OGGI TRA SANITÀ, SOCCAVO E TUTTE LE PERIFERIE DI NAPOLI.
TAGLIAMO LA GUERRA, NON IL REDDITO.
GUERRA AGLI OPPRESSORI.
PACE TRA GLI OPPRESSI
Giornali, televisioni, politici ci ricorderanno oggi del primo anniversario dell’invasione russa dell’Ucraina, ultimo atto però di un conflitto che si protrae da ormai 9 anni nella regione, figlio delle mire espansioniste della Nato ad est e delle pretese della Russia di tenere sotto stretto controllo le sue tradizionali sfere d’influenza.
Un conflitto scoppiato nel 2014 nelle regioni del Donbass che già prima del 24 febbraio aveva prodotto oltre 14mila morti.
La guerra in Ucraina rappresenta la conseguenza più nefasta delle crescenti tensioni interimperialiste delle principali potenze capitalistiche negli ultimi anni.
A fronte di una nuova configurazione dei rapporti di forza internazionali e di una crisi sistemica ormai irreversibile, la guerra rimane l’unica risposta che gli Stati capitalisti riescono a trovare per tentare di salvaguardare il loro potere.
L’Italia è in guerra dall’inizio. Nelle scorse settimane il Parlamento italiano ha votato l’invio di armi all’Ucraina per tutto il 2023.
Il Governo Meloni, in piena continuità con l’Agenda Draghi e col sostegno della quasi totalità del Parlamento, conferma un coinvolgimento spinto del nostro Paese nel conflitto imperialista ucraino, favorendo così l’industria italiana delle armi e tutti quei settori economici che vedono opportunità di profitto nella ricostruzione dei territori distrutti.
Questa guerra ci parla di un sistema economico e sociale sempre più in crisi e per questo sempre più pericoloso, che ricorre alle armi per potere continuare a sopravvivere.
In Italia, infatti, il governo Meloni, così come parte dei partiti all’opposizione PD e amici, in perfetta continuità con l’ esecutivo Draghi e quelli precedenti, ha indossato l’ elmetto continuando a sostenere con ingenti risorse e con armi sempre più sofisticate il governo ucraino.
I costi delle politiche di riarmo vengono scaricate sulle spalle dei lavoratori e delle loro famiglie, e assistiamo al peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro di larghi settori delle classi subalterne: abolizione del Reddito di Cittadinanza, casse integrazioni, aperture di procedure di licenziamento collettive a cui si accompagna l’aumento generalizzato del costo della vita a partire dai generi di prima necessità e da quelli energetici, a fronte di salari sempre più insufficienti a coprire le spese per potere sopravvivere.
A farne le spese sono anche gli studenti, colpiti dall’ennesima campagna di tagli all’istruzione pubblica e dal caro scuola.La rincorsa dunque alla produzione di armi e munizioni per finanziare la guerra e l’aumento costante delle spese militari ha come suo ovvio contraltare la riduzione della spesa sociale e i continui tentativi di ridurre ulteriormente gli spazi di agibilità per le lotte e il conflitto sociale.
Per questo oggi e domani da Napoli a Palermo, passando per Taranto, Bari, Cosenza, Catania siamo stati nei quartieri popolari delle nostre città, fuori le basi militari che occupano i nostri territori, al fianco delle mobilitazioni degli studenti per ribadire la nostra totale contrarietà alla guerra e alle politiche di guerra che stanno peggiorando le nostre condizioni di vita già rese un inferno da una crisi economica decennale e dalle politiche dei governi di ogni schieramento che si sono susseguiti negli ultimi anni.
Firmatari
Antudo Cap80126
Casa Occupata via Garibaldi Taranto
Fgc Calabria
Fronte Comunista Calabria
LaBase Cosenza
Laboratorio Politico Iskra
Lavoratori dello spettacolo autorganizzati Cobas Puglia
Movimento di lotta “Disoccupati 7 Novembre”
STRAPPARE RISULTATI CONCRETI PER CHI LOTTA!
INDICARE UNA STRADA DI LOTTA PER TUTTE E TUTTI!
La settimana che si è conclusa è stata ricca di iniziative di lotta dove giorno dopo giorno si è alzata la tensione.
Domani incomincia un altra settimana nella quale dobbiamo verificare che vengano assunti gli impegni per portare in avanti il percorso relativo ai disoccupati organizzati appartenenti alle platee storiche riguardante formazione legata ad una prospettiva di inserimento lavorativo.
Per questo invitiamo tutti/e alla massima attenzione e partecipazione alle eventuali iniziative di lotta e/o assemblee che verranno convocate.
Mentre con grande determinazione continua la nostra lotta e mentre le istituzioni continuano a rimandare circa gli impegni assunti che potrebbero dare prime, parziali ed insufficienti risposte, le condizioni generali di vita e di (non) lavoro peggiorano giorno dopo giorno a causa della crisi generale del sistema di produzione capitalistico, dell’escalation bellica e dei suoi costi sociali scaricati sui proletari, lavoratori occupati e non occupati, strati popolari impoveriti.
E’ chiaro, quindi, che il nostro impegno deve essere quello di legare sempre di più la lotta per la garanzia di un salario (lavoro o non lavoro) e per un piano straordinario per i progetti del lavoro socialmente necessario ai bisogni sociali alla lotta più complessiva per la ricomposizione di classe e l’unità di tutti gli sfruttati.
Se non saremo noi a metterci di traverso ai piani padronali, non ci saranno conquiste o vittorie parziali che potranno essere sufficienti.
Riportiamo al centro la voce dei lavoratori, lavoratrici, disoccupati/e e di tutti gli sfruttati, per la modifica dei rapporti di forza a favore della classe lavoratrice, per il rovesciamento di questo sistema parassitario, produttore di morte.
CONTRO GUERRA, GOVERNO E CAROVITA:
LOTTA DI CLASSE!PROLETARI DI TUTTI I PAESI UNITEVI!
Movimento di Lotta – Disoccupati “7 Novembre“