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[ITALIA] Manifestazioni per la libertà della Palestina. A fianco della resistenza contro la guerra d’Israele e l’occupazione sionista

AL FIANCO DELLA RESISTENZA PALESTINESE

Lo scorso weekend in migliaia hanno manifestato per denunciare il genocidio messo in atto da Israele a Gaza.

Il SI Cobas è stato in piazza assieme alle migliaia che hanno sfilato a Milano e a Torino rispondendo all’appello dei giovani palestinesi.

In questi giorni numerosissime piazze in Italia e in tutto il mondo si stanno mobilitando a sostegno della resistenza contro l’occupazione sionista sostenuta da Usa e Ue.

Gli eventi di questi giorni rafforzano ulteriormente i motivi e le ragioni alla base dello sciopero generale del 20 ottobre e della manifestazione contro la guerra del 21 ottobre dalla base militare di Ghedi (BS).

16 settembre,

S.I. Cobas


ISRAELE SEMINA SANGUE E RACCOGLIE TEMPESTA…

OGGI COME IERI AL FIANCO DELLA RESISTENZA DEL POPOLO PALESTINE

SEL’offensiva a sorpresa condotta in queste ore dalla resistenza palestinese nei territori occupati da Israele in prossimità della striscia di Gaza non ha precedenti in quasi un secolo di conflitto che insanguina quei territori.

Per quanto inattesa nelle forme e nelle dimensioni, questa imponente e spettacolare rivolta è tutt’altro che “incomprensibile” e men che meno “ingiustificata”… come vorrebbero farci crede i media occidentali proni al regime sionista.

In questi ultimi anni, l’occupazione unilaterale e arbitraria dei territori palestinesi, che dura ininterrottamente dal 1948 – a dispetto delle innumerevoli risoluzioni, accordi e raccomandazioni della stessa comunità internazionale e in barba agli stessi ambigui accordi di Oslo del lontano 1992 – lungi dall’allentare il proprio cappio, ha continuato senza sosta a stringere il proprio cappio attorno alle popolazioni arabe di Gaza e della Cisgiordania.

l regime di apartheid e di deprivazione dei più elementari diritti civili imposto da Israele si è accompagnato a una vera e propria mattanza di palestinesi: quella che i media definiscono come una guerra, si dimostra in realtà uno sterminio sistematico e indiscriminato non solo nei confronti degli esponenti di Hamas e delle altre formazioni della resistenza: ma di migliaia di uomini, donne e bambini inermi.

Dal 2004 fino a ieri a Gaza sono stati uccisi più di 4600 palestinesi per mano israeliana, a fronte di circa 300 vittime israeliane per mano della resistenza palestinese: già questo è sufficiente a rendere l’idea della sproporzione abnorme di forze (e di violenza) a vantaggio di uno stato che gode del sostegno e della copertura pressoché unanime delle grandi potenze occidentali, rispetto a un popolo costretto a vivere circondato e assediato dall’esercito sionista.

Solo pochi mesi fa una nuova intifada attraversò i territori della Cisgiordania (dove al comando non ci sono i “cattivi” di Hamas, bensì i “democratici dialoganti” di Fatah), a seguito di una nuova ondata di aggressioni e di occupazioni arbitrarie di terre ad opera dei coloni e dell’esercito israeliani: ciò a dimostrazione che il progetto di espansione sionista, che trae nuova linfa vitale dalla propaganda estremista del governo Netanyahu, è diventato oramai insostenibile, ancor più tra i giovani palestinesi costretti a una vita di miseria, prevaricazione discriminazioni.

Nel 2022, le forze israeliane hanno ucciso più di 170 palestinesi, tra cui almeno 30 minori, a Gerusalemme est occupata e in Cisgiordania, in quello che è stato descritto come l’anno più mortale per i palestinesi dal 2006. Solo nei primi mesi del 2023, l’esercito israeliano ha ucciso almeno 160 palestinesi, tra cui 26 minori.

Gli insediamenti di israeliani, illegali secondo il diritto internazionale (e in alcuni casi anche secondo Israele stesso), ospitano circa 750.000 coloni in Cisgiordania e a Gerusalemme est, e dividono la regione in modo da ostacolare la continuità territoriale dei territori palestinesi.

Ben più drammatica è la situazione nell’inferno della striscia di Gaza, un vero e proprio carcere a cielo aperto nel quale più di 2 milioni di persone sono costrette a sopravvivere in povertà estrema e dove perfino l’ acqua e l’elettricità sono razionate perchè sottoposte all’imperio discrezionale di Israele.

In questi anni Israele è stata più volte responsabile di crimini di guerra a Gaza, in ultimo nell’estate del 2022, allorquando una serie di attacchi missilistici indiscriminato hanno fatto strage di decine di civili e di bambini.

La stessa segreteria generale di Amnesty International, Agnes Callamard, si è espressa al riguardo in maniera inequivoca:”Le violazioni che abbiamo documentato hanno avuto luogo nel contesto del perdurante e illegale blocco nei confronti di Gaza da parte di Israele, strumento chiave del suo regime di apartheid.

I palestinesi di Gaza sono dominati, oppressi, segregati e intrappolati in un incubo iniziato 15 anni fa, nel corso del quale gli attacchi illegali punteggiano una crisi umanitaria in peggioramento.

Oltre a indagare sui crimini di guerra commessi a Gaza, nelle sue indagini in corso sui Territori palestinesi occupati il Tribunale penale internazionale dovrebbe prendere in considerazione il crimine contro l’umanità di apartheid”.

Sappiamo bene come le istituzioni sovranazionali della borghesia (Onu, Tribunali Internazionali, ecc.), al di là dei proclami e delle dichiarazioni d’intenti, ben si guardino dal disturbare il manovratore quando quest’ultimo gode del sostegno e della protezione delle grandi potenze imperialiste occidentali.

I crimini di guerra portano a condanne e a sanzioni politiche ed economiche solo quando i crimini sono commessi da Stati e da governi “ostili” all’imperialismo occidentale e in particolare quello a stelle e strisce (vedi il Milosevic in ex-Jugoslavia o il Saddam in Iraq).

Il popolo oppresso palestinese, e in primis i proletari palestinesi che in questi anni hanno visto le loro legittime aspirazioni tradite e frustrate anche dal governo borghese e corrotto di Abu Mazen e dalla petrol-monarchia saudita socia d’affari di Washington, non hanno altra strada che lottare con tutte le loro armi a loro disposizione.

È per questo che noi, anche di fronte agli eventi drammatici di queste ore, non siamo per nulla equidistanti, ma siamo senza se e senza ma dalla parte della resistenza palestinese.

Ciò nella consapevolezza che l’inasprirsi della crisi e dei conflitti su scala globale rende sempre più necessaria l’unione internazionale dei proletari e degli sfruttati.

Per questo, auspichiamo che la comunità palestinese in Italia sappia cogliere l’opportunità dell’appello da noi lanciato in queste settimane per una grande manifestazione il 21 ottobre a Ghedi contro la guerra in Ucraina e la tendenza alla guerra ai quattro angoli del mondo e contro la corsa al riarmo.

Contro le guerre del capitaleBasta con l’occupazione e l’apartheid del popolo palestinese.

10 ottobre,

SI Cobas nazionale