Riceviamo e pubblichiamo dai compagni della redazione Il Pungolo Rosso questo contributo, già disponibile sul loro sito (vedi qui):
Riprendiamo e traduciamo da “Prensa obrera” questo articolo che esamina le ragioni per cui è caduta al Congresso la Legge Omnibus voluta da Milei & Co., e prospetta le iniziative che secondo il Partido Obrero e il Polo Obrero sono necessarie per rafforzare e allargare il movimento di lotta proletario e popolare contro l’intero piano di “riforme” aggressivamente anti-operaio presentato dalla nuova presidenza.
Redazione Il Pungolo Rosso
L’intervento di Romina del Pla fuori dal Congresso al momento del ritiro della Legge Omnibus:
https://www.facebook.com/watch/?v=386837834081725
Le prospettive della lotta contro il piano Milei
dopo la bocciatura della legge Omnibus
– Juan García (da Prensa Obrera, vedi qui articolo originale)
I giorni in cui è stata discussa la Legge Omnibus al Congresso segneranno fortemente il prossimo futuro del governo Milei. Nonostante tutte le concessioni fatte dalla cosiddetta opposizione “dialogante”, il governo non è riuscito ad approvare la legge. Il Congresso si è riunito circondato da una persistente mobilitazione delle assemblee popolari, dei sindacati combattivi, del movimento piquetero e della sinistra. Una mobilitazione dalla quale la CGT e la burocrazia sindacale in generale erano decisamente assenti, e che non si è arresa nonostante le misure repressive di Bullrich, che includevano spray al peperoncino in abbondanza, arresti, proiettili di gomma e il dispiegamento di quattro forze di repressione, qualcosa che è senza precedenti nel passato recente.
La bocciatura della legge in queste condizioni lascia il governo in gravi difficoltà nell’affrontare ciò che verrà, e segna il primo fallimento del tentativo bonapartista di Milei di elevarsi al di sopra di tutti i poteri dello stato. Il movimento popolare ha ora l’opportunità di sfruttare gli scontri tra i differenti settori imprenditoriali per realizzare un raggruppamento di forze capace di raddoppiare la lotta contro il governo con l’obiettivo di sconfiggere l’intero piano Milei. Ecco perché è fondamentale la proposta di dare vita ad un’assemblea nazionale dei lavoratori occupati e disoccupati, e delle assemblee popolari e dei lavoratori della cultura.
Lo scontro tra Milei e i governatori è stato centrale per determinare la fine della Legge Omnibus. Durante l’intero periodo di discussione della legge i governatori e i deputati hanno agito come lobbisti per le forze padronali delle loro province. Lo dimostra il fatto che si sono battuti fino alla fine per eliminare le imposte sulle esportazioni, mentre proponevano di ripristinare l’imposta sul reddito sui salari, un doppio standard fiscale per far pagare i lavoratori ed esentare i coltivatori di soia. Ma a scatenare il voto contrario di numerosi deputati che rispondono ai loro governatori, è stata la crisi legata all’aggiustamento di bilancio del governo nazionale. Nel mese di gennaio il governo ha ridotto i trasferimenti alle province del 58,9% e i lavori pubblici del 70%. In queste condizioni, i governatori hanno tentato, dopo che il governo ha ritirato il pacchetto fiscale dalla legge, di negoziare il loro sostegno alla Legge Omnibus in cambio della compartecipazione alla tassa-Paese. L’opposizione di Milei a questa richiesta ha finito per ribaltare i consensi, e ha portato il governo ad avere, in particolare nelle votazioni dei primi articoli, un susseguirsi di sconfitte culminate con il ritorno della legge in commissione. Questa sconfitta del governo lascia aperte diverse alternative. Milei ha lanciato un forte attacco pubblico ai deputati, e ha accennato alla possibilità di indire una consultazione popolare. Si tratterebbe di lanciare il metodo plebiscitario da lui proposto in campagna elettorale, che mira a ottenere i poteri per un regime di governo personale, scavalcando il Congresso. Ma una consultazione di questo tipo presenta grandi rischi per il governo. In un contesto di enorme crisi sociale, la sconfitta del referendum potrebbe segnare il destino dell’esperimento “libertario”. L’altra variante è quella di enfatizzare la possibilità di formare un governo di collaborazione politica con la PRO (il partito Proposta repubblicana, di orientamento liberista e conservatore), sostituendo il personale che ha fallito con una marcata mancanza di esperienza nella negoziazione della legge (Martín Menem, Guillermo Francos, Santiago Caputo). Alcuni commentatori attribuiscono a Macri un piano con queste caratteristiche. Ma questo piano richiede un cambiamento netto in direzione di una compartecipazione al governo dei governatori, con i quali Milei non è