“Questa guerra non è la nostra guerra”
La guerra tra Nato-UE e Russia (e Cina) sulla pelle degli ucraini è stata e sarà uno spartiacque tra le organizzazioni e i militanti schierati, come l’internazionalismo proletario esige, per il disfattismo su entrambi i fronti, e le organizzazioni e gli individui che in maniera aperta o dissimulata hanno sposato la causa di uno dei due fronti. Su questa collocazione si è già spaccato ovunque il frastagliatissimo arcipelago trotskista con una larga prevalenza delle posizioni pro-imperialismo occidentale in nome della ingannevole parola d’ordine della “lotta di auto-determinazione” del “popolo ucraino”. Si è spaccato verticalmente anche il mondo degli anarchici, come vedremo nei prossimi giorni segnalando un interessante documento di alcuni anarchici della Cechia che fa il punto sui “miti” posti da gruppi che si richiamano all’anarchia a giustificazione del loro schieramento a fianco del governo Zelensky e, perciò, della Nato. Si è diviso in modo irreversibile, secondo noi, anche il mondo m-l, e quello che si suole chiamare tuttora, in modo molto improprio, “movimento comunista internazionale”, all’interno del quale è largamente predominante lo schieramento pro-Russia in nome del “mito” secondo cui un “ordine mondiale multipolare” – ultracapitalistico, s’intende – sarebbe, per gli sfruttati, preferibile a quello attuale.
Il testo della Kommunistische Organisation non è affatto omogeneo al nostro inquadramento della “questione russa” e della controrivoluzione in Russia e nel mondo, tutt’altro. Come già abbiamo osservato ai compagni del Fronte dei lavoratori dell’Ucraina, l’affermazione del processo controrivoluzionario in Russia e altrove precede di molto sia il 1989 che la “svolta” krusceviana, e il problema non è semplicemente di date, ma delle lenti teorico-politiche con cui si legge la storia della rivoluzione proletaria e della controrivoluzione borghese. Del pari, è piuttosto sommario parlare di Euromaidan e del rovesciamento di Yanukovych come di un puro e semplice “colpo di stato”, dal momento che nel corpo dell’economia e della società ucraina, ed anche di una parte dello stesso proletariato ucraino, la forza di attrazione del capitalismo occidentale più centralizzato, in quanto apparente garante di diritti democratici “per tutti” e realmente più affluente di quello russo, è un dato di realtà da svariati decenni.
Ma su tutto ciò e su altri possibili rilievi a questo documento, fa premio, a nostro avviso, l’inequivoco schieramento disfattista su ambo i lati di questi compagni. Anzitutto, e ci mancherebbe!, nei confronti dell’imperialismo tedesco, che ha sempre più normalizzato la propria partecipazione alle guerre anche “negli strati popolari e della classe operaia”, lanciando con il governo Scholz un ciclopico piano di riarmo volto a sancire sul piano militare “la graduale ascesa a nuova grande potenza” della Germania unificata, e nei confronti della NATO, sottraendosi così al tam tam militarista anti-russo che impazza in Germania e in tutta Europa, ma senza concessioni al presunto carattere anti-imperialista e anti-nazista dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Putin. Giustamente, la differenza di potenza tra i vari stati capitalisti in conflitto non è considerata una “differenza qualitativa”, di classe, e quindi un argomento valido per allinearsi al campo anti-occidentale.
Altrettanto fondamentale, e discriminante, è il rifiuto di considerare la guerra in Ucraina come qualcosa di a sé stante, isolandola “dagli altri eventi mondiali”, per inquadrarla invece, quale è in modo inequivocabile, come “il risultato delle lotte all’interno del sistema mondiale imperialista” per una nuova spartizione del mercato mondiale. L’affermazione perentoria “non c’è speranza per la classe operaia in un ‘ordine mondiale multipolare. L’ascesa di nuove potenze all’interno del sistema dell’imperialismo non significa un indebolimento dell’imperialismo, ma è accompagnata da conflitti crescenti in cui i lavoratori dei diversi paesi vengono trasformati in nemici” è senz’altro sottoscrivibile. Con una precisazione: moltiplicando le contraddizioni in seno al sistema, l’ascesa di nuove potenze capitalistiche necessariamente “revisioniste” può anche produrre un complessivo indebolimento del sistema mondiale del capitale, ma il proletariato può trarne benefici solo ed esclusivamente se manterrà una totale autonomia dai due, o più, schieramenti capitalistici in lotta mortale tra loro.
