Riceviamo e pubblichiamo questo contributo dai compagni della redazione Il Pungolo Rosso, già disponibile sul loro sito (vedi qui):
Al fianco del Movimento di lotta per il lavoro, prima e dopo il 5 novembre
– TIR
La manifestazione del prossimo sabato chiamata a Napoli dal Movimento dei disoccupati del 7 novembre sta ricevendo una giusta attenzione da parte di molte delle realtà di lotta esistenti oggi in Italia.
Un’attenzione pienamente meritata perché questo movimento ha dato prova di una capacità di auto-organizzazione, di una combattività, di un’autonomia da tutte le articolazioni dei poteri di governo e di sotto-governo, rare. Anzi, rarissime.
In questi anni di lotta le disoccupate e i disoccupati del Movimento 7 novembre hanno saputo collegare la propria volontà di uscire a testa alta dalla precarietà e dalla disoccupazione alla soddisfazione di una serie di bisogni sociali violati dal capitalismo: il bisogno di salute, di messa in sicurezza e bonifica dei territori, di vivere in un ambiente pulito, di socialità, di ridurre gli orari di lavoro degli occupati a tempo pieno, ecc.
E hanno saputo resistere alle diverse forme della repressione statale arrivata fino ad ipotizzare, provocatoriamente, l’associazione a delinquere, e pochi mesi dopo “avvisi orali” che identificano in alcuni militanti e disoccupati/e “soggetti socialmente pericolosi”, aprendo così la strada alla sorveglianza speciale. Lo hanno fatto con tenacia e intelligenza politica, rivolgendosi agli altri settori della classe lavoratrice, anzitutto ai lavoratori della logistica organizzati nel SI Cobas, come ai propri primi, naturali compagni di lotta.
Dall’inizio della guerra in Ucraina, poi, ed anche prima del suo scoppio, la loro propaganda contro l’aumento esponenziale delle spese militari e contro questa infame guerra è stata continua ed efficace, fino a condensarsi in uno slogan che dice tutto: “Loro la guerra, nostra la miseria”.
Negli scorsi mesi abbiamo faticato un po’ a far comprendere che “il nemico è in casa nostra”: sono i capitalisti e i loro governi, si chiamino Conte 1, Conte 2, Draghi o Meloni. Ma con le avanguardie e i portavoce del Movimento 7 novembre il dialogo è stato assai più stretto, semplice e risolutivo.
Ora la loro lotta è ad un solo passo dall’ottenere i primi, sudatissimi risultati concreti con l’avviamento per tutti/tutte, e per i disoccupati di Scampia 167 che si sono uniti a loro, a corsi di formazione finalizzati al lavoro nei settori individuati nel corso degli ultimi mesi insieme con le relative fonti di finanziamento.
Il governo Meloni, le sedi prefettizie e le istituzioni locali devono rispettare l’impegno a cui il governo Draghi è stato costretto, e rinunciare al gioco sporco di ulteriori rinvii. Per questo è importante la massima partecipazione alla manifestazione del 5 novembre: perché deve risultare chiaro al nuovo esecutivo che i disoccupati organizzati di Napoli non sono soli; che hanno conquistato la simpatia e il sostegno dei primi nuclei di disoccupati in agitazione di diverse città del Sud, e di tutto ciò che dà segni di vita, di volontà di lotta, in questo paese. Ed anche fuori dall’Italia.
Noi compagne/i della TIR siamo stati fin dall’inizio solidali con l’esperienza e il percorso di lotta del Movimento 7 novembre, in cui rivive il meglio dell’esperienza di lotta dei disoccupati organizzati degli anni ‘70 e ‘80. Lo abbiamo seguito da vicino nel suo svolgimento e nella sua crescita, raccogliendo e sostenendo l’impulso delle sue avanguardie a non restare confinati a Napoli e alla propria specifica vertenza.
Proprio da Napoli nel 2019, in una nostra iniziativa comune, venne rilanciata la proposta di un Fronte di lotta anticapitalista unitario tra disoccupati, precari e occupati stabili, tra proletari autoctoni e immigrati. Ci rallegriamo molto, perciò, delle risposte positive all’appello del Movimento 7 Novembre arrivate da più parti, anche dal mondo studentesco e dai giovani di Friday for Future. In questo momento niente è più indispensabile che stringere le fila delle forze disponibili a lottare. E l’unità finora raggiunta, che è altra cosa dalla semplice convergenza (tanto più se intermittente), premia l’instancabile iniziativa dei disoccupati organizzati di Napoli, e va ulteriormente sviluppata.
Ma il 5 novembre non è una scadenza: è la tappa di un percorso. Un percorso che, forte dello slancio raggiunto intorno alla prossima manifestazione di Napoli, guarda alla costruzione delle giornate di sciopero e di lotta del 2-3 dicembre, ed ancora oltre. In questa prospettiva tre cose ci sembrano essenziali e discriminanti:
1)assumere come primo compito di tutto il campo degli sfruttati e degli anti-capitalisti la lotta alla guerra, alle molteplici guerre del capitale in corso, all’economia di guerra e al governo Meloni, alla NATO, alla UE, che le stanno implementando. E assumerla su una linea inequivoca di disfattismo da entrambi i lati, perché entrambi i blocchi di stati a scontro in Ucraina e in altre parti del mondo sono nemici del proletariato e dell’umanità. La manifestazione del 3 dicembre a Roma sarà un primo importante test di questo impegno – in essa il SI Cobas chiama i proletari che organizza a fare un passo in avanti. Ed è positivo che anche altri sindacati “di base” abbiano deciso di aderire a questa iniziativa contro la guerra caratterizzata dall’internazionalismo operaio, nel solco degli orientamenti espressi dal convegno del 16 ottobre a Roma.
2)non accontentarci delle limitate forze che all’oggi riusciamo a raggiungere e mettere in campo, ma rivolgerci cocciutamente alla grande massa delle lavoratrici e dei lavoratori oggi fermi, impauriti, disorientati, per invitarli e incitarli a rompere la loro stasi, a vincere paura e disorientamento. A chi vive del proprio lavoro nulla di buono promette questo sistema sociale, né questo governo che ha iniziato la sua attività colpendo gli immigrati e preparandosi a colpire i percettori del reddito di cittadinanza, nello stesso momento in cui premia grandi e piccoli evasori e, soprattutto, i signori della guerra e della repressione. La pace sociale prepara il peggio. Solo la lotta, la lotta organizzata di grandi masse di lavoratori e di giovani, può portarci fuori dai sacrifici e dai terribili pericoli che l’evoluzione della situazione internazionale avvicina.
3)i drammatici mutamenti della scena mondiale prodotti dalle convulsioni del sistema sociale capitalistico in preda ad una crisi di portata storica, impongono a tutti di vincere ogni forma di routine minoritaria, il localismo, le logiche di auto-conservazione da piccoli gruppi o collettivi, e accettare la sfida della costituzione di una forza politica organizzata che raccolga e stringa le energie anti-capitaliste e internazionaliste più autentiche emerse nelle lotte sociali, sindacali, politiche di questi ultimi anni. Il convegno contro la guerra del 16 ottobre è stato un primo passo in questa direzione, altri e più decisivi passi sono urgenti.
31 ottobre
Tendenza internazionalista rivoluzionaria