Uniamo le nostre forze contro le loro guerre
Tutte/i a Ghedi il 21 ottobre
Assemblea on line – domenica 24 settembre – ore 10.30
Link assemblea:
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Il 21 ottobre manifestiamo a Ghedi:
contro la guerra, l’economia di guerra,
il governo Meloni, la NATO
La guerra tra NATO e Russia in Ucraina, una guerra che è da ambo i lati dettata da interessi di dominio e di sfruttamento, e ha già prodotto un orrendo massacro di centinaia di migliaia di morti e di feriti, non accenna a finire. Anzi, nonostante si parli di proposte di pace, la continua fornitura di armi da parte di UE e Stati Uniti a Kiev prolunga la guerra e la porta sempre più in territorio russo.
Su scala globale, è in atto una crescita esponenziale delle tensioni commerciali, diplomatiche, militari e, in questo contesto, è partita una vera e propria corsa al riarmo che esprime e a sua volta alimenta la corsa verso nuove, catastrofiche guerre inter-capitalistiche per una spartizione del mercato mondiale tra le massime potenze capitalistiche dell’Ovest e dell’Est.
Intanto in Italia e nell’intero Occidente si afferma a grandi passi un’economia di guerra e un disciplinamento sociale sempre più soffocante nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nelle università, sui territori, nei mezzi di comunicazione.
Il governo Meloni attacca frontalmente le condizioni di vita di milioni di lavoratori, disoccupati e precari, ha consentito senza muovere un dito l’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità che colpisce salari che sono già in molti casi da fame, effettua altri tagli alla sanità pubblica, ai servizi sociali e al reddito di cittadinanza, con milioni di famiglie spinte verso la povertà estrema, ha dato il via libera alla violazione di tutte le norme di sicurezza sul lavoro con l’effetto di moltiplicare i morti sul lavoro, prosegue nell’opera di devastazione sociale e ambientale, aumenta le spese militari per l’invio di armi in Ucraina e per il potenziamento delle basi e delle infrastrutture belliche. E ora, per deviare la crescente rabbia su un falso bersaglio, indica negli emigranti-immigrati il “vero nemico” da cui difendersi.
In realtà, invece, il nostro primo e principale nemico è qui, ed è proprio il governo Meloni e la classe degli sfruttatori, grandi, medi e piccoli per conto dei quali l’esecutivo delle destre amministra le spese dello stato e il cosiddetto ordine pubblico.
La guerra e le politiche di austerity sono due facce della stessa medaglia: ad un aumento delle spese militari e per la repressione corrisponde, da un lato, il taglio di pari intensità ai salari, alle pensioni e alla spesa sociale, dall’altro un incremento della militarizzazione della vita sociale, del nazionalismo, del razzismo di stato, del sessismo favorendo la impressionante crescita della violenza fisica e psicologica contro le donne, dell’intervento poliziesco nelle lotte sindacali e sociali.
Contro questa nuova barbarie che avanza, facciamo appello a tutte le realtà attive contro la guerra, nelle scuole, nelle lotte sociali e ambientali, affinché la giornata di sabato 21 ottobre diventi l’occasione per rilanciare la mobilitazione contro la guerra, l’economia di guerra, il governo Meloni, per lo scioglimento della NATO, la chiusura di tutte le basi militari e il ritiro delle truppe italiane all’estero.
La scelta della giornata del 21 ottobre rappresenta per noi un ponte verso quei lavoratori e quelle lavoratrici che il giorno prima entreranno in lotta “contro guerra, carovita, precarietà, per fermare il governo Meloni” in occasione dello sciopero generale indetto dal sindacalismo di base.
Per questo – nel contesto di un insieme di iniziative contro la guerra in Italia e all’estero – promuoviamo il 21 ottobre una mobilitazione nazionale unitaria a Ghedi. Ghedi è la base storica di attacco dell’aeronautica militare italiana e il deposito di decine di bombe atomiche NATO-US da montare su aerei italiani. Mentre in molti vanno alla ricerca del nemico solo ed esclusivamente al di fuori dei confini nazionali, i duri fatti dimostrano che il nostro primo nemico è qui “in casa nostra”.
