malavita organizzata, fortemente presente negli appalti della logistica, e a cooperative più o meno finte, comunque intente a derubare i propri dipendenti obbligati ad esserne “soci” (una vessazione strutturale su cui nessun magistrato ha da ridire), di imperversare come le cavallette facendo profitti ed extra-profitti per sé e per le multinazionali mandanti; questa magistratura che ha consentito, favorito e coperto con la sua inazione ogni sopruso, ogni violazione di legge, compiuti ai danni dei lavoratori e delle lavoratrici (vi dice niente il nome Italpizza?), ha preso ad attivarsi con una serie di incalzanti iniziative repressive che con questa inchiesta raggiungono l’apice dell’impudenza per la pretesa di essere a difesa dei lavoratori – anziché, com’è evidente anche ai ciechi volontari, a spudorato presidio degli interessi padronali.
Non sono stati da meno i governi. Anzitutto il governo Conte-1 che nel 2018, con i famigerati decreti Salvini, trasformò il picchetto in un reato e colpì duramente gli immigrati richiedenti asilo, favorendo in modo sfacciato la malavita organizzata nel suo desiderio di recuperare i beni sequestrati (a proposito di “populismo” Lega-Cinquelle amico dei lavoratori – vergogna per chi ci ha flirtato e ci flirta tuttora!). Ed ora il governo Draghi che, su mandato di Assologistica, introduce di soppiatto una modifica all’art. 1667 del codice civile con cui viene eliminata la responsabilità in solido delle imprese committenti (le multinazionali) per i furti di salario operati metodicamente dalle cooperative e dalle ditte fornitrici.
In mezzo, un’infinità di interventi di polizia e carabinieri contro i picchetti, due operai assassinati da crumiri, Abd El Salam dell’USB e Adil Belakhdim del SI Cobas, nella più totale impunità, molti feriti in aggressioni di bande private al servizio di FedEx o di padroncini del pratese, di nuovo nella più totale impunità, grazie alla protezione degli apparati repressivi di stato. A Piacenza, nel marzo dello scorso anno, subito dopo un affondo della magistratura contro il SI Cobas respinto dalla mobilitazione di massa, la FedEx ha alzato il livello dell’attacco anti-operaio decretando la chiusura di uno dei magazzini più combattivi ed organizzati, nell’interesse proprio e della super-potenza Amazon, che vedeva minacciosamente avanzare il movimento di lotta fino alle porte invalicabili delle sue fortezze da cui il sindacato è bandito.
Non molti hanno compreso, anche nel sindacalismo “di base”, il significato generale di quell’attacco e l’importanza altrettanto generale, politica, della lotta di resistenza dei facchini FedEx di Piacenza, per la logistica e per l’intero movimento di classe. Se ne è tratta talvolta anche una vile lezione: “stiamo buoni, cerchiamo buoni rapporti con i padroni, tra i padroni ce n’è anche di umani (molto umani…), abbiamo già ottenuto tutto ciò che potevamo ottenere, tiriamo i remi in barca”. Una illusione suicìda perché in tanto i padroni si mantengono prudenti, in quanto vedono davanti a sé una massa lavoratrice organizzata e all’erta. Più i lavoratori si siedono sicuri che nessuno li toccherà, più si espongono al rischio di essere bastonati e perdere, anche in un solo giorno, quello che hanno conquistato in mesi e perfino anni di lotta.
Specie in tempi di crisi e di guerra. Già perché è questa la variabile decisiva che sta facendo incrudelire la repressione statale. Dopo due anni di pandemia e dentro una guerra che non finirà certo a breve e avrà effetti di devastazione sociale enormi, il padronato e le forze parlamentari di governo e di “opposizione” sanno meglio di noi che il malessere sociale ha raggiunto, nei posti di lavoro e nella società, un livello tale di tensione che può esplodere, improvvisamente, da un momento all’altro. E allora altro che forconi, e simili! Si spiega così l’intensificazione della repressione in chiave preventiva: mettere sulla difensiva, terrorizzare, disorganizzare, delegittimare, dividere e infine normalizzare quella che è stata finora la frazione della classe lavoratrice più attiva e combattiva, la sola che ha dato qualche cenno di vita e di reattività anche contro la guerra, per impedire l’effetto-contagio. Il prossimo autunno fa davvero paura alle associazioni a delinquere padronali e al loro comitato di coordinamento diretto da Draghi.
