COMUNICATO
SU AZIONE GIUDIZIARIA IN BRT:
SOLO LA MOBILITAZIONE
POTRA’ FAR CAMBIARE REALMENTE LA SITUAZIONE!
Apprendiamo dai giornali che BRT è stata messa in amministrazione giudiziaria a seguito di una indagine della Procura di Milano da cui sono emersi molti aspetti della gestione degli appalti che riguardano sia il lavoro di facchinaggio che del personale viaggiante.
Come Adl Cobas e Si Cobas siamo entrati in BRT (allora Bartolini) nel momento in cui centinaia di lavoratori, per la stragrande maggioranza stranieri, si sono rivolti a noi per denunciare condizioni di lavoro di tipo schiavistico.
Orari di lavoro folli, flessibilità selvaggia, nessuna garanzia sul rispetto del contratto di lavoro sottoscritto e di quello nazionale, paga conglobata, evasione contributiva e fiscale alle stelle, malattia e infortunio pagati solo al 50 % da inps e Inail solo dal 4° giorno, inquadramento a libera scelta del datore di lavoro, tutti i lavoratori costretti ad essere soci di cooperative, costretti a pagare anche ingenti quote sociali, cambi appalto frequentissimi con perdita di tfr, scatti ecc.
Nessun riconoscimento del lavoro notturno e di quello straordinario, retribuiti per lo più con voci illegali quali “trasferta Italia”.
Questo il mondo che abbiamo trovato in Bartolini così come in tutti gli altri magazzini della logistica, da TNT a GLS, a SDA, a Fercam, a Geodis, e a buona parte della Grande Distribuzione Organizzata, comprendente tutti i grandi marchi dell’alimentare e di tutti gli altri settori.Logistica quindi come grande business, per le grandi aziende dei corrieri espressi e della GDO. Un business che ha prodotto miliardi di profitti sulla pelle dei lavoratori.
Solo grazie alle lotte portate avanti da 15 anni a questa parte contro i gestori della logistica, ma anche contro i sindacati confederali, che si sono rivelati complici del sistema di sfruttamento del modello organizzativo basato sugli appalti e sulla gestione delle cooperative, si è riusciti a smantellare almeno in parte il sistema delle cooperative e a consentire a parte della magistratura di intervenire.
A livello giudiziario.
Da Lega coop a tutte le grandi centrali cooperativistiche legate ai grandi marchi, a Confcooperative o alla Compagnia delle Opere, si è cercato di mantenere in piedi un sistema di organizzazione del lavoro che, per troppi anni ha contrabbandato l’appartenenza alle cooperative come un fatto positivo.
Ci sono documenti ufficiali della CGIL che attaccavano le nostre OO.SS. perché eravamo apertamente e convintamente contro la mafia delle cooperative.
Dov’era la magistratura in tutti gli anni passati, quando denunciavamo tutte queste porcherie. Invece di colpire le vere associazioni a delinquere, hanno avuto il coraggio di incriminare per Associazione a delinquere” chi ha denunciato questo sistema di sfruttamento.
Sia pur tardivo, è evidente che l’intervento della Procura di Milano su questo terreno è solo ed esclusivamente il risultato di 15 anni di denunce fatte con le lotte in tutti i grandi poli della logistica, dalla Lombardia, al Veneto, all’Emilia Romagna.Già dal 2015 avevamo rivendicato la necessità di superamento del sistema basato sugli appalti, chiedendo apertamente l’internalizzazione di tutti i lavoratori.
Alcuni corrieri lo hanno fatto, vedi FEDEX/TNT, ma con l’unico scopo di privare le nostre OO.SS. dei diritti sindacali e peggiorare le condizioni retributive e contrattuali, sottoscrivendo accordi con sindacati collusi e minoritari all’interno dei magazzini.
Prendiamo atto di questo intervento, ma ci mobiliteremo immediatamente per avere garanzie sul fatto che la situazione venutasi a creare non provochi alcun danno ai lavoratori, e allo stesso tempo, ci mobiliteremo per mettere fine ad un modello organizzativo, quello degli appalti, che non ha più ragione d’essere.Queste le indicazioni uscite dalle assemblee che si sono tenute ieri di delegati e delegate della logistica a livello nazionale dalle quali è emerso con forza la necessità di non stare a guardare alla finestra, ma di anticipare con la mobilitazione in tempi stretti il cambiamento del modello organizzativo, legandolo alla necessità lottare per un aumento importante delle retribuzioni che riesca a tenere il passo con l’aumento del costo della vita.
S.I. Cobas
ADL Cobas
Più sotto alleghiamo intervista sugli stessi temi, rilasciata ai compagni della Radio Onda d’Urto: