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[ROMA] I ministeri ricevono i disoccupati organizzati di Napoli. Ancora ritardi: cresce la tensione. Lotta per salario e lavoro

CRESCE LA TENSIONE.

I MINISTERI A ROMA RICEVONO I DISOCCUPATI ORGANIZZATI DI NAPOLI NELLA MATTINATA MENTRE PROSEGUONO I RITARDI SUGLI IMPEGNI ASSUNTI DALLE ISTITUZIONI.

Questa mattina una rappresentanza del movimento dei disoccupati organizzati era a Roma avendo ottenuto, durante il primo giorno del nuovo governo, la interlocuzione con i vertici dei Ministeri coinvolti nella vertenza e nel percorso. Q

uesti hanno confermato l’impegno ad affrontare questa vertenza che rappresenta anche un ebollizione sociale a cui dare risposte.

Non abbiamo perso tempo.

Parallelamente centinaia e centinaia di disoccupati in corteo sono in piazza a Napoli.

Dopo aver incontrato l’assessore al Lavoro del Comune di Napoli ribadiamo che vogliamo che gli impegni chiari assunti vengano mantenuti senza ulteriori ritardi e senza impossibili spacchettamenti della platea dei disoccupati/e.

Il Prefetto di Napoli, dopo un incontro con una nostra delegazione, ha ribadito l’impegno che anche da Roma gli è stato evidenziato per coordinare al massimo i passaggi successivi necessario per sbloccare il percorso.

Non permetteremo altri tentennamenti e ritardi, non permetteremo l’attacco all’unità del movimento.

A differenza di quanto pensavamo, le prossime giornate fino al 5 Novembre per la manifestazione nazionale saranno caratterizzate da altre piazze ed iniziative di lotta perché necessarie per dare continuità alla vertenza.

Invitiamo tutti e tutte alla massima partecipazione unica arma che abbiamo per strappare il risultato.

Movimento di Lotta – Disoccupati “7 Novembre”
Cantiere 167 Scampia

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Promuoviamo e sosteniamo la mobilitazione nazionale a Napoli.

Il 5 novembre tutti e tutte in piazza

Guerra, aumento di bollette e prezzi, recessione, precarietà, licenziamenti e disoccupazione, razionamento dell’acqua in estate e del gas d’inverno, repressione contro chi lotta, crisi climatica con caldo torrido e conseguenti alluvioni, nuove misure di disciplinamento, riarmo generalizzato e miliardi alle spese militari: questo il quadro in cui il nuovo Governo Meloni, legittimato da “una nuova investitura popolare” affonderà altri colpi fatti di lacrime e sangue.

Contrariamente ai piagnistei e al disfattismo di una certa “sinistra”, la recente tornata elettorale in realtà ci consegna un quadro della situazione per molti aspetti inedito: l’aumento dilagante dell’astensione soprattutto nei settori proletari, e per certi versi lo stesso consenso a favore dei 5 stelle nei territori del Sud maggiormente colpiti dalla crisi come forma istintiva di autodifesa contro l’attacco concentrico al reddito di cittadinanza e a tutte le residue tutele sociali, dimostrano come il rifiuto di classe verso le politiche di macelleria sociale portate avanti in questi decenni dai governi di destra, di centro, di sinistra e “tecnici”, sia esteso e diffuso come mai prima d’ora.

Chi vuole realmente porsi l’obbiettivo di rilanciare l’opposizione di classe deve porsi il compito di trasformare questo malessere ancora passivo e silenzioso in mobilitazione, lotta e protagonismo di classe.
La crisi generale e globale del sistema capitalista al Sud ha ricadute ancora più gravi in termini di sfruttamento e miseria, e solo l’unità di classe potrà essere capace di rispondere all’attacco in corso.
Mentre il dibattito attorno al reddito di cittadinanza continua tra gli attacchi di chi vorrebbe eliminarlo e chi lo difende da un punto di vista meramente assistenziale, il governo Draghi ne già ha deciso la revoca per tutti coloro che negli ultimi 10 anni abbiano avuto una sentenza passata in giudicato, privando quindi di questo sostegno minimo migliaia di famiglie, con una logica punitiva e ritorsiva.