Le prime, immediate reazioni operaie a Piacenza e in altre città stanno manifestando la capacità di reazione dei proletari, e c’è da augurarsi che lo sciopero di oggi indetto sia dal SI Cobas che dall’USB dia un rinnovato impulso alla mobilitazione che è necessaria per far crollare questo nuovo castello di carte e di menzogne.
Rivolgiamoci con fiducia, testardamente, all’insieme della classe lavoratrice, sia essa sindacalizzata o meno, per mostrare come quest’ennesimo attacco riguarda tutti, e non deve passare. Nessuna illusione che si possa rimandare le nostre istanze a tempi migliori. Questi verranno solo dalla lotta unitaria e determinata dell’insieme della classe lavoratrice contro l’asse padronato-governo Draghi, contro la repressione padronale e statale, contro la guerra dei capitalisti, contro il capitalismo.
Tendenza internazionalista rivoluzionaria
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A big repressive provocation against the logistics proletariat,
SI Cobas, conflictual syndicalism
– TIR
At dawn this morning a heavy and insidious repressive operation began against leaders of SI Cobas (the national coordinator Aldo Milani, Mohamed Arafat, Carlo Pallavicini, Bruno Scagnelli) and of the USB, which were subjected to house arrest.
The provocative charge is that of conspiracy to commit acts of private violence, resistance to a public official, sabotage, interruption of public service on the occasion of strikes and pickets to “extort” conditions of “better favor” from bosses not for the workers, but for themselves – in a sort of “feud”, also for private purposes, between “rank and file” unions.
In short: the reality of the facts denied, mystified, overturned. Because in the last 10-15 years, starting with Bennet of Origgio, the logistic proletarians, immigrants in the vast majority, have been the protagonists of the only, significant cycle of struggle that took place in Italy in the last decades – the only one with real struggles, real strikes, real pickets, real coordination between the different realities, real battle platforms. Really self-organized struggles by the workers themselves that have given rise to an experience of new militant syndicalism embodied above all by SI Cobas. The only struggles that – in a context of general retreat of the working class – have marked significant advances in the material condition (wages, hours, guarantees, etc.) and in the levels of organization and class consciousness of the proletarians, both porters and drivers.
With the help of the CGIL-CISL-UIL apparatuses, the bosses did everything possible to keep this process of combative organization of the class confined to a logistics sector. But seeing its impetus and strength grow anyway, they set in motion their repressive apparatuses from 2017 with the grotesque puffery against Aldo Milani woven by the Levoni and their accomplices of the Modena prosecutor’s office – then miserably collapsed with his full acquittal in the first instance. But the “logic” that aims to disfigure the image of conflictual syndicalism returns in this latest investigation with the same false theorem: in logistics violent and illegal actions are carried out to obtain private advantages, as individuals or as organized clans related to this or that union. An “extortion” activity against the poor bosses who are harassed and sent to ruin …
The Pradella prosecutor’s theorem has been packaged with care: years and years of systematic and 24-hour spying by some executives in the obsessive search for the smallest clue and / or presumed private vice useful to tarnish the image and prestige they have conquered in years of struggles against exploitation and illegal hiring, of strenuous gains in wages and in terms of dignity. Having failed to wipe out the combative trade unionism with the anti-strike rules and the synchronized sticks of police and private mercenary squads, the penal code is now being used on the basis of an alleged “moral code” which, according to the investigators, should regulate methods and purposes of strikes. In reality, through the usual scheme of the mud machine largely similar to the media-judicial campaigns that for years have affected the unemployed organized in Naples or the housing movements in Rome, it is precisely the weapon of the strike that they want to hit and knock down in another way. Together with the strike, the target is the resistance fund through which the union allows workers fired or affected by repression to continue to fight, preventing them from bowing to the infamous blackmail of hunger.
And it is here that the fiercely masterful nature of this and other investigations is revealed. The political message is clear: the bosses are allowed to manage their billions, the fruit of the exploitation of workers’ labor, at their leisure: evading taxes and contributions, bribing politicians and state officials, transferring immense wealth to tax havens, laundering amounts of “illegal” money in hedging activities. On the contrary combative trade union organizations have to account to the bourgeois state down to the last cent for the voluntary contributions of workers or for the very normal and banal conciliations between bosses and workers.