Da Ghedi vogliamo far arrivare il nostro messaggio anti-militarista e disfattista anche al di là delle frontiere italiane per dare il nostro contributo al coordinamento internazionale e internazionalista delle iniziative di lotta contro la guerra in Ucraina, contro tutte le guerre del capitale. La sola ed unica forza che può fermare la folle corsa alla distruzione reciproca dei paesi e alla catastrofe ambientale e umana che la accompagna è il disfattismo in Ucraina, in Russia e qui verso i “propri” governi, i “propri” capitalismi, e l’affratellamento, l’unità tra gli sfruttati e gli oppressi di tutti i paesi del mondo. Proletari di tutti i paesi uniamoci: è ancora e sempre questa la via della liberazione dallo sfruttamento e dalla guerra.
Brescia anticapitalista – Collettivo NN Brescia – Collettivo Linea Rossa della bassa bresciana – Centro di documentazione contro la guerra, Milano – Comitato internazionalista, Como – Comitato permanente contro le guerre e il razzismo, Marghera – Controtendenza Piacenza – Controvento – Laboratorio politico Iskra – Movimento di lotta per il lavoro 7 novembre, Napoli – Plat Bologna – Rete dei comitati e dei collettivi di lotta Roma e Viterbo – SI Cobas – Tendenza internazionalista rivoluzionaria
IL 20 OTTOBRE È SCIOPERO GENERALE
Contro guerra, carovita e precarietà
FERMIAMO IL GOVERNO MELONI
Per aumenti salariali generalizzati e pari all’inflazione
L’impatto drammatico dell’economia di guerra sulle condizioni materiali e di vita di milioni di lavoratori italiani ed europei è sempre più tangibile.
Mentre prosegue senza sosta la mattanza della popolazione ucraina, vittima dello scontro imperialista tra la Nato e la Russia di Putin, assistiamo a una corsa al riarmo senza precedenti su scala globale.
In un quadro già segnato dall’aumento costante delle spese militari nell’ultimo decennio, lo scorso 13 luglio il parlamento europeo, con voto quasi unanime, ha approvato in via definitiva il regolamento Asap (“Atto di supporto alla produzione di munizioni”) col quale l’UE stanzia 500 milioni di finanziamenti alle industrie di armi al fine di aumentare la produzione di proiettili e missili da inviare al governo di Kiev, e prevede la possibilità di dirottare a tal fine gli stessi fondi del Pnrr (che nelle enunciazioni dei governi sarebbero dovuti servire per contrastare l’impatto economico e sociale della pandemia).
Ma soprattutto, in tale regolamento si dichiara apertamente che i livelli di spesa pubblica destinata alle armi (e alle guerre) dovranno aumentare anche nei prossimi anni per far fronte a un nuovo contesto che “non è più di pace”, lasciando intendere che la tendenza generale al riarmo (e allo scontro tra le grandi potenze) va ben al di là degli esiti della guerra in Ucraina, caratterizzandosi come elemento sempre più centrale delle politiche economiche delle grandi potenze a livello globale.
Così noi lavoratori, precari, disoccupati e pensionati, già duramente colpiti negli ultimi 3 anni dagli effetti della pandemia, vedremo le nostre condizioni di vita ulteriormente e duramente peggiorate per effetto dell’inflazione sui salari già poveri, dei rincari di tutti i beni di prima necessità, delle bollette, degli affitti e dei mutui.
In un simile contesto, le politiche del governo Meloni rappresentano una vera e propria dichiarazione di guerra contro i ceti sociali meno garantiti: il sostegno incondizionato ai piani di guerra fa il paio con le ricette securitarie (carcere ai minori e ai loro genitori), con la repressione degli scioperi e del conflitto sociale e con misure apertamente reazionarie.
L’abolizione del reddito di cittadinanza, supportata da una campagna di odio contro i disoccupati, sta condannando milioni di famiglie alla povertà estrema e al ricatto di dover accettare condizioni di lavoro ultra-precarie e con salari da fame.