Inusuale, e indicativa, è la chiusa del documento che mette in fila una serie di domande, su cui scavare – questa posizione, questa attitudine a riconoscere le proprie “carenze” e ricercare nuove, più convincenti risposte, va incoraggiata con il dibattito e il confronto per spingerla ad una maggiore definizione di cos’è oggi il capitalismo e delle forme attuali dei suoi antagonismi, e ad una riconsiderazione coerentemente internazionalista del passato del movimento comunista proletario. Non si possono pretendere svolte ed analisi che regolano rapidamente ed una volta per tutte i conti col passato, specie se questo passato coincide con il proprio passato, con la propria stessa lunga esperienza politica. Ma per essere all’altezza dei compiti di lotta del presente, i compagni di cui pubblichiamo la risoluzione hanno avuto il coraggio di scindersi dalla propria vecchia organizzazione – o, il che è quasi lo stesso – di espellere da essa tutti coloro (la metà) che hanno sposato la posizione “multipolarista”, e quindi il campo Russia-Cina. Si sa quanto fanno male, a chi le vive, le scissioni, e quanto il raggruppamento delle forze stia a cuore ai veri militanti della causa rivoluzionaria. Ma ricordiamo una consegna salutare, valida oggi come ieri: per unirsi in modo fruttuoso intorno a questa causa, è necessario delimitarsi. E non c’è possibilità di compromesso tra internazionalisti e campisti.
Redazione Il Pungolo Rosso
Risoluzione del Congresso Straordinario
della Kommunistische Organisation
– gennaio 2023
La guerra in Ucraina è una guerra imperialista tra l’Ucraina, sostenuta dalla NATO, e la Federazione Russa. Questa guerra non è la nostra guerra e la classe operaia internazionale non deve schierarsi. Il nostro compito principale come comunisti in Germania è quello di lottare contro la politica di guerra della NATO e dell’imperialismo tedesco e di smascherare la loro propaganda di guerra.
L’imperialismo tedesco sta facendo la guerra. Lo slogan „Mai più guerra!“, che ha trovato ampio spazio tra le masse dopo il massacro imperialista delle due guerre mondiali e ha espresso il loro desiderio di pace, è sempre stato osteggiato dalla classe dirigente della Repubblica Federale Tedesca. Con il riarmo della RFT, la sua integrazione nell’alleanza offensiva anticomunista della NATO, infine con le operazioni militari in Bosnia e il ruolo di primo piano nell’invasione della Jugoslavia nel 1999, l’imperialismo tedesco ha compiuto passi avanti perché la graduale ascesa a nuova grande potenza, dopo la sconfitta nella Seconda Guerra Mondiale, abbia anche il suo lato militare. Le missioni di guerra in Jugoslavia, Afghanistan e Mali, numerose altre missioni militari e il tono sempre più aggressivo del linguaggio pubblico verso l’aperta giustificazione della guerra e degli armamenti hanno portato anche a una normalizzazione della guerra negli strati popolari e della classe operaia. Con la guerra imperialista in Ucraina, questo sviluppo si è intensificato.
Il nostro nemico principale: l’imperialismo tedesco e la NATO!
In Ucraina, le forze armate della Federazione Russa e dell’Ucraina, ovvero due ex nazioni sovietiche sorelle, si stanno affrontando in guerra aperta. Ma dietro l’Ucraina c’è la NATO che, sebbene non sia ancora intervenuta direttamente nei combattimenti, sta sostenendo il governo di Kiev con forniture di armi e denaro senza precedenti e allo stesso tempo sta imponendo massicce sanzioni contro la Russia, con l’obiettivo dichiarato di metterla in ginocchio. Per decenni, i paesi della NATO, soprattutto gli Stati Uniti, hanno lasciato una scia di sangue di guerre e guerre civili, colpi di stato e attentati in tutto il pianeta, dalla Corea al Vietnam, dall’Indonesia all’Iraq e all’Afghanistan. Sono responsabili di milioni di morti e di enormi distruzioni.