Intanto le centinaia di disoccupati che si sono organizzati per rivendicare il salario garantito tramite progetti per il lavoro socialmente necessario hanno proseguito in quasi totale solitudine la lotta e la mobilitazione durante la tutta la campagna elettorale, e, dopo una serie interminabile di rinvii e impegni non mantenuti da parte delle istituzioni, sembra che inizino ad intravvedere finalmente la luce della chiusura della loro vertenza. Una luce che, per non tradursi in un ennesimo abbaglio, necessita, oggi più che mai, del supporto attivo di tutto il movimento di classe, in primis di quelle esperienze di lotta operaia che in questi anni hanno saputo resistere agli attacchi padronali e al clima generale di riflusso.

Conosciamo tutte e tutti la lotta radicale, conflittuale, quotidiana e generale che a Napoli da oramai diversi anni si è sviluppata attorno alla forza del movimento dei disoccupati organizzati che abbiamo sostenuto da sempre e che si è in molteplici occasioni rivelata un prezioso appoggio anche per le lotte e le vertenze dei lavoratori della logistica nel centro-nord. Siamo stati fianco a fianco in tante mobilitazioni, su tutte quella dei lavoratori FedEx, fino a Roma fuori Montecitorio, oltre che nelle battaglie quotidiane a Napoli fuori e dentro i luoghi di lavoro.

La lotta dei disoccupati e delle disoccupate organizzate di Napoli è stata capace di rompere la contrapposizione tra lavoratori occupati e disoccupati, di unire la rivendicazione del salario diretto alle mobilitazioni in difesa dei servizi sociali, di contrastare la contrapposizione, creata ad arte dai padroni e dalle loro istituzioni, tra la difesa del lavoro e la tutela dell’ambiente.
Non è un caso che il SiCobas e il movimento dei disoccupati siano stati negli ultimi anni il principale bersaglio degli attacchi repressivi tra arresti, denunce, processi, multe, avvisi orali e teoremi delle Procure con accuse di associazione per delinquere e di pericolosità sociale.

La forza di questo movimento è non tanto e non solo la costanza della lotta, ma anche e soprattutto la totale autonomia politica da qualsiasi partito borghese e da qualsiasi utilizzo delle mobilitazioni in chiave elettorale e istituzionale.
È questo che fa più paura allo Stato e ai padroni: il messaggio e l’esempio lanciato da questa vertenza a migliaia di proletari e disoccupati condannati a una vita d’inferno nelle periferie abbandonate dallo stato in condizioni di degrado e di miseria estrema, che sia possibile riprendersi il diritto a un salario e a una vita dignitosa con la lotta, rifiutando sia il ricatto della clientela politiche, sia la condanna all’”arte di arrangiarsi”…
Rompere la contrapposizione tra Nord e Sud, rompere la divisione tra lavoratori italiani e immigrati, rafforzare l’unità di classe, essere al fianco dei disoccupati, generalizzare la mobilitazione sociale in questo paese e rafforzare l’unità delle lotte.

Siamo convinti che – anche a seguito dei risultati elettorali del 25 Settembre – la principale opposizione all’attuale corso catastrofico delle cose potrà essere costruita solo dalla mobilitazione e dall’organizzazione dei lavoratori e lavoratrici, occupati e non, precari, giovani, studenti proletari e strati popolari impoveriti dalla crisi; contro il carovita, l’inflazione e la guerra; contro le grandi opere pubbliche inutili e nocive; contro la produzione crescente di sostanze inquinanti; contro la crisi ambientale e climatica; contro la guerra, la propaganda di guerra e lo spettro sempre più tangibile di nuovo, devastante conflitto militare su scala globale.

