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[ITALIA] Bonomi – Meloni – sindacati di stato: un “triangolo delle Bermude” per i proletari

Riceviamo e pubblichiamo questo contributo dai compagni della redaizone Il Pungolo Rosso, già disponibile sul loro sito (vedi qui):

Bonomi-Meloni-sindacati di stato:

un triangolo delle Bermude per i proletari

C’è voluto grande spirito di sopportazione per ascoltare il discorso della Meloni all’assemblea di Assolombarda. Non abbiamo trovato nulla che non fosse già di nostra conoscenza; abbiamo solo notato che l’oratrice incespica ad ogni frase ma va meglio del re balbuziente Giorgio VI, si appoggia a braccia larghe sul palchetto e non si protende più in avanti come una volta, non gonfia le vene del collo e nemmeno strabuzza gli occhi urlando con furia, anzi impugna una penna, vecchio ricordo dell’istituto professionale frequentato da “vera proletaria”…

Per il resto, le solite frasi fatte sulle crisi come opportunità, sul Pnrr anch’esso un’opportunità, sul fatto che dobbiamo remare tutti insieme e che la nave più bella è la nostra…. E allora perché commentarlo?

Presto detto: abbiamo sotto mano il comunicato dei sindacati metallurgici veneziani che indicono per venerdì 7 luglio uno sciopero provinciale, che ripete quasi alla lettera le frasi del duo Meloni-Bonomi e quelle del Presidente di Assolombarda, Alessandro Spada. Ovviamente il condimento che fa digerire il tutto è costituito da qualche accenno alle metalmeccaniche (le istanze del “femminismo” di regime” sono ormai penetrate in profondità nel sindacato!) ed ai metalmeccanici che vivono “una condizione molto delicata” (sic!). Ecco alcuni stralci del comunicato:

Sono anni che il nostro Paese vede ridursi la base produttiva [non quella occupazionale, per carità!] e nell’attuale fase di grandi trasformazioni e di processi di transizione ecologica … sono mancati da parte della politica e dei governi gli orientamenti e le scelte sui temi del lavoro e dell’industria metalmeccanica.”

E’ vero – dirà l’economista – la base produttiva spesso designa proprio i lavoratori, ma noi preferiamo tutt’altro linguaggio. E sosteniamo che nel LORO paese, nel paese cioè in cui comandano i capitalisti, non certo “noi” classe lavoratrice, i salari sono in diminuzione da decenni con un record negativo in tutta l’area UE. E quanto agli “orientamenti“, questi ci sono e sono stati tutti diretti contro i lavoratori, così come le scelte che sono state esplicite e determinate: superlavoro e sottosalario, precarietà e morti! Come hanno fatto i segretari dei sindacati a non accorgersene non è un mistero da quando il loro colore è diventato giallo squillante! Ma il comunicato non è rivolto ai lavoratori, o almeno non è diretto prioritariamente a loro, ed ecco un altro elemento:

Per il nostro settore sono sempre più urgenti interventi di politica industriale che ancora non si vedono da parte del governo attuale [un poderoso attacco al governo!] e senza i quali si rischiano (sic!) di peggiorare la condizione economica, industriale e sociale del Paese”. Col più classico interclassismo da sindacato di stato che difende tutto il Paese, il comunicato prosegue così:

La transizione ecologica e digitale si fa con le lavoratrici e i lavoratori ...”. Benché formulata diversamente, ecco l’altra istanza che i padroni portano avanti, e che Meloni ha già raccolto e fatta sua vantando il fatto che si deve all’azione del governo se potranno continuare ad essere immatricolate auto con motori a combustione anche dopo il 2030. Sappiamo bene che l’industria automobilistica italiana è in ritardo sull’elettrico, e che gli industriali non ne vogliono sapere di spendere in innovazione proprio nella fase in cui stanno realizzando ottimi profitti sulla manodopera nazionale a basso costo. Ecco perché l’articolista del Sole 24 Ore gongola quando riprende questo passaggio dell’intervento della Meloni:

Musica per le orecchie degli imprenditori pure le parole della premier sulla transizione ecologica che deve andare di pari passo con quella sociale ed economica (“la transizione non può smantellare le nostre imprese”)“. Non vi sembra questa una convergenza piena, una corrispondenza di amorosi sensi tra padroni governo e sindacati statizzati?