Nei confronti della Russia, la NATO ha perseguito una strategia di accerchiamento e respingimento fin dalla controrivoluzione dell’Unione Sovietica. Le molteplici promesse fatte ai leader sovietici controrivoluzionari dagli Stati occidentali in merito alla non espansione della NATO furono già sfacciatamente disattese negli anni successivi, in particolare con l’adesione di Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria nel 1999. Con il secondo allargamento a est della NATO nel 2004, furono incluse anche le repubbliche baltiche, estendendo l’alleanza bellica fino ai confini della Russia. L’Ucraina ha sempre rivestito un’importanza centrale per le strategie degli imperialisti occidentali, in particolare degli Stati Uniti: integrarla nel loro blocco e quindi isolare la Russia dai suoi vicini europei è stato visto come un importante tassello per il contenimento e l’accerchiamento della Russia. Con la cosiddetta „rivoluzione arancione“ del 2004, i governi e i servizi segreti dei paesi occidentali riuscirono a portare al potere il candidato filo-occidentale Viktor Yushchenko contro Viktor Yanukovych. Dopo che Yanukovych è diventato presidente ucraino nel 2010, ha perseguito un riavvicinamento con la Russia e ha chiesto lo status di osservatore nell’Unione Economica Eurasiatica guidata dalla Russia nell’agosto 2013, gli sforzi degli imperialisti occidentali per rovesciarlo sono continuati. Quando il governo ucraino ha sospeso la firma di un accordo di associazione con l’UE nel novembre 2013, con il sostegno dell’Occidente sono iniziate le proteste contro il governo („Euromaidan“), che hanno portato alla destituzione di Yanukovych con un colpo di stato nel febbraio 2014. Il governo golpista, composto da forze nazionaliste, filo-occidentali e fasciste, ha immediatamente firmato l’accordo con l’UE, ha tagliato le relazioni con la Russia e ha iniziato a discriminare la popolazione di lingua russa. Le contro-proteste nel sud e nell’est dell’Ucraina („Antimaidan“), inizialmente motivate principalmente dalla politica anti-russa in materia di lingua e nazionalità e dalla riabilitazione del fascismo da parte del governo di Kiev, hanno portato alla secessione della „Repubblica Popolare di Donetsk“ e della „Repubblica Popolare di Lugansk“ nel Donbass. Lo Stato ucraino ha proceduto alla riconquista militare di queste aree e ha ripetutamente violato il cessate il fuoco anche dopo gli accordi di Minsk del 2014/15. Già durante la guerra del 2014 nell’Ucraina orientale il governo di Kiev è stato sostenuto dalla NATO e dagli Stati dell’UE con denaro e armi, impedendo una soluzione duratura del conflitto. Che un’Ucraina legata alla NATO non sarebbe stata accettabile per il governo russo, che ogni passo in questa direzione avrebbe aumentato il pericolo di guerra, era noto ai circoli dirigenti dell’Occidente, che hanno mantenuto consapevolmente la loro linea aggressiva.
Tutti questi fatti sottolineano: la NATO è un nemico mortale per noi comunisti, ma anche per ogni lavoratore e per tutte le persone che amano la pace, contro il quale è necessario condurre una lotta decisiva!
