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[PUBBLICOIMPIEGO] Riprendiamoci i diritti con la lotta, all’Inps come nel resto del mondo del lavoro

RIPRENDIAMOCI I DIRITTI CON LA LOTTA,

ALL’INPS COME NEL RESTO DEL MONDO DEL LAVORO

La vicenda delle rinunce di un centinaio di vincitori del concorso Inps destinati alle sedi dell’area milanese ha riportato drammaticamente alla ribalta due problemi tra loro collegati: il gravissimo sottorganico in cui versano molti Enti pubblici a causa del blocco per anni del turnover e la perdita del potere d’acquisto dei salari che rende insostenibile il costo della vita nelle grandi città, a causa soprattutto del caro affitti, e che spinge chi deve spostarsi per lavorare a rinunciare persino al posto fisso.

Il peggioramento delle condizioni di lavoro che si è avuto in questi anni nel nostro Istituto non è però solo frutto della gravissima carenza d’organico in cui versano le sedi Inps ma anche della graduale perdita di diritti a cui si è assistito in questi anni nel mondo del lavoro e che ha trovato nello smart working, per come è stato utilizzato, un ulteriore strumento di erosione dei diritti.

Aumento dei ritmi e dei carichi di lavoro, continue riorganizzazioni effettuate senza un minimo di criterio, un rapporto con l’utenza sempre più difficile a causa di scelte sbagliate nella gestione degli sportelli, sono tutti fattori che hanno contribuito all’aumento dello stress all’interno dell’Istituto, per non parlare dell’introduzione delle pagelline, che dividendo i lavoratori in bravi, meno bravi e cattivi, ha causato ulteriori tensioni all’interno degli uffici.

Il raggiungimento dei progetti legati all’incentivo (che spesso nulla hanno a che fare con un effettivo miglioramento dei servizi) è diventato fonte di stress per tutti i lavoratori.

Dall’alto si spinge per un aumento della produttività che mal si concilia con la qualità del lavoro e accresce in modo esponenziale il rischio di incorrere in errori e nelle conseguenze che ben conosciamo (provvedimenti disciplinari, richieste di danno erariale).

Lo strumento dello smart working, che in teoria dovrebbe conciliare i tempi di vita e lavoro, si è spesso tramutato in una dilatazione dell’orario di lavoro, sino ad arrivare al mancato rispetto dei riposi settimanali.

Tutto questo ha comportato uno sfalsamento dei dati di produzione che si è ritorto contro gli stessi lavoratori perché, se risulta che lavori 7 ore e 12 minuti e invece hai lavorato 8/9 ore o, peggio hai lavorato di sabato o di domenica, l’amministrazione pretenderà la stessa produzione anche da chi rispetta il proprio orario di lavoro.In questo modo si rischia di vanificare le conquiste ottenute con anni e anni di lotte e di consegnare un mondo del lavoro senza regole alle generazioni future.

La via per opporsi a questa deriva è ricostruire l’unità dei lavoratori dal basso e percorsi di lotta non virtuali ma reali, con assemblee in presenza, manifestazioni e scioperi.La lotta non deve fermarsi alla giustissima richiesta di ripianamento degli organici ma anche rimettere in discussione un’organizzazione del lavoro che stritola il lavoratore e non garantisce servizi adeguati all’utenza.

E’ indispensabile rivendicare il ruolo sociale dell’Inps, oggi messo più che mai in discussione dal commissariamento e dalle politiche dell’attuale governo mirate a tutelare gli evasori, a smantellare quel poco che resta dello stato sociale e dei diritti all’interno del mondo del lavoro, ulteriormente precarizzato dal decreto del Primo Maggio.

22/5/2023,

SI Cobas Inps

SI Cobas Sanità e Funzione Pubblica