Quando nelle nostre manifestazioni abbiamo dettato lo slogan “governo Meloni, governo dei padroni”, ci sembra di avere centrato la questione come quando denunciamo la connivenza dei sindacati di Stato con i piani padronali che si manifesta, a dire il vero non da ora, sempre più chiaramente tranne per quei pochi dogmatici che ancora si attardano a nutrire speranze sul ruolo di punta di lancia, ad esempio, della Fiom. Se la “delicata condizione” economica e sociale delle lavoratrici e dei lavoratori preoccupa tanto Fim-Fiom-Uilm del veneziano, perché non dire almeno una parola sul reddito di cittadinanza? Forse perché il padronato si è espresso chiaramente in materia, e quando Meloni ha rivendicato l’abolizione della misura si è sentito “l’applauso più scrosciante” della platea? Chi sa. Comunque, non c’era bisogno di indovini per capire chi aveva dettato la linea al governo.

Ma la domanda delle domande sorge dalle stesse parole del comizietto governativo:

L’Italia ha mostrato una ripresa post covid che ci consegna una economia in crescita oltre le aspettative … superiore alla media UE, superiore alle principali economie continentali [e giù qualche dato percentuale!] “… e se i numeri del settore sono incontrovertibili, quelli dei territori rappresentati da Assolombarda sono addirittura sorprendenti…”.

Se la situazione è questa, allora un sindacato con un minimo di dignità avrebbe chiesto se non il conto, almeno un tot degli utili; invece, se la prende con la mancanza di investimenti e le miopie dei governi precedenti. La triade non manca di additare il mercato che “… se lasciato solo a governarsi, produce un impoverimento del tessuto produttivo e guadagni sempre più grandi per pochi”. Per un attimo certi rivoluzionari da operetta avranno temuto che i bonzi sindacali volessero chiedere al governo la patrimoniale. Tranquilli! C’è solo la richiesta di “…aprire un vero confronto con le imprese e i sindacati per co-progettare … [e] promuovere modelli di partecipazione dei lavoratori alle scelte delle imprese” [nemmeno ai profitti, non sia mai!]. Seguono le “richieste” di rito su sicurezza, piani di sviluppo, politiche del lavoro, tutte frasi fatte precedute dalla cosa più importante: l’apertura di tavoli di confronto, si badi, non di trattativa, nei quali sappiamo bene che si può “concertare” tutto tranne che la difesa degli interessi dei lavoratori, la protezione della loro salute, la riduzione degli orari di lavoro, il miglioramento delle condizioni di lavoro, gli indispensabilissimi aumenti di salario.

Non vorremmo essere troppo malpensanti, ma nel comunicato veneziano di Fiom-Fim-Uilm c’è anche un altro aspetto da evidenziare. Si tratta del federalismo produttivo, innovazione dell’ultim’ora nella strategia sindacale che protesta – sempre con garbo – per l’eccesso di attenzione alla Lombardia e la trascuratezza del governo per il Veneto e le sue numerose vertenze di crisi. “Per questi motivi i metalmeccanici veneziani [padovani, trevigiani, bellunesi ed altri, esclusi!] si mobiliteranno con uno sciopero di 4 ore venerdì 7 luglio con presidi e volantinaggio in tutte le aziende.”. A quando un forte sciopero generale di condominio?

Per chiudere: è realistico – o è la più infondata delle illusioni – che da piattaforme di sciopero come queste possa venire un contributo alla ripresa della conflittualità della classe operaia e del proletariato? Non si tratta di scioperi che avviliscono ulteriormente sia i lavoratori che la funzione dello sciopero stesso?