CobasInternazionale

[PALESTINA] Solidarietà con i proletari in lotta contro la violenza sionista di Israele. Unità e organizzazione contro il sistema

SOLIDARIETA’ PER I PROLETARI IN LOTTA IN PALESTINA

CONTRO LA VIOLENZA SIONISTA

UNITA’ E ORGANIZZAZIONE

PER ABBATTERE QUESTO SISTEMA DI SFRUTTAMENTO E OPPRESSIONE

L’attacco dell’esercito israeliano contro la popolazione della città di #Jenin in Palestina (nord della Cisgiordania, già sotto occupazione sionista dal 1967) non è solo una delle più grandi operazione militare su larga scala da almeno 20 anni, ma un rastrellamento in stile nazista le cui vittime sono gli abitanti palestinesi: ad ora, almeno 10 morti e centinaia di feriti mentre in migliaia stanno lasciando lo storico campo profughi.

Per il governo israeliano, l’obiettivo sarebbe quello di “catturare” – ovvero eliminare – “i leader dei combattenti delle varie fazioni armate palestinesi” protagoniste degli attacchi avvenuti negli ultimi mesi contro soldati e coloni.

Il rastrellamento si è realizzato con invasione di truppe sulle strade, sparatorie da cecchini sui tetti, attacchi con droni ed elicotteri, demolizioni con ruspe: un ennesimo atto della vera e propria pulizia etnica che lo stato sionista continua nei confronti dei proletari palestinesi, nostri fratelli e sorelle di classe.

Dunque, continua senza sosta lo stillicidio di palestinesi assassinati dallo stato di Israele nelle “ordinarie” e “straordinarie” azioni di controllo, perlustrazione, incursione, caccia ai ricercati, etc., nell’assordante silenzio dei mass media internazionali e nazionali, nonché nel disinteresse ormai cronico di quel che resta di una “sinistra di classe” sempre più affollata di sbandati e ciarlatani alla deriva.

Eppure, certi settori dei mass media statunitensi e israeliani sono grandemente in allarme per il prevedibile impatto di questa politica anti-palestinese più che mai oltranzista, bellicista, stragista che il governo Netanyahu sta portando avanti, provocando una radicalizzazione in corso nelle masse giovanili palestinesi (c’è bisogno di specificare che si tratta di giovani proletari?) “in modi che non abbiamo mai visto prima“, che non hanno più alcuna fiducia nella “Autorità palestinese”, e neppure accettano le vecchie divisioni settarie – come si è visto nell’ultima grande ondata di manifestazioni e scioperi del maggio 2021.

Ma la preoccupazione statunitense ed occidentale va molto al di là della sola Palestina, riguarda l’intero mondo arabo, che – a livello di massa – non ha affatto dimenticato la causa palestinese: prova ne sia quanto accaduto anche nel corso degli ultimi mondiali in Qatar, o a seguito della provocatoria “visita” alla Spianata delle Moschee del capo del partito Sionismo religioso, Ben-Gvir appena nominato ministro della sicurezza (della repressione sui palestinesi).

Da tempo il vento che spira nel mondo arabo non porta buoni messaggi ai super-colonialisti di Washington e della Unione Europea.

Trent’anni ininterrotti di guerra in Iraq non hanno certo prodotto un trionfo statunitense, né sul piano economico né su quello politico.

Le due grandi sollevazioni di massa avvenute in una molteplicità di paesi arabi negli anni 2011-2012 e 2018-2019, sebbene non abbiano avuto risultati risolutivi, hanno tuttavia risvegliato dalla passività e dal fatalismo milioni e milioni di sfruttati/e e oppressi/e facendogli fare un’esperienza di auto-organizzazione di enorme significato, che ha indebolito la legittimità e la solidità di regimi nella gran parte dei casi infeudati alle potenze occidentali.

Anche ai vertici dei paesi arabi i governi occidentali notano e temono una crescente assertività – che ha evidentemente qualcosa a che vedere con le sollevazioni popolari, a cui non si può rispondere solo ed esclusivamente con gli eccidi e le carceri.

L’enorme massa di rendita globale affluita nelle casse delle petrolmonarchie che stanno beneficiando della crescente scarsità di risorse energetiche, e l’avvento di una nuova generazione di governanti sempre più ambiziosi e modernizzanti, stanno portando questi regimi ad allontanarsi dalla soffocante tutela dei signori del dollaro e dell’euro e ad intrecciare rapporti sempre più autonomi con la Cina, la Russia e gli altri paesi ascendenti in attrito con i vecchi padroni del mondo.

In un contesto così complicato per gli interessi occidentali e così denso di sostanze infiammabili, il neonato esecutivo Netanyahu imbottito di coloni fascisti o semi-fascisti nei posti di comando chiave può, con le sue decisioni e azioni, provocare un incendio di inedite proporzioni di cui potrebbe beneficiare, in ultima analisi, solo la causa della rivoluzione sociale anti-imperialista e anti-capitalista nel mondo arabo e alla scala mondiale.

Allo stesso tempo, lo spietato colonialismo del governo Netanyahu sta aprendo una spaccatura in profondità della società israeliana: un movimento di massa (anche di scioperi!) senza precedenti nella storia di Israele per massa e per impeto al punto da far parlare Netanyahu stesso, e non solo lui, di “rischio di guerra civile”.

Un atto di grande importanza per la causa della liberazione dei palestinesi e per il futuro del processo rivoluzionario in Medio Oriente, nei paesi arabi e nel mondo intero.

Come lavoratori di tutti i paesi del mondo in lotta per migliorare le condizioni di vita e lavoro, siamo al fianco dei nostri fratelli e sorelle proletari palestinesi, contro la violenza sionista e le politiche israeliane assassine di apartheid sociale; contro gli interessi dell’industria delle armi italiana che contribuisce ad alimentare la guerra e fomentare la repressione, non solo nel vicino e medio oriente ma anche qui in casa nostra: elementi della guerra di classe su scala internazionale contro il proletariato mondiale, dall’Ucraina all’Iraq, dall’Afghanistan al Cile, dal Sudan alla Francia, dalla Palestina ai magazzini della logistica (e non solo…) nostrani.

Ecco perché la solidarietà attiva, permanente, con la lotta di liberazione delle masse oppresse e sfruttate di Palestina contro lo stato di Israele e i suoi protettori e complici, è un punto fermo dell’autentico internazionalismo proletario.

PALESTINA LIBERACHI TOCCA UNO TOCCA TUTTI

4 luglio,

SI Cobas