The prosecutor Pradella, in her press conference, had the effrontery to argue that the repressive action is not against the SI Cobas and USB unions, absolutely not! Indeed, it is in their defense, especially in defense of workers organized with SI Cobas and USB to free them from those who would have abused their struggles – in fact, so far, the judiciary and the police, in Piacenza and everywhere, have protected these struggles to the sound of hundreds of complaints and trials, convictions, fines, street papers, arrests, batons, threats!
As for the “competition” between trade unions, if there is some form of “competition” (which we do not like) between those who manage to obtain – with the struggle – some more advantages for the proletarians, this is a crime to be punish with arrest. Only the downward competition between the CGIL, CISL and UIL is fine: and it must be protected and rewarded with super-liquidations, seats in parliament or on the boards of directors.
The Italian judiciary that in the last half century has allowed organized crime, strongly present in logistics, and more or less fake cooperatives intent on robbing their employees obliged to be “partners” (a structural harassment on which no magistrate has to complain), to rage like grasshoppers making profits and extra-profits for themselves and for the multinationals; this judiciary which has allowed, favored and covered with its inaction every abuse, every violation of the law, committed to the detriment of female workers (does the name Italpizza tell you anything?) and of workers, has begun to take action with a series of repressive initiatives that with this investigation reach the apex of impudence for the pretense of being in defense of workers – rather than, as is evident even to blind volunteers, shamelessly defending employers’ interests.
Italian governments were no less. First of all, the Conte-1 government which in 2018, with the infamous Salvini decrees, turned the picket into a crime and hit immigrants seeking asylum hard, blatantly favoring organized crime in its desire to recover the seized assets (speaking of Lega-Cinquestelle “populism” friend of the workers – shame on those who flirted with them and still flirt with them!). And now the Draghi government which, on a mandate from Assologistica, sneakily introduces an amendment to art. 1667 of the civil code which eliminates the joint and several liability of the client companies (often multinationals) for the theft of wages methodically operated by cooperatives and supplier companies.
In between, an infinity of police and carabinieri interventions against pickets, two workers murdered by strike-breakers, Abd El Salam of the USB and Adil Belakhdim of the SI Cobas, with total impunity of the murderers, many wounded in attacks by private gangs in the service of FedEx or bosses from Prato, again in total impunity, thanks to the protection of the state repressive apparatus. In Piacenza, in March of last year, immediately after a thrust by the judiciary against the SI Cobas rejected by mass mobilization, FedEx raised the level of the anti-worker attack by decreeing the closure of one of the most combative and organized warehouses, in self interest and of the super-power Amazon, which saw the struggle movement threateningly advance up to the impassable gates of its fortresses from which the union is banned.
Not many have understood, even in “rank and file” trade unionism, the general meaning of that attack and the equally general political importance of the resistance struggle of the FedEx porters in Piacenza, for logistics and for the entire class movement. A cowardly lesson was also dealt with: “let’s be good, let’s look for good relations with the owners, among the owners there are also humans (very human …), we have already obtained everything we could get, we pull the oars in the boat”. A suicidal illusion because from time to time the bosses remain cautious, as they see an organized and alert working mass in front of them. The more workers sit confident that no one will touch them, the more they expose themselves to the risk of being beaten and losing, even in a single day, what they have achieved in months and even years of struggle.
Especially in times of crisis and war. Yes, because this is the decisive variable that is making state repression cruel. After two years of pandemic and in a war that will certainly not end soon and will have enormous effects of social devastation, the bosses and the parliamentary forces of government and “opposition” know better than us that social malaise in the places of work and in society has reached such a level of tension that it can suddenly explode at any moment. This explains the intensification of repression in a preventive key: defensive, terrorize, disorganize, de-legitimize, divide and finally normalize what has so far been the most active and combative fraction of the working class, the only one that has given some hint of life and reactivity even against war, to prevent the contagion effect. This autumn is really scary for the employers’ criminal associations and their coordination committee headed by Draghi.
The first, immediate workers’ reactions in Piacenza and other cities are showing the reaction capacity of the proletarians, and it is to be hoped that today’s strike called by both SI Cobas and USB will give a renewed impulse to that mobilization that is necessary to bring down this new house of cards and lies.
Let us address with confidence, stubbornly, the working class as a whole, whether unionized or not, to show how this umpteenth attack affects everyone, and must not pass. There is no illusion that our requests could be postponed to better times. These better times will only come from the united and determined struggle of the working class as a whole against the bosses-government axis, against state repression, against the capitalist wars, against capitalism.
Revolutionary Internationalist Tendency