Riceviamo e pubblichiamo questo contributo dai compagni della redazione Il Pungolo Rosso, già disponibile sul loro sito (vedi qui):
Piena solidarietà ai giovani eco-attivisti colpiti dalla repressione statale,
e qualche altra considerazione
– m. r.
Riceviamo dal compagno Mario R. e volentieri pubblichiamo questa nota sui recenti provvedimenti repressivi contro giovani attivisti di Extinction Rebellion (XR) e Ultima Generazione, che oltre ad esprimere la piena solidarietà nei loro confronti, pone alcune questioni a noi stessi e a loro.
Redazione Il Pungolo Rosso
Non è certamente notizia inusuale o recente l’aggressività con la quale lo stato italiano dispiega la sua macchina repressiva contro qualsiasi organizzazione, più o meno politicamente caratterizzata, che si ritrovi ad essere in qualche modo opposta agli interessi della classe borghese. Tuttavia gli ultimi mesi sono stati testimoni di una sempre maggior violenza, tanto fisica quanto legislativa. Questa escalation ha coinvolto in realtà quasi l’intera costellazione delle aree di contestazione, dai sindacati di base (vedi le manganellate all’indirizzo dei picchetti del SI-COBAS pochi giorni fa) ai collettivi studenteschi di ogni ordine e grado, ma è stata, sui mass media, giustificata e predicata con un’attenzione nuova, particolare contro le varie sigle di cosiddetti “ecoattivisti” che stanno raccogliendo adesioni e consensi.
Le due principali organizzazioni sul campo sono Extinction Rebellion (XR) e Ultima Generazione. Nonostante qualche variazione nei metodi e nelle dichiarazioni «programmatiche», la matrice è bene o male comune, ed è presto illustrata. La crisi climatica avanza con crescente e travolgente rapidità, e i governi del mondo languono nella quasi totale inazione. Scollati dalle masse, essi mantengono solamente una facciata di democrazia, quella rappresentativa, che ha fallito ormai il suo compito. L’obiettivo è dunque costringere gli stati e le istituzioni nazionali e internazionali a dichiarare “l’emergenza climatica”, e a prendere di conseguenza provvedimenti drastici e immediati per far fronte alla sesta estinzione di massa, che, dai dati ormai ampiamente confermati dall’intera comunità scientifica, risulta essere in pieno svolgimento.
Per ottenere questo risultato, il metodo scelto è quello della disobbedienza civile, delle azioni dimostrative per attirare sul tema la pubblica attenzione. Si legge più volte nei documenti ufficiali di XR che, una volta che il 3,5% della popolazione avrà aderito alla «ribellione», allora lo stato non sarà più in grado di porvi un argine.
Seppur ancora molto lontani da questo numero, la crescita che questi gruppi hanno conosciuto è stata notevole. Questo, combinato con alcune azioni abbastanza spettacolari mediaticamente (i celeberrimi lanci di vernice, ad esempio), hanno contribuito ad attirare su di loro le non desiderate attenzioni del Ministero dell’Interno. Molti degli organizzatori di queste azioni sono stati colpiti da severi provvedimenti giudiziari, chiaramente persecutori se rapportati ai fatti. La solidarietà verso questi attivisti non può che essere piena, così come la condanna del meschino e barbaro Stato «liberale» e «democratico», che va disvelando sempre più la propria violenta e mendace anima.
Allo stesso tempo, si deve porre come primaria la questione di come il movimento comunista possa raffrontarsi con queste realtà. La lotta al cambiamento climatico, la battaglia contro la distruzione di ogni qualsivoglia forma di equilibrio tra specie umana e pianeta terra sono temi cari, carissimi e di fondamentale rilevanza per la Sinistra Comunista, che ne è campione da lungo tempo. Oggi anche altre aree del movimento comunista includono fra i loro principali punti programmatici la limitazione del danno arrecato dalle attività antropiche all’ambiente, seppure non tutte arrivino a teorizzare con piena consapevolezza il necessario totale ripensamento del rapporto fra Umanità e Natura.
Si tratta del resto della necessaria conseguenza di qualsiasi seria analisi del meccanismo estrattivo capitalista e del rovesciamento dei suoi presupposti che non può non essere al cuore del programma comunista.
Data la rapidissima penetrazione ed espansione dei gruppi di eco-attivismo, alla luce di questo orizzonte comune, sembrerebbe immediata la possibilità, se non la necessità, di un fronte comune. Sussistono, purtroppo, una serie di ostacoli alla sua facile realizzazione. Oltre ad un certo isolazionismo solitario di queste organizzazioni, scarsamente propense a coordinare azioni con altri gruppi, rimane una notevole distanza politica. Esemplificativo è il caso di XR. Nel leggere le dichiarazioni e i documenti programmatici disponibili al pubblico, è evidente, per così dire, la presenza di una notevole assenza. Le categorie di “classe”, “capitale” e “borghesia” e “proletariato” sembrano, se non sconosciute, quantomeno aliene al bagaglio analitico di XR. Non si tratta disgraziatamente di una mera questione di scelta di vocaboli, bensì di una grave mancanza sul piano concettuale. L’eco-attivismo in salsa disobbediente sembra incapace, allo stato delle cose, di progredire oltre un insipido riformismo, seppur perseguito con metodi eclatanti (che però non ne mutano di segno il contenuto). Invocare il passaggio ad una legislazione d’emergenza tradisce una certa ingenuità politica. Immaginare che lo stato borghese possa scegliere come bersaglio della legislazione straordinaria invocata le grandi imprese responsabili della catastrofe climatica verso la quale stiamo precipitando, supera di slancio i limiti del più roseo ottimismo.
In effetti, l’emergenza lo stato borghese l’ha dichiarata, ma contro coloro che si oppongono agli interessi dei grandi capitali, fossili o rinnovabili che siano. Gli stessi militanti ecologisti hanno ormai qualche elemento concreto per capirlo. L’augurio è che, alla luce della prevedibile sempre maggiore ostilità della macchina repressiva pubblica, l’approccio di questi gruppi possa venire a modificarsi, consentendo di fare rete e, idealmente, di favorire uno sviluppo anche ideologico-politico del movimento ecoattivista e il suo approdo al comunismo come unica prospettiva che può consentire la fine di un rapporto predatorio con la natura e tra esseri umani. La strada è lunga, ma è senz’altro valevole di essere battuta.