Il governo di Kiev dal 2014: il governo della reazione più nera
Il governo di Kiev dal 2014, che dalla propaganda occidentale viene ora dipinto come „difensore della democrazia“, è un governo della reazione più nera: mentre nel periodo post-golpe i ministri del partito fascista Svoboda facevano addirittura parte del governo, i governi successivi hanno continuato a collaborare con i vari gruppi fascisti, soprattutto con il reggimento Azov nella guerra civile contro il Donbass. Il terrore fascista contro gli oppositori politici è stato coperto dallo Stato: il massacro nella Casa dei Sindacati di Odessa del 2 maggio 2014, in cui, secondo le cifre ufficiali, 48 persone sono state uccise dai neonazisti, non è stato indagato e non è mai stato condannato. Gli assassini di massa fascisti e i collaboratori della Wehrmacht Stepan Bandera, Andrij Melnyk e Roman Shukhevych sono venerati come eroi nazionali e i bambini ucraini vengono cresciuti nelle scuole con il veleno del nazionalismo e dell’anticomunismo. Le organizzazioni comuniste e quelle che si dichiarano tali sono state messe al bando dal governo golpista. La guerra nel Donbass è continuata a bassa intensità nonostante gli accordi di cessate il fuoco e ha provocato un totale di 14.000 morti da entrambe le parti a maggio 2021, secondo le Nazioni Unite. Dall’invasione russa del 24 febbraio 2022, la natura autoritaria del governo ucraino si è intensificata, anche mettendo al bando non solo i partiti comunisti ma anche tutti gli altri partiti che mettevano in discussione la linea di guerra del governo, compreso il più grande partito di opposizione, For Life. Il governo ucraino deve essere condannato con forza e qualsiasi sostegno a questo governo deve essere contrastato, questo è particolarmente vero per noi comunisti in Germania a causa della forte dipendenza dell’Ucraina dall’UE e dalla NATO. L’ipocrisia e la mendacità della propaganda occidentale dimostrano che l’autoritarismo viene denunciato in Russia ma negato e minimizzato in Ucraina.
La lotta per la ridivisione del mondo
La guerra in Ucraina non può essere compresa isolatamente dagli altri eventi mondiali, ma è il risultato delle lotte all’interno del sistema mondiale imperialista. Il sistema mondiale imperialista è un ordine mondiale globale all’interno del quale i monopoli capitalisti e gli stati ad essi associati competono tra loro per la distribuzione del plusvalore derivato dallo sfruttamento della classe operaia internazionale, ma anche per il controllo di territori strategicamente importanti, materie prime, ecc. La base economica dell’imperialismo, il capitalismo monopolistico, ha prevalso in questo processo quasi ovunque nel mondo. Tuttavia, ci sono enormi differenze tra la forza dei paesi in cima o in fondo alla classifica. Queste differenze si esprimono anche in modi qualitativamente diversi di esercitare la propria influenza, ad esempio nella disponibilità di armi di distruzione di massa e di sistemi d’arma strategicamente importanti come le portaerei, nell’esistenza di monopoli dominanti a livello globale, di una valuta utilizzata a livello internazionale come il dollaro o l’euro, di industrie proprie in settori ad alta tecnologia e di industrie della difesa, di basi militari straniere, ecc. Queste differenze non devono assolutamente essere sottovalutate per l’analisi della politica globale, ma non significano che il carattere sociale degli Stati più deboli e di quelli più forti debba essere qualitativamente differenziato, perché le leggi del capitalismo monopolistico prevalgono anche nei paesi capitalisti sviluppati più deboli.
In quanto capitalismo monopolistico, l’imperialismo produce per legge contraddizioni esplosive tra i monopoli e tra gli stati capitalisti, che si scaricano in conflitti e guerre per la spartizione di mercati, materie prime, territori, vie di trasporto, aree militarmente importanti, ecc. La situazione mondiale odierna è caratterizzata soprattutto dalla relativa ascesa della Cina, ma anche di numerosi altri paesi capitalisti, e dalla crescente messa in discussione ed erosione dell’egemonia degli Stati Uniti e dell’Europa occidentale. Anche la Russia rimane un importante avversario degli Stati Uniti e dell’Unione Europea, soprattutto per le sue dimensioni, l’abbondanza di materie prime, la sua forza militare e, sempre più spesso, le sue buone relazioni con la Cina e l’Iran. Per arrestare il loro relativo declino, le alleanze imperialiste dell’Occidente, in particolare l’UE e la NATO, stanno intraprendendo azioni aggressive contro i loro principali rivali, la Russia e la Cina. L’accerchiamento militare di entrambi gli Stati, le sanzioni contro la Russia e la guerra commerciale contro la Cina mirano a limitare il margine di manovra e le possibilità di sviluppo dei due rivali.
L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia è stata una misura per contrastare questo fenomeno e per rafforzare la posizione di potere della Russia. La guerra è stata resa possibile dalla controrivoluzione capitalista nell’Unione Sovietica, dalla distruzione del socialismo, che per decenni aveva reso possibile la coesistenza pacifica di diversi popoli, che oggi si stanno nuovamente scagliando l’uno contro l’altro in varie guerre sanguinose (Ucraina, Azerbaigian-Armenia, Kirghizistan-Tagikistan, Cecenia, Transnistria) per massacrarsi a vicenda.