Invitiamo tutti i lavoratori e le lavoratrici del Si Cobas e di tutte le organizzazioni di base alla massima partecipazione e sostegno concreto alla lotta ed alla mobilitazione.

Per un salario garantito per lavoratori e disoccupati.

Per ridurre l’orario di lavoro a parità di salario.

Per lavorare tutti e lavorare meno!

Per un piano straordinario per il lavoro stabile e a salario pieno, finalizzato alla realizzazione di progetti necessari non al profitto ma ai bisogni sociali!

S.I. Cobas

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Il 5 Novembre tutti a Napoli!

TENETEVI LIBERE E LIBERI!

CAROVITA, DISOCCUPAZIONE, SFRUTTAMENTO, GUERRA, INQUINAMENTO, REPRESSIONE: MO BAST…INSORGIAMO!

Guerra, aumento di bollette e prezzi, recessione, precarietà, licenziamenti e disoccupazione, razionamento dell’acqua in estate e del gas d’inverno, crisi climatica con caldo torrido e conseguenti alluvioni, nuove misure di disciplinamento in caso di risalita dei contagi: questo il quadro in cui il nuovo Governo, legittimato da “una nuova investitura popolare” affonderà altri colpi fatti di lacrime e sangue.

Questo quadro è diretta conseguenza della crisi generale e globale del sistema capitalista, una crisi strutturale che investe ogni livello e penetra a fondo nel nostro quotidiano e nei nostri territori.

All’aumento delle spese militari corrisponde una diminuzione sempre più marcata della spesa sociale.

Oltre l’80% delle tasse che incassa lo Stato provengono da lavoratori e pensionati.

Quei soldi finiscono nelle casse di banche, istituti finanziari e imprese.

Non esiste alcuna redistribuzione. Non esiste alcun ritorno in termini di servizi essenziali: il salario indiretto è stato ormai praticamente azzerato mentre il salario diretto non riesce più a “coprire il mese”.

Ad aggravare la situazione contribuisce l’aumento dell’inflazione e quindi dei carburanti, delle bollette e dei prezzi al consumo dei beni di prima necessità ormai in crescita costante da anni e in cui la guerra rappresenta al massimo un punto di caduta piuttosto che la miccia.

Tutto questo al Sud assume contorni ancor più drammatici.

Il Sud come “periferia” e la contrapposizione “Nord contro Sud” come aree di sviluppo diseguale corrispondono ad una strategia propria di questo sistema e che può essere rotta solo attraverso l’unità di classe, le pratiche del mutuo soccorso, della solidarietà e della convergenza.

Questo sistema ci scarica addosso fortissime contraddizioni: precarietà, sfruttamento, lavoratori poveri, smantellamento dei servizi essenziali, inquinamento, devastazione delle nostre terre.

Nel Sud queste contraddizioni sono portate all’estremo e esacerbate dalla disoccupazione strutturale.

Questa tendenza sarà ancora più pesante per il venir meno degli ammortizzatori sociali e del taglio e modifica del Reddito di Cittadinanza.

Lo Stato infatti ne ha deciso la revoca per tutti coloro che negli ultimi 10 anni abbiano avuto una sentenza passata in giudicato togliendolo di fatto a migliaia di famiglie in una logica punitiva e ritorsiva.

Lo Stato penale tende a creare le condizioni per un sempre maggiore sfruttamento aumentando così la pressione verso le fabbriche del nord e il continuo spopolamento, o al massimo verso le campagne del Sud, a tutto vantaggio del contenimento dei salari e dei caporali.

Peggio ancora. Lo Stato, piuttosto che lavorare per piani per lavoro e per il salario, mette migliaia di proletari nelle condizioni di vivere di espedienti e magari, in una spirale senza fine, di andare o tornare in carcere dove i detenuti continuano a vivere in condizioni disumane.

