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[GENOVA] Perchè abbiamo bloccato il porto per lo sciopero generale dei lavoratori. Guerre, commercio, armi, navi e lotta di classe

1) Fin dall’inizio dell’invasione di Gaza i sindacati palestinesi hanno lanciato un appello a identificare e bloccare le infrastrutture logistiche nei nostri paesi che rendono possibile lo sforzo bellico del regime di Nethanyau.

2) La richiesta dell’Unione Democratica Arabo-Palestinese e dei Giovani Palestinesi d’Italia di chiamare uno sciopero generale qui in Italia che permettesse a tutti i lavoratori e le lavoratrici di astenersi dal lavoro e di partecipare ad iniziative di lotta girava da mesi. Indire lo sciopero (e renderlo effettivo coinvolgendo migliaia di operai) non è stato un gesto ‘dovuto’ verso alcune associazioni ‘in quanto palestinesi’, non è stata una scelta ossequiosa e riverente nei confronti di alcuni ‘rappresentanti’ della comunità nel nostro paese. Noi riconosciamo ad U.D.A.P. e G.P.I. di essere le componenti più avanzate politicamente e organizzativamente per le scelte e le posizioni coraggiose prese negli ultimi mesi, dalla contestazione ai rappresentanti dell’A.N.P. in Italia fino alla chiamata a violare il divieto di manifestare nel Giorno della Memoria.

3) Come coordinamento genovese del SI Cobas abbiamo deciso unanimemente che lo sciopero generale per la Palestina e contro la guerra non poteva ridursi ad un presidio sotto la prefettura ma neanche ad uno ai cancelli di un magazzino dove abbiamo un intervento sindacale aperto. Uno sciopero su questi temi doveva (e lo ha fatto anche se per poche ore) bloccare l’arteria principale del traffico merci e creare disagi a tutta l’economia cittadina.

4) I lavoratori portuali genovesi lo hanno dimostrato piu volte negli ultimi anni: dal porto di Genova transitano armi e strumenti di morte che alimentano tutti gli scenari di guerra. Le affermazioni di Toti a Primocanale, secondo cui il blocco ai varchi sarebbe una forma di lotta “stravagante” che danneggia solo semplici automobilisti e non influisce sulla situazione in Medio Oriente, sono false e ridicole, quanto la solita litania stancamente ripetuta di “Israele unica democrazia del Medioriente”, quella stessa democrazia che è stata in grado di trucidare piú di 30.000 palestinesi in neanche 5 mesi.

5) La due giorni di sciopero e mobilitazione del 23-24 Febbraio ha rappresentato un passo avanti nella costruzione di un vero fronte di lotta internazionale e internazionalista che impari, anche attraverso iniziative come queste, a coordinarsi e ad agire unito. Scegliere uno dei principali porti del Mediterraneo nel giorno del passaggio delle navi israeliane ZIM è stato un gesto, del quale non ignoriamo il valore comunicativo e parzialmente simbolico, che ci permette di approfondire e stringere conoscenze e rapporti con chi agisce ovunque contro le navi della ZIM, la logistica e l’industria militare.

6) Il 30 gennaio il Consiglio Comunale di Genova ha votato con 31 voti favorevoli su 32 votanti una richiesta formale al governo di intervenire militarmente in Yemen a difesa degli interessi commerciali del porto di Genova. Durante la successiva discussione avvenuta il 6 febbraio, i consiglieri comunali di tutti i partiti hanno ribadito che la difesa dei profitti dei capitalisti italiani e genovesi passa attraverso l’aumento delle spese militari e l’impiego di navi, armi e soldati negli scenari di guerra come deterrente per futuri attacchi all’Italia. Non sono mancate le immancabili dichiarazioni di sostegno a Israele e le ipocrite acrobazie della consigliere del PD Donatella Alfonso che è riuscita a citare i poveri bambini di Gaza curati al Gaslini e ad appoggiare l’intervento militare italiano nella stessa frase. I padroni della logistica genovese e i loro fiancheggiatori nelle istituzioni somigliano paurosamente quelli che alla vigilia della prima guerra mondiale spingevano il mondo verso il baratro. Oggi come allora da una parte ci sono gli interessi dell’imperialismo italiano e dall’altra quelli del proletariato italiano, yemenita, palestinese, internazionale. Se gli armatori speculano sull’allungamento delle tratte e i terminalisti spingono perché lo stretto venga sbloccato ‘manu militari’, il nemico è davvero in casa nostra. Lo dicono le istituzioni cittadine in maniera ufficiale: il porto di Genova è pienamente coinvolto nella guerra in medio-oriente!

7) C’è stato, in effetti, un voto contrario alla mozione del consiglio comunale, quello del consigliere Crucioli, ma ci teniamo a spiegare perché non possiamo delegare a questo personaggio l’opposizione cittadina alla guerra, nè possiamo appiattirci sulle sue posizioni: il suo partito (‘Uniti per la Costituzione’) appoggia apertamente