Dopo l’approvazione del dl Lavoro che ha incentivato la precarietà attraverso l’estensione dell’utilizzo dei voucher e la facilitazione dell’uso reiterato dei contratti a termine, e di una legge di rifinanziamento delle missioni militari all’estero (43 in totale) che incrementa di oltre 100 milioni di euro (e di 1500 soldati) la spesa destinata ai contingenti italiani in Europa orientale, la prossima manovra economica non potrà che confermare il carattere antisociale e guerrafondaio dell’attuale governo, teso ancora una volta a colpire lavoratori e disoccupati aumentando le diseguaglianze al fine di tutelare e alimentare i già alti profitti del grande capitale, della finanza speculativa e delle lobbies belliciste.
Intanto decine e decine di contratti collettivi sono scaduti: milioni di lavoratori si ritrovano privi di qualsiasi tutela e con in tasca un salario falcidiato dall’aumento dei prezzi.
Tutto ciò col sostanziale silenzio-assenso delle ‘opposizioni’ parlamentari e dei vertici di Cgil-Cisl-Uil e Ugl, i quali al di là di qualche dichiarazione ad effetto sui media e di qualche passeggiata rituale convocata in autunno, si guardano bene dal lavorare a una nuova stagione di lotta dentro e fuori ai luoghi di lavoro.
Contro questa nuova macelleria sociale, le nostre organizzazioni sindacali hanno proclamato una giornata di sciopero generale nazionale per il prossimo 20 ottobre, che avrà come principali rivendicazioni:
– NO ALLA GUERRA, NO ALLE SPESE MILITARI, ALLA PRODUZIONE E ALL’INVIO DI ARMI
– PER L’AUMENTO GENERALIZZATO DEI SALARI PARI ALL’INFLAZIONE E DELLE SPESE SOCIALI
– NO ALL’ABOLIZIONE DEL REDDITO DICITTADINANZA
– PER IL LAVORO STABILE E SICURO O UN SALARIO GARANTITO A TUTTI I DISOCCUPATI
– BASTA CON LA STRAGE DEI MORTI SUL LAVORO
Intendiamo dar vita a una giornata di lotta che, a partire dai luoghi di lavoro e dal protagonismo dei lavoratori e dei disoccupati, punti ad attraversare e coalizzarsi con l’opposizione sociale che in questi mesi si sta sviluppando sui territori sul NO al riarmo e alle spese militari, contro l’abolizione del reddito di cittadinanza, le devastazioni ambientali e la catastrofe climatica prodotta dal modello di sviluppo capitalista promosso da Governo e opposizioni parlamentari, contro le politiche razziste e sessiste e più in generale contro l’ondata reazionaria alimentata da questo governo.
In queste settimane alcune soggettività sociali si stanno mettendo in moto per sviluppare mobilitazioni e appuntamento di lotta: dalle manifestazioni lanciate dagli ex percettori del RdC per le prossime settimane, ai cortei contro la guerra indetti per il prossimo 21 ottobre presso la base militare di Ghedi (principale deposito di ordigni nucleari Nato in Italia), a Pisa su iniziativa del Movimento No Base a Coltano Né Altrove e in Sicilia; dagli scioperi nazionali nei settori del trasporto aereo e locale e del trasporto merci e logistica, alle mobilitazioni per il diritto all’abitare.
Vogliamo sviluppare, prima, durante e dopo lo sciopero generale, la massima unità d’azione con tutti coloro che intendono costruire ed animare un’opposizione reale e di classe alle politiche lacrime e sangue del governo Meloni e ai signori della guerra.
Per questo motivo, invitiamo le realtà di lotta, sociali, politiche e sindacali, i movimenti studenteschi, i comitati ambientalisti e le reti attive contro la guerra e il militarismo a una
ASSEMBLEA NAZIONALE
8 OTTOBRE 2023
MILANO
Guerra ed economia di guerra
Salari bassi e tagli alle pensioni
Precarietà e sfruttamento
Taglio del reddito di cittadinanza
Morti sul lavoro
Dissesto dei territori
Discriminazioni di genere
Blocco dell’edilizia popolare
Aumento dell’inflazione e del costo della vita
Distruzione del sistema sanitario
Distruzione del welfare, dei trasporti e della scuola
SCIOPERO GENERALE
20 OTTOBRE 2023
H24
SE NON ORA, QUANDO?
12 settembre 2023,
Adl Varese – Cub – Sgb – SI Cobas – Usi – Ci