“Per questo, per altro e per tutto” crediamo sia necessario ed urgente sviluppare e lavorare per la massima convergenza ed unità di classe guardando a tutti coloro che vivono del proprio lavoro, senza sfruttare quello altrui, a quel Sud che vuole riprendersi il proprio tempo, il proprio spazio e la propria terra.

Non possiamo farlo se non partendo da quello che oggi per noi rappresenta un punto di forza e una vertenza che realmente ha saputo mettere a terra dei rapporti di forza: la lotta dei disoccupati e delle disoccupate organizzate capaci di aver rotto la contrapposizione tra lavoratori occupati e disoccupati.

Capaci di aver legato la rivendicazione del salario con i bisogni socialmente necessari, di aver contrastato la contraddizione lavoro e ambiente, di aver resistito ad un attacco repressivo tra arresti, denunce, processi, multe, avvisi orali e teoremi della Procura con accuse di associazione per delinquere come avvenuto per la lotta dei facchini della logistica, i portuali di Genova, i movimenti NoTav…

Oggi dobbiamo sostenerli nell’ambizione di rompere la contrapposizione tra Nord e Sud e la stessa logica agitata per dividere lavoratori italiani e immigrati: divisioni funzionali solo a chi vuole sfruttarci meglio.

Non possiamo farlo che chiamando alla massima convergenza su Napoli: essere al fianco dei disoccupati, significa lavorare alla più ampia generalizzazione della mobilitazione sociale in questo paese e rafforzare l’unità delle lotte.

Che tutte le “urgenze” sociali, dal lavoro alla sanità, dall’ambiente ai servizi, dalla questione di genere al tema repressivo siano legate a doppio filo oramai è chiaro.

A Napoli proprio il Porto rappresenta plasticamente un polo strategico per tutto il Mediterraneo dove la circolazione delle merci è attualmente uno dei fattori più inquinanti, da quella su gomma a quella su mare, dove i lavoratori e lavoratrici sono stati costretti a scegliere tra la disoccupazione e la tutela della vita e della salute, dove non sono applicati i CCNL e si continua a lavorare a cottimo tra attacchi e licenziamenti politici contro chi alza la testa.Il porto è anche luogo d’intreccio tra capitale “legale” e “extralegale”: sono recenti per esempio i sequestri di centinaia di tonnellate di rifiuti tossici nei Terminal del Gruppo MSC e Soteco sapientemente occultati e pronti ad esser sversati nell’adiacente fiumiciattolo Pollena e quindi in mare.

Quello stesso mare dove i canali del Porto spesso sono protagonisti dello smistamento di armi per alimentare guerre e profitti come successo per il transito delle armi da guerra israeliane, le stesse che oggi bruciano la Striscia di Gaza ma che evidentemente hanno un peso diverso rispetto a quelle dell’esercito della Federazione Russa.

Indichiamo un momento di convergenza a Novembre che sia un momento di lotta, di radicalità e di contenuto proprio su Napoli.

Come il Collettivo di fabbrica convergerà su Bologna il 22 ottobre a partire dal tema ambientale, allo stesso modo il movimento dei Disoccupati sarà presente nelle piazze del proprio territorio che svilupperanno convergenza a partire dallo stesso o da altri “prevalente”.

Lavoreremo nelle prossime settimane e mesi alla massima partecipazione ed allargamento alla costruzione di questo processo.

Costruiremo i momenti pubblici e tutti i passaggi necessari per fare di questo appuntamento a disposizione di tutte e tutti.

Contro la guerra ed i costi sociali scaricati sulle nostre vite!

Per la garanzia di un salario, per ridurre l’orario di lavoro a parità di salario, per lavorare tutti e lavorare meno!

Per un piano straordinario per il lavoro, partendo dalla messa in sicurezza dei territori, finalizzato alla realizzazione di progetti necessari ai bisogni sociali!

PER IL SUD CHE INSORGE!

Collettivo di Fabbrica – Lavoratori GKN

Movimento di Lotta – Disoccupati “7 Novembre”

Cantiere 167 Scampia