ancora riuscito nemmeno a concordare un accordo minimo per condividere i costi dell’aggiustamento del bilancio. Chi ha suggerito una prospettiva di questo tipo prima del crollo è stato Pichetto, che ha proposto di costituire un governo di coalizione per svolgere i compiti che il governo attuale intende porre all’ordine del giorno. È una delle alternative, ma significherebbe accantonare buona parte dell’approccio politico della cricca di Milei al regime di emergenza. Queste alternative fondamentali vengono proposte perché la crisi politica ha una portata che va al di là della caduta della Legge Omnibus. Il capitolo lavoro della DNU è stato sospeso dalla Giustizia e dopo un simile colpo in parlamento l’annunciata emanazione di una legge di riforma del lavoro va incontro a maggiori ostacoli – anche se non si può escludere che il partito al potere cerchi di usarlo come asse per raccogliere la maggioranza parlamentare che non è riuscito a raggiungere a causa della divisione dei blocchi che sono d’accordo con il cambiamento delle leggi sul lavoro. C’è stata addirittura una sentenza federale contraria al protocollo Bullrich [le nuove, dure misure di repressione delle mobilitazioni], al di là delle difficoltà e dei costi della sua applicazione, se guardiamo dal 20 dicembre ad oggi. Un aggiustamento dei conti più pesante In ogni caso, ciò che Milei ha già annunciato è che, senza la Legge Omnibus, l’orientamento del governo sarà quello di rendere più stringente l’aggiustamento di bilancio per imporre il “deficit zero” nel breve termine. Questa linea porta ad un aumento massiccio delle tasse, delle tariffe dei servizi e a porre un laccio emostatico alla spesa statale con conseguenze molto gravi per i lavoratori. I primi a soffrirne sono i pensionati, che la combinazione tra la formula di Alberto Fernández e il congelamento dei bonus sta spingendo verso una situazione disperata. Il governo prepara il colpo con l’aumento della tassa sui rifornimenti di carburante. La ciliegina sulla torta è l’incremento delle tariffe che è già iniziato con l’aumento del costo dei trasporti in tutto il paese, e che nei prossimi due mesi si intensificherà con le nuove tariffe di elettricità, acqua e gas. Questo insieme di cose sta demolendo salari, stipendi e pensioni, e si aggiunge ai licenziamenti sia nel settore pubblico che in quello privato, come quelli che devono affrontare i lavoratori dei pneumatici, quelli che si verificano nei lavori pubblici o in diversi dipartimenti statali. Ha un impatto recessivo in una situazione in cui il 40% della popolazione è nella povertà. In questo contesto esplosivo, il governo sta rapidamente eliminando gli aiuti alle mense dei poveri e colpendo i programmi sociali con prelievi e congelamento degli importi. A ciò si aggiunge l’effetto, che viene già avvertito, della deregolamentazione degli affitti, che stanno aumentando rapidamente. L’impatto dell’aggiustamento di bilancio sta aggravando gli squilibri economici. Al di là dei finanziamenti del FMI (che serviranno a pagare il FMI stesso), il governo non ricorre a finanziamenti esterni. La combinazione tra un’inflazione del 20/30% al mese e un dollaro che si svaluta al ritmo del 2% al mese, determina uno squilibrio esterno che potrebbe portare nel breve termine ad una nuova svalutazione del peso, che avrebbe un effetto devastante sull’attuale situazione sociale. Il valore della mobilitazione al Congresso Per questo è criminale che la CGT abbia congelato qualsiasi tipo di azione dopo lo sciopero e l’importante mobilitazione del 24 gennaio. Questa paralisi, che si è estesa al sindacato di centrosinistra e all’Utep (l’Unione dei lavoratori e delle lavoratrici dell’economia popolare) che non hanno mobilitato il Congresso, costituisce un enorme sostegno al governo per continuare a portare avanti la sua politica antioperaia. Come abbiamo detto il 24 gennaio, in unità con l’insieme dei sindacati combattivi, dei piqueteros e dei lavoratori della cultura, è necessario un piano di lotta per sconfiggere l’intero piano Milei. Nonostante questo boicottaggio, il periodo di discussione della Legge Omnibus ha visto il Congresso circondato giorno dopo giorno da una mobilitazione che i piani repressivi di Bullrich non sono riusciti a spezzare. A fronte di un Congresso dominato dallo scontro tra interessi capitalistici, questa mobilitazione ha avuto il merito di fissare l’agenda della lotta operaia. I suoi protagonisti sono state le assemblee popolari che hanno giocato un ruolo importante, raggruppando i lavoratori e i disoccupati quartiere per quartiere, mobilitando e conquistando le strade del Congresso e organizzando anche cacerolazos e attività nei quartieri. I suoi protagonisti sono stati anche i sindacati combattivi, come Sutna (sindacato dei lavoratori della gomma), AGD e Ademys (entrambi sindacati di insegnanti), i consigli interni, come quello di ATE Garrahan (un grande ospedale di Buenos Aires), e il combattivo movimento piquetero che ha resistito fin dall’inizio, mobilitandosi contro una legge che cercava di stabilire pene detentive effettive per i compagni che bloccavano una strada. Gli operatori sanitari si sono mobilitati con forza nelle strutture ospedaliere contro la repressione. Questa mobilitazione è stata accompagnata all’interno del Congresso dal blocco del Fronte della Sinistra, che ha denunciato con forza l’intero contenuto del progetto, ed è stato centrale nel denunciare la repressione – ad esempio, Romina Del Plá ha sollevato questa questione in diverse mozioni e ha denunciato in diretta l’azione della polizia, uscendo dai locali per accompagnare la mobilitazione popolare. Questa azione ha innescato un attacco politico da parte del partito al potere, comprese denunce penali. Il seguito Questo blocco di forze ha davanti a sé la sfida di rafforzare la mobilitazione di massa e farla convergere con quell’enorme massa popolare che rifiuta la politica del governo e con coloro che cominciano a subirne le conseguenze. In questo senso, è importante lo sviluppo delle lotte specifiche che si stanno preparando contro l’aggiustamento di bilancio. La lotta contro i licenziamenti alla Bridgeston, contro una multinazionale che vuole ristrutturare l’organizzazione del lavoro per andare contro i lavoratori, è in questo senso una lotta strategica, perché la recessione porterà a licenziamenti diffusi. La richiesta di un piano di lotta da parte della CGT, delle CTA e di ogni sindacato, a causa delle rivendicazioni sollevate, sarà centrale nella fase successiva, insieme alla proposta di un aumento generale dei salari e delle pensioni, alla lotta contro i licenziamenti. C’è anche da contrastare la nota minaccia del governo di inviare al Congresso una legge di riforma del lavoro. Il combattivo movimento piquetero che si concentra questo giovedì ad Avellaneda denuncerà che l’aggiustamento di bilancio va contro i quartieri popolari di tutto il paese, mentre la fame avanza. Il governo è stato crudele con le organizzazioni dei piqueteros, tagliando gli aiuti alle mense dei poveri e alimentando i fondi delle chiese evangeliche, di Aciera o della fondazione Conin, nel tentativo di rafforzare queste organizzazioni reazionarie e contrarie ai diritti dei lavoratori. La situazione ha già spinto l’Utep fino alle mense dei poveri e alle code di decine di isolati davanti al Ministero di Pettovello. L’altro aspetto centrale sarà la lotta per le libertà democratiche. A Mendoza il governo ha condannato Martín Rodriguez, leader del Polo Obrero, a 2 anni e 8 mesi di carcere con la sospensione della pena (non andrà in carcere), in un processo con rito abbreviato. È fondamentale sconfiggere, con azioni massicce, il protocollo che Bullrich cercherà di continuare ad applicare, nonostante l’ordinanza cautelare del giudice Casanello. In questo quadro, un’assemblea nazionale dei lavoratori occupati e disoccupati, delle assemblee e delle organizzazioni popolari e dei lavoratori dei settori culturali sarebbe un grande passo avanti nell’organizzazione e nella mobilitazione delle forze per sconfiggere il piano Milei e, allo stesso tempo, uno spazio di dibattito sul programma e sulle prospettive che questa mobilitazione apre. Per noi la lotta contro Milei punta ad una soluzione che consenta ai lavoratori di uscire dalla crisi nella quale ci trascinano tutti coloro che ci hanno governato: rottura con il FMI, imposizione della cessazione del pagamento del debito usurario e fraudolento, destinando il risparmio nazionale alla soluzione dei principali problemi della popolazione lavoratrice. La questione è strategica perché, come si vede, quella del peronismo è un’opposizione floscia, formale, che vuol riservare a Milei il lavoro sporco dell’aggiustamento di bilancio, che verrebbe in un modo o nell’altro a favore di tutta la borghesia che festeggerebbe in massa il giorno dell’approvazione generale della Legge Omnibus. Questa assemblea sarebbe particolarmente opportuna all’inizio di marzo, che sarà segnato dall’inizio dell’anno scolastico, e presenterà uno scenario di lotte contro l’adeguamento educativo, e dalla sfida di formare grandi colonne indipendenti nei giorni di mobilitazione dell’8 e 24 marzo, che condensano rivendicazioni chiave: la lotta per la difesa del diritto all’aborto, per la separazione della Chiesa dallo Stato e per tutte le rivendicazioni delle donne; e la lotta per le libertà democratiche.