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[CONTRIBUTO] Il favoloso mondo della Brexit, 8. “Cari britannici, rassegnatevi ad essere più poveri”. I sovranisti nostrani, dove son finiti?

Riceviamo e pubblichiamo questo comunicato dai compagni della redazione Il Pungolo Rosso, già disponibile sul loro sito (vedi qui):

Il favoloso mondo della Brexit, 8.

“Cari britannici, rassegnatevi ad essere più poveri”…

Mancava la pietra tombale sulle illusioni dei proletari britannici di migliorare la propria condizione con una semplice scheda deposta nell’urna (anni fa) per dire “sì alla Brexit”, ed è puntualmente arrivata prima ancora di quando noi – i soli a prevederne lo scontato esito finale – prevedessimo.

L’ha posta Huw Pill, capo economista della Banca d’Inghilterra con il seguente messaggio, contenuto in un podcast apprestato da lui per la Columbia Law School: “Brits need to accept they are now poorer”, i Britannici [inutile dire: anzitutto i lavoratori britannici] debbono accettare di essere ora più poveri. Perché? Per una ragione elementarissima, che a suo tempo richiamammo: perché uscire dall’UE non poteva significare uscire dal mercato mondiale e dalle sue immodificabili leggi. E nel mercato mondiale, nell’economia mondiale e nella politica mondiale sono accadute negli ultimi anni, ricorda Pill con la smisurata profondità degli economisti, tre cosucce: la pandemia, la guerra in Ucraina (con il balzo all’in su dei prezzi dell’energia determinato in larga parte dall’imposizione statunitense all’intera Europa, UE e non UE, di rompere i rapporti di fornitura con la Russia e piegarsi ad acquistare il costosissimo gas liquefatto made in the Usa), la scarsità dei raccolti agricoli (la Gran Bretagna importa il 50% del suo fabbisogno alimentare). Insomma: dove credevate di essere andati con la grande trovata della Brexit, poveri fessi che ci avevate creduto?

Inutile dire che il grand’uomo, ribadendo quanto detto dal governatore della Banca d’Inghilterra Bailey nel febbraio 2022, completa la sua “rivelazione” con l’ammonizione di rito per un banchiere che ha appena intascato qualche milione di sterline quale proprio compenso: in una situazione del genere, di alta inflazione, è “naturale” che “i lavoratori chiedano salari più alti”, ma – attenti a voi! – non fatelo, sarebbe “ultimately self-defeating”, in ultima analisi fareste un autogoal. Perché accarezzando il sogno proibito di diventare un po’ meno poveri, spingereste l’economia britannica verso la stagflazione, la perdita di competitività e, quindi, subireste le negative conseguenze del caso. Insomma, i lavoratori salariati britannici schiavi del capitale nazionale e globale erano dentro la UE, e tali rimangono fuori dalla UE dopo – però – essersi lasciati ulteriormente avvelenare il sangue da demagoghi quali l’amico di Beppe Grillo e dei 5Stalle Nigel Farage, il faccendiere Johnson e altri mariuoli/truffatori d’alto bordo del genere (si dice che Johnson avesse a suo tempo scritto tre articoli diversi, pro-Brexit, pro-Remain, e un terzo in cui si professava incerto tra le due opzioni).

Un bilancio amarissimo, senza dubbio, per quei lavoratori britannici che si erano affidati alla Brexit. Ma una ripresa degli scioperi e della conflittualità sociale per contrastare un processo di vero e proprio impoverimento di massa nella Gran Bretagna “libera” dall’UE c’è già stata, con tutti i limiti di cui abbiamo parlato in altri testi. Primi passi che serviranno anche a scrollarsi di dosso, ce lo auguriamo almeno, le micidiali illusioni nazionaliste.

Una domanda: dove sono finiti i propagandisti di sinistra dell’Italexit sulla scia del modello-Brexit? Non ci riferiamo, naturalmente, ad un reazionario d.o.c. quale Paragone, ma ai vari Cremaschi, Formenti, Moro, etc. Possibile che abbiano perso del tutto la parola, loquaci come sono?