La guerra in Ucraina non è la nostra guerra!
La guerra in Ucraina, come ogni guerra, comporta enormi distruzioni e la morte violenta di decine di migliaia di persone. Ma c’è anche il pericolo di un’escalation verso una Terza Guerra Mondiale, ovvero una guerra inter-imperialista aperta tra la NATO e la Russia, le principali potenze nucleari del mondo. Una guerra del genere minaccia di distruggere ampie fasce dell’umanità e, come minimo, di trasformare l’Europa in un cimitero. La classe operaia e i popoli di tutti i paesi devono lottare fianco a fianco contro il pericolo di un simile scenario di orrore.
La guerra in Ucraina viene combattuta sulle spalle delle masse e soprattutto sulle spalle della classe operaia e sono loro a pagare il conto: La stanno pagando con decine di migliaia di morti, traumatizzati e mutilati, civili di tutte le età e soldati. Ne stanno pagando le conseguenze con la distruzione di città, villaggi, fabbriche e infrastrutture, la maggior parte delle quali sono conquiste del socialismo sovietico e sono state create dalla classe operaia ucraina con il lavoro delle proprie mani. La Russia sta pagando con un calo massiccio del tenore di vita e un aumento del costo della vita, a causa delle sanzioni occidentali; l’Ucraina con la guerra e la distruzione deliberata delle infrastrutture; l’Europa occidentale con la sospensione del commercio di gas con la Russia. E anche politicamente stanno pagando, in quanto i diritti democratici vengono smantellati in tutti gli Stati coinvolti, si intensifica l’istigazione sciovinista, militarista e nazionalista delle masse e i gruppi fascisti stanno guadagnando ulteriore influenza grazie al loro ruolo nella guerra.
La classe operaia e le masse stanno pagando il conto e nessuna delle parti in conflitto sta agendo nel loro interesse: I guerrafondai della NATO e il governo reazionario di Kiev non hanno comunque nulla da perdere, ma nemmeno lo Stato russo. La Russia è uno stato capitalista che rappresenta gli interessi di una piccola minoranza di ricchi capitalisti. Lo stato russo legittima la guerra con una propaganda sciovinista che mette in dubbio l’esistenza stessa di una nazione ucraina, denigra la politica di nazionalità internazionalista dei bolscevichi e fa appello alla Grande Russia. La guerra è anche una reazione da parte russa all’espansione aggressiva della NATO, ma sarebbe sbagliato affermare che è stata costretta a fare questo passo: Non vediamo alcuna seria indicazione di una minaccia immediata ed esistenziale per la Russia da parte della NATO, soprattutto perché il deterrente delle armi nucleari russe esiste ancora. Inoltre, la Russia si preoccupa di preservare e riconquistare l’influenza russa in questa regione strategicamente importante con l’aiuto della minoranza russofona, l’accesso ai porti commerciali e militari del Mar Nero, il mercato ucraino, le risorse minerarie e l’eccezionale importanza agricola del paese. La prevenzione dell’accerchiamento militare attraverso i sistemi di difesa missilistica e lo stazionamento della Flotta russa del Mar Nero in Crimea come strumento di proiezione di potenza nel Mar Nero e nel Mediterraneo hanno lo scopo di mantenere il margine di manovra della Federazione Russa in quanto grande potenza politica e militare.
La guerra imperialista pone sfide molto difficili alla classe operaia di tutti i paesi coinvolti. È tutt’altro che facile resistere alla propaganda di guerra reazionaria dello Stato borghese e prendere coerentemente la posizione dell’internazionalismo proletario in ogni situazione. Anche in Germania, settori significativi della „sinistra“ opportunista o socialdemocratica appoggiano la politica dell’imperialismo tedesco o addirittura chiedono al governo misure guerrafondaie ancora più dure. In questa situazione, si dimostra ancora una volta che l’assenza di un partito comunista sulla base del marxismo-leninismo implica il disarmo della classe operaia. Senza questo partito, non riusciremo a combattere efficacemente la propaganda sciovinista dell’imperialismo tedesco, né sarà possibile evitare che coloro che dubitano della mendace agitazione dei governanti scivolino in vicoli ciechi reazionari come quelli offerti dall’AfD.
La classe operaia di tutti i paesi deve condurre la lotta contro la classe capitalista del proprio paese, ma anche contro i rappresentanti dei capitalisti stranieri. Sebbene in alcune situazioni sia possibile e corretto sfruttare tatticamente le contraddizioni tra gli Stati capitalisti, non c’è speranza per la classe operaia in un „ordine mondiale multipolare“. L’ascesa di nuove potenze all’interno del sistema imperialista non significa un indebolimento dell’imperialismo, ma è accompagnata da conflitti crescenti in cui i lavoratori di diversi paesi vengono trasformati in nemici.
In Germania, per i comunisti, la lotta contro la propria borghesia significa soprattutto lotta contro la politica di guerra del governo tedesco, dell’UE e della NATO, contro le sanzioni – che sono azioni di guerra con altri mezzi -, contro le forniture di armi, contro il sostegno al governo ucraino, contro l’agitazione contro i russi, contro la relativizzazione dei fascisti, per la chiusura di tutte le basi militari all’estero, per il ritorno di tutti i soldati dall’estero. Queste singole lotte devono fondersi in un’unica sola sotto lo slogan della lotta per l’abolizione delle cause della guerra, per il rovesciamento della borghesia in Germania e ovunque, per il socialismo!
Cosa vogliamo ancora chiarire
Per la KO non c’è mai stata contraddizione tra il sostenere e difendere le proprie posizioni e lasciare spazio alle nostre carenze e al bisogno di chiarimenti. Se questa fosse una contraddizione, non saremmo in grado di prendere posizione su quasi tutte le questioni politiche o gli eventi attuali, perché ci sono sempre questioni che devono essere approfondite o che devono rimanere momentaneamente aperte. Pertanto, la nostra posizione sulla guerra in Ucraina non significa la fine dello studio delle ragioni di questa guerra e della nostra comprensione dell’imperialismo, che ovviamente può anche portare a un cambiamento della nostra posizione o a una revisione delle Tesi Programmatiche. Tra le altre, vogliamo affrontare le seguenti domande in modo più dettagliato:
Quali diverse qualità si possono distinguere nella descrizione delle relazioni tra paesi?
Il capitalismo monopolistico ha prevalso come forma economica determinante in tutti i paesi capitalisti? Esiste una borghesia monopolistica separata in ogni paese? In caso contrario, come si può inquadrare il capitalismo in paesi che non hanno una propria borghesia monopolistica?
Quali effetti ha la dipendenza relativa dei paesi più deboli e meno forti all’interno dell’ordine mondiale imperialista sulle possibilità e sulle forme di sviluppo del capitalismo in essi? Attraverso quali meccanismi si riproduce la dipendenza relativa?
Con quale orientamento deve essere condotta la lotta nei paesi colonizzati o occupati come la Palestina, il Sahara occidentale o, fino a poco tempo fa, l’Afghanistan e l’Iraq, per esempio? Che ruolo ha la lotta per il socialismo come obiettivo immediato, che ruolo ha la lotta di classe all’interno delle nazioni oppresse?
Il livello d’internazionalizzazione del capitale (della struttura proprietaria, delle attività, ecc.) cambia il legame della borghesia allo stato nazionale? Se sì, come?
Un’analisi approfondita del capitalismo in Russia e in Cina, con attenzione all’accentuato ruolo dello Stato in quanto capitalista ideale.
Secondo noi, quali sono state le ragioni decisive per cui il governo russo ha deciso di invadere? Che peso hanno i rispettivi elementi?
La lotta nel Donbass contro il governo di Kiev ha avuto, almeno a tratti, le caratteristiche di una lotta di liberazione nazionale degna di essere sostenuta? Se sì, sono scomparsi del tutto nel frattempo? Quando e in che modo è successo?
Quali condizioni devono essere soddisfatte perché uno Stato possa essere definito fascista? Quali sono le implicazioni per la strategia e la tattica della classe operaia quando il fascismo è al potere in un paese?
Come deve essere valutata la relazione tra la RFT e l’imperialismo statunitense, quali contraddizioni tra loro, sovrapposizioni di interessi o dipendenze determinano le loro azioni nella guerra in Ucraina?