15 anni di monitoraggio
dell’Osservatorio nazionale di Bologna morti sul lavoro.
Un bilancio
Il 31 dicembre si sono conclusi 15 anni di monitoraggio con l’Osservatorio che aprii il 1° gennaio 2008 per ricordare i sette lavoratori della ThyssenKrupp di Torino morti poche settimane prima.
Volevo ringraziare quei milioni di italiani e non solo che hanno visitato il blog e l’andamento dei morti sul lavoro in queste 15 anni
Chi dire di questi 15 anni?
Che in fondo alla nostra classe dirigente non ha importato nulla di queste tragedie, lo denuncio da 15 anni: solo dei laconici “mai morti sul lavoro” poi mai niente di concreto. La solitudine è stata la caratteristica di questi 15 anni, per non parlare di ostracismo, diffidenza, derisione, un nemico come mi diceva un importante giornalista e questo perché mettevo in discussione con i miei “morti” la loro narrazione minimalista che copre inefficienza e anche cose poco chiare come la gestione dei soldi sulla Sicurezza.
Nei grafici le vere dimensioni del fenomeno se si contano tutti i morti e non solo i morti per infortuni non assicurati a INAIL
Sono morti complessivamente oltre 19.000 lavoratori, una cittadina che scomparsa, 19.000 famiglie portate all’inferno, perché è di questo che si tratta, non c’è più niente di più atroce che perdere un proprio caro che muore sul lavoro quasi la metà morte sui luoghi di lavoro, oltre 9.450
Sono in contatto con tantissimi familiari di morti sul lavoro; che hanno perso figli e figlie, genitori, fratelli, padri, nonni: la loro sofferenza è inenarrabile con le parole, diverse morti sono davvero impressionanti per come sono accadute; bruciati vivi, schiacciati da rulli e compattatori, dilaniati da lame, soffocati da miasmi, schiacciati dal trattore, caduti dall’alto, fulminati, dilaniati da macchinari ai quali erano state tolte le sicurezze come Laila o Luana; insomma una galleria degli orrori su questa terra
Poi l’altra faccia di queste tragedie. Oltre la metà sono morti per le strade e in itinere, tante anche le donne come la postina Ambra e i rider William e Elena, le volontarie della Croce Rossa Bianca Maria e Gaia. Ho denunciato inutilmente che i morti sul lavoro sono molti di più documenti alla mano, ma niente troppo forte la manipolazione delle morti fatta dai potenti, pur avendo spedito migliaia e migliaia di mail ogni anno nessuno è venuto a vedere se quello che scrivevo era vero. Solo l’Osservatorio ha monitorato i morti sul lavoro in questi 15 anni, nessun altro. Neppure INAIL che lo avrebbe potuto e dovuto fare, che raccoglie solo le denunce che gli arrivano dal territorio e solo dai suoi assicurati, ma spaccia queste morti come rappresentative di tutto il panorama lavorativo. Ma non è vero, oltre 4 milioni non sono assicurati a questo istituto, poi ci sono i morti in nero, gli agricoltori schiacciati dal trattore 167 quest’anno e oltre 2.300 da quando ho aperto l’Osservatorio: morti che finiscono nel dimenticatoio, neppure nella morte ottengono giustizia. Ho dedicato a questo lavoro volontario buona parte del mio tempo, oltre 29.000 ore di lavoro complessivo. Ma a nulla è servito per smuoverli nella loro indifferenza, mi confortano le centinaia e centinaia di attestati di stima: di non chiudere questa esperienza unica nel suo genere in Italia e in Europa, come mi è stato detto nelle interviste di giornali e televisioni esteri. Parlano di cali anche quest’anno. Ma di quali cali parliamo se una buona parte di queste morti spariscono da ogni monitoraggio? L’Osservatorio registra sui luoghi di lavoro l’8% in più rispetto al 2021. Oltre 7.000 lavoratori non sono stati registrati da nessuna parte in questi 15 anni se non dall’Osservatorio. Tante volte mi sono ripromesso di smettere di registrare i morti, ma poi penso ai tanti che seguono questo osservatorio. Ai tantissimi familiari miei amici e la loro disperazione e rabbia e sconforto passavano.
La rabbia più grande è che analizzando la raccolta dati dell’Osservatorio si potevano salvare tante vite, sì, si potevano salvare se solo fosse stata data visibilità a queste vittime. Solo adesso si stanno finalmente accorgendo della pericolosità del trattore che uccide a ogni età e con una campagna mirata ai familiari di chi li guida si sarebbero potuti salvare: mettendo a disposizione dei fondi per rinnovare il parco trattori per la maggior parte obsoleto.
Così come ho denunciato da subito, che a uccidere la stragrande maggioranza degli edili sono le cadute dall’alto, ma c’è voluto un decennio perché si accorgessero che quello che scrivevo era vero. Anche qui si può fare tanto, se solo ci fosse la volontà di farlo. Dovrebbe cessare anche il malcostume di ministri del lavoro e delle politiche agricole che poi successivamente vanno a lavorare negli enti e Istituti che dovevano controllare da ministri. Se continuerò lo farò in silenzio senza più divulgare la vera realtà di queste tragedie, di un sistema complice per opportunismo, interessi occulti e poco chiari, menefreghismo, indifferenza verso la vita di chi lavora. In tanti si sono offerti di darmi una mano. Sto valutando una serie di offerte, da parte di cittadini qualunque e Organizzazioni, vediamo se verrà fuori qualcosa di concreto. Da artista che ha trascurato l’arte, con opere in diversi musei e collezioni, spero di riuscire a dedicare un piccolo mausoleo ai morti sul lavoro; una Piramide di Cheope in scala ridotta per ricordare con le loro fotografie centinaia di lavoratori e lavoratrici morti per il nostro benessere,
Sono caduti come in guerra, una guerra ingiusta che colpisce la parte più umile e sana della società.
In allegato la situazione dei morti sul lavoro delle Regioni che hanno il più alto numero di morti in rapporto al numero di abitanti, l’unico parametro valido per confrontare i morti tra le varie regioni, questo perchè tantissimi morti, il 30% in più mediamente ogni anno non risultano in nessun monitoraggio. solo l’Osservatorio ha monitorato i morti in questi 15 anni.
Carlo Soricelli curatore dell’Osservatorio nazionale di Bologna morti sul lavoro, che ha chiuso al pubblico il 31 dicembre 2022
Allegati
Morti sul lavoro in Italia per professione, età e nazionalità