E’ arrivata ieri la decisione del Tribunale del Lavoro di Prato su diciannove delle venti richieste di reintegra cautelare “di urgenza” dei licenziati della #IronLogistics. Il Tribunale ha deciso di non decidere. A parere della giudice, non c’è urgenza. Tutto rinviato al 31 marzo del 2023, quando inizierà il processo “ordinario”.
Per rendere l’idea di cosa voglia dire, a gennaio 2023 verrà sentito in aula il primo testimone del processo “ordinario” per la Texprint (lavoratori licenziati il 1 Aprile 2021). E’ evidente che con queste tempistiche non c’è davvero tutela nelle aule di Tribunale per chi perde ingiustamente il lavoro. E’ questa (un altra) riflessione seria che quasi nessuno vuole fare. Ma ci sarà anche ora chi continuerà a dire davanti ai picchetti “se pensate di avere ragione, dovete andare in Tribunale!”.
I licenziati della Iron&Logistics sono da tre mesi senza stipendio. E secondo il Tribunale possono rimanerci per almeno altri tre mesi, ammesso che il 31 marzo ci sarà una sentenza. In questi tre mesi hanno riveuto di Naspi complessivamente circa 650 euro. Perchè così poco?
Perchè prima di unirsi al sindacato e lottare hanno lavorato per due, tre, quattro anni per 14 ore al giorno senza un euro di contributi per la cooperativa TopLine che aveva prima l’appalto. Era giugno 2021 quando iniziò lo sciopero e fu denunciato tutto a Ispettorato ed Inps. E ancora oggi quei contributi non ci sono. Anche quella non è stata e non è un urgenza. E i lavoratori ancora aspettano i propri contibuti.
Viviamo in una città dove sgomberare un presidio sindacale fatto di tende e gazebi è un urgenza tale da riunire comitati straordinari per l’ordine pubblico e mobilitare reparti antisommossa ed elicotteri. Ma dove i diritti possono sempre aspettare.
Alcuni dei licenziati della Iron&Logistics in questi mesi non potranno rinnovare il proprio permesso di soggiorno perchè è già scaduto e pochè scadrà prima del 31 marzo. Ma nel dispositivo del giudice questo problema semplicemente non esiste. E’ un sistema che ti crea il problema e poi ti offre la sua “soluzione”: tornare a lavorare 12 o 14 ore al giorno in un capannone del macrolotto pur di avere un contratto di quattro ore con cui rinnovare il permesso.
Insomma, per il Tribunale questa non è un urgenza. E’ invece il momento di dire che IL LAVORO DIGNITOSO E’ L’URGENZA DI PRATO.
Nel frattempo, continua il silenzio imbarazzante della Regione Toscana dopo la decisione dell’Iron&Logistics di non rispettare l’accordo che prevedeva la reintegra dei primi lavoratori già lo scorso 16 dicembre.
Ricordiamocele tutte queste cose la prossima volta che qualcuno chiede “com’è possibile che a Prato si lavora 12 ore 7 giorni?”. E ancora di più quanto siano preziose le lotte dei lavoratori che stanno sfidando questo sistema.
30 dicembre
S.I. Cobas Prato e Firenze