8 marzo di sciopero dai cancelli Iveco di Torino:
una giornata di lotta importante e profondamente significativa
Perché?
- uno sciopero con presidio davanti ad una fabbrica ex-Fiat non succedeva da decenni
- a protestare non sono i metalmeccanici con le “tute blu” ma gli operai con i “giubbotti arancioni“ delle aziende in appalto
- protagoniste sono le donne, grande parte della forza-lavoro che maggiormente sta soffrendo il peggioramento delle condizioni di vita causato da bassi salari, discriminazioni, precarietà e problemi di salute
- le donne davanti ai cancelli con le operaie Iveco in lotta ci ricordano che nei momenti cruciali sono sempre in prima fila (nella rivoluzione francese e nella Comune di Parigi, nella rivoluzione russa a Pietroburgo, nelle proteste per il pane e – la pace dalla prima guerra mondiale al biennio rosso a Torino…), e non per caso: la donna soprattutto proletaria porta la responsabilità della riproduzione esistenziale della nostra specie, anche a partire dalla propria “famiglia”, oltre che di una parte crescente della produzione e dei servizi
- dai cancelli per lottare insieme si sono ritrovate realtà di vita diverse: disoccupat, lavorat italian* e immigrat, giovani, student, lavorat* precar* e garantit, femministe, attivist dei movimenti del clima e contro il carovita, a difesa dei territori e della sanità
Persone e soggetti reali che già sabato scorso si erano incontrati al Cecchi Ponti nella conferenza-assemblea “Unire le lotte. Necessità urgente”, per riannodare il filo comune che lega le problematiche di questo sistema: dai bassi salari alle discriminazioni, al carovita, dalla prevenzione e cura della salute alle speculazioni nella sanità, dalle guerre ed il riarmo all’economia di guerra, dal cambiamento climatico alla distruzione dei territori, dalla precarietà ai licenziamenti.
È significativo che in centinaia si siano trovati davanti all’Iveco (ex Fiat ora fondo Exor) di proprietà della famiglia Agnelli-Elkann che da un secolo determina la storia della vita di sfruttamento ma anche delle lotte di questa città (e non solo).
Questa riuscita azione conferma la possibilità di superare i limiti di un certo sindacalismo autoreferenziale e burocratizzato incapace di rispondere ai bisogni dei lavoratori e rapportarsi con il movimento reale, appiattito su posizioni economiciste e corporative quando non asservito alla compatibilità del sistema e del suo stato, perciò incapace di cogliere le contraddizioni che vive la classe lavoratrice nel suo senso più generale e contemporaneo.
Un grande segnale che accende una piccola luce sul percorso di ricomposizione delle lotte che possiamo realizzare con un collegamento organizzato più ampio per agire concretamente nei tempi che viviamo.
10 marzo
S.I. Cobas Torino