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[CONTRIBUTO] Stati Uniti. L’arma criminale delle sanzioni contro le popolazioni di 39 paesi del mondo. Un report

Riceviamo e pubblichiamo dai compagni della redazione Il Pungolo Rosso questo contributo, già disponibile sul loro sito (vedi qui):

Stati Uniti. L’arma criminale delle sanzioni contro le popolazioni di 39 paesi del mondo. Report della Sanctions Kill Coalition

Segnaliamo un dettagliato rapporto sulle sanzioni primarie e secondarie che gli Stati Uniti hanno inflitto, sia direttamente sia coinvolgendo i propri alleati e satelliti, a 39 paesi del mondo, da ultimo alla Russia – ossia alle popolazioni, e anzitutto alle masse lavoratrici, di questi paesi (Cuba, Iran, Nicaragua, Venezuela, Zimbabwe, Bielorussia, Corea del Nord, etc.), anche in totale spregio del cd. “diritto internazionale” – quel “diritto internazionale” (dei briganti) che Washington accusa i propri nemici di violare. Il Report è opera della Sanctions Kill Coalition, un insieme di organismi “no profit” e “per i diritti umani” con base negli Stati Uniti. Come di regola in simili documenti, si mescolano in modo inestricabile denunce del ruolo criminale neo-coloniale di queste sanzioni che affamano, tolgono l’acqua, le medicine, il futuro, la vita a decine di milioni di individui nell’intero mondo, e le preoccupazioni di settori dell’establishment imperialista (in questo caso, la Yellen) che alcune specifiche sanzioni possano nuocere agli interessi di dominio degli Stati Uniti nel mondo (ad esempio in ambito finanziario), o possano minarne la credibilità come alfieri della libertà e del benessere universali. Ciò non toglie che la documentazione sia utile a tracciare un quadro generale, ancorché molto incompleto, delle terribili conseguenze sociali dell’uso di questa arma da parte dell’imperialismo USA e occidentale. Per parte nostra sottolineiamo che nella quasi generalità dei casi l’Italia, i governi italiani, si sono accodati a questi provvedimenti strangolatori alla tipica maniera italiana, cioè schierandosi fedelmente con il capobastone, ma senza mancare di trafficare sottobanco, magari anche per conto di imprese statunitensi, per profittare delle sanzioni vendendo le merci proibite ai paesi sanzionati, o acquistando merci da essi attraverso opportune triangolazioni, nel primo caso con il necessario sovrapprezzo, nel secondo con il vantaggioso sconto. (Red.)

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