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[ARGENTINA] Contro il piano-motosega e contro lo stato di assedio permanente del governo Milei: verso lo sciopero generale del 24/1

Riceviamo e pubblichiamo questo contributo dai compagni della redazione Il Pungolo Rosso, già disponibile sul loro sito (vedi qui):

Milei vuole imporre uno stato d’assedio permanente

Da: Prensa Obrera, 28 dicembre 2023

La Legge Omnibus che il presidente Javier Milei ha consegnato al Congresso non è solo un insieme di disposizioni che permettono di consegnare ancor più la ricchezza nazionale al capitale imperialista e comportano enormi benefici per gli imprenditori e privazioni per i lavoratori. La legge prevede anche sanzioni molto dure nei confronti delle proteste sociali e dà maggior forza all’articolo 194 del Codice Penale introdotto dalla dittatura di Onganía. Milei vuole imporre il suo piano di guerra contro i lavoratori istituendo un regime di eccezione.

Questo si può riscontrare nelle sezioni I e II del capitolo 1 del disegno di legge, che si riferisce alla sicurezza interna. Il governo vuole modificare l’articolo 194 del Codice Penale innalzando la pena detentiva minima da tre mesi a un anno e quella massima da due a tre anni e sei mesi per chiunque “senza creare una situazione di pericolo comune, impedisca o ostacoli il normale funzionamento dei trasporti via terra, via mare o aerei o dei servizi pubblici di comunicazione, di fornitura di acqua, di elettricità o di energia”.

In altre parole, Milei vuole rafforzare la repressione contro i lavoratori che bloccano le strade per protestare contro l’offensiva antioperaia da lui stesso condotta. Con ciò, la protesta sociale cesserebbe di essere un reato che non prevede una pena detentiva (poiché la pena massima supererebbe i 3 anni). Inoltre, se si protesta per strada portando con sé un’arma “propria” o “impropria” (il governo non chiarisce mai cosa si intende per “arma”) o se “viene cagionato un danno all’integrità fisica delle persone”, la pena sarà da due a quattro anni di carcere, “purché non costituisca reato punito più severamente”.

L’articolo prevede anche la persecuzione contro i leader delle organizzazioni sociali e politiche che “organizzano, dirigono o coordinano una assemblea o una manifestazione”. Per loro ci sarebbe una pena detentiva da due a cinque anni, “indipendentemente dal fatto che siano presenti o meno alla manifestazione o al luogo dell’incontro”. Il governo definisce una riunione o una manifestazione come l’aggregazione “intenzionale e temporanea” di tre o più persone in uno spazio pubblico.

Inoltre a tutto ciò si aggiunge l’articolo 194 bis che mira a criminalizzare e imprigionare gli organizzatori delle proteste. “Per organizzatore o coordinatore di una riunione o di una manifestazione, ai fini dell’articolo precedente, si intenderà qualsiasi persona umana, persona giuridica, riconosciuta o meno, o entrambe che a) chiami altre persone a partecipare alla riunione, b) coordini le persone per lo svolgimento della riunione, c) fornisca qualsiasi tipo di materiale o mezzo logistico per lo svolgimento della riunione, e d) faccia l’appello, registri le presenze o le assenze con qualsiasi mezzo di registrazione scritta o di immagini”, si legge nel testo.

In più Milei pretende di essere avvisato con meno di 48 ore di anticipo se si terrà una riunione o una manifestazione. Dovrà ricevere informazioni sugli organizzatori, sui delegati, sulla durata della protesta e sul numero di persone che vi aderiscono, ecc. E si afferma il diritto [dell’autorità di polizia] di rifiutarne l’attuazione. D’altro canto [c’è da chiedersi]… chi volesse riunirsi in piazza per passare il tempo dovrebbe comunicare a Bullrich le proprie intenzioni?

Il governo mira anche a vietare mobilitazioni o proteste in strade, arterie nazionali e ponti tra diverse giurisdizioni attraverso una modifica della Legge sulla Circolazione (che regola la viabilità, ad esempio vietando a una persona di guidare un veicolo sotto l’effetto dell’alcol). Minaccia inoltre di portare via i figli dei lavoratori che manifestano con loro.

Il capo II, invece, prevede una pena più severa per chi “usa l’intimidazione o la forza contro un pubblico ufficiale o contro chi presta assistenza su sua richiesta o in forza di un obbligo legale nell’esercizio delle sue funzioni”. E’ previsto il carcere da quattro a sei anni se: a) l’atto è stato commesso sotto la minaccia di una pistola, b) se è stato commesso da un gruppo di più di tre persone, c) se l’autore del reato era un pubblico ufficiale – che riceverebbe il doppio della pena; e d) se l’autore mette le mani addosso all’autorità.

Cioè, se un lavoratore fosse costretto a difendersi dal dispotismo della polizia di stato, perché da questo dipende la sua integrità fisica o addirittura la sua libertà, sarebbe punito con una pena detentiva fino a sei anni. Si tratta di una misura che consentirebbe alla polizia, antioperaia per natura, di forzare la sua politica di giustiziere, di provocazione e di violenza fisica contro i lavoratori. Se una mobilitazione di migliaia di persone si confrontasse con le forze di polizia, che hanno armi e ogni tipo di equipaggiamento pronto a infliggere danni o causare la morte… imprigioneranno quelle migliaia di persone? E sempre così? Non ci potrebbe essere niente di più assurdo.

Nel complesso, siamo di fronte al tentativo di erigere uno stato d’assedio permanente. Se ciò venisse attuato, il governo concentrerebbe poteri straordinari per irreggimentare e disciplinare la classe operaia (più di quanto già non possieda). Lo Stato diventerebbe poliziesco. Milei mira a muoversi verso una militarizzazione della società per evitare che la combinazione del suo piano di guerra contro i lavoratori e l’intensificarsi della bancarotta capitalista provochino una sollevazione sociale. Si tratta di una misura in difesa degli interessi della classe capitalista e dei creditori internazionali.

Tuttavia, il tentativo di Milei di avanzare in questa direzione si scontra, da un lato, con le crisi e le divisioni che si stanno verificando all’interno della borghesia, e dall’altro con le contraddizioni della bancarotta economica. In più, il governo dovrà vedersela con la lotta popolare.

Noi lavoratori dobbiamo organizzarci nei quartieri, nei luoghi di lavoro e di studio e opporci al governo capitalista di Milei. Dobbiamo farlo in modo indipendente, senza fidarci dei partiti che hanno governato negli ultimi decenni, che stanno cercando di stringere un patto con il presidente e di lasciargli esercitare la motosega sui diritti della classe operaia. Il Rodrigazo in corso, invece, determina la necessità di promuovere la lotta per l’aumento dei salari e per tutte le rivendicazioni dei lavoratori.

La marcia della CGT che si è svolta mercoledì 27, è stata una cartina al tornasole di ciò che la classe operaia vuole e può fare. Ha mostrato un potenziale che deve essere dispiegato su tutta la linea per sconfiggere i piani della classe capitalista e di Milei. Le confederazioni dei lavoratori devono indire uno sciopero nazionale subito.


Prendiamo nelle nostre mani lo sciopero generale del 24 gennaio!

Da Prensa Obrera, 3 gennaio 2024

I dirigenti nazionali del Partito dei Lavoratori e deputati del Fronte di Sinistra, Néstor Pitrola e Gabriel Solano, sono intervenuti dopo aver appreso della convocazione di uno sciopero nazionale lanciato il 24 gennaio dalla CGT, con mobilitazione del Congresso Nazionale, come risoluzione del Confederale portato avanti questo giovedì e contro il piano di aggiustamento repressivo e feroce di Milei.

Néstor Pitrola ha espresso: “la notizia del Confederale della CGT, che chiede uno sciopero attivo di 12 ore con mobilitazione al Congresso il 24 gennaio, si inserisce nel clima di ripudio popolare della svalutazione ‘rodrigazo’ che ha scatenato l’iperinflazione demolendo i salari, pensioni e piani sociali. Al rifiuto della DNU che distrugge i diritti lavorativi di oltre 100 anni della classe operaia, attacca il diritto di sciopero, attacca i sindacati, attacca i contratti collettivi e attacca la giornata lavorativa, i diritti più elementari dei lavoratori. E a ciò si aggiunge ora la Legge Omnibus, che è praticamente il tentativo di trasformare l’intero regime politico in un regime monopartitico e di calpestare definitivamente il Congresso”.

“Per questo abbiamo proposto, nell’appello del 20 dicembre con il Fronte di Lotta Piquetero e la Plenaria del Sindacalismo Combattivo in Plaza de Mayo, lo sciopero attivo nazionale e il piano di lotta. Poi sono arrivati ​​i colpi di pentole che hanno fatto emergere anche la necessità di fermarsi e poi la mobilitazione del 27 ai Tribunali. Riteniamo che ciò avrebbe dovuto avere una continuità immediata. In ogni caso, lo sciopero del 24 gennaio sarà un grande punto di raccolta per milioni di lavoratori in tutto il paese che scenderanno in piazza per sconfiggere il piano della “motosega”, il DNU di Milei, il protocollo repressivo di Bullrich e, naturalmente, respingere la “Legge Omnibus”.

Gabriel Solano ha aggiunto: “Dobbiamo prendere in mano lo sciopero della CGT del 24 gennaio per realizzare una mobilitazione storica dei lavoratori che ci permetterà di affrontare l’offensiva reazionaria di Milei. Solo con gli scioperi, i picchetti e le pentole potremo sconfiggere l’aggiustamento e la repressione. Questo dovrebbe essere solo il punto di partenza per una grande mobilitazione di centinaia di migliaia di lavoratori nelle strade fino a quando i piani antioperai del governo non saranno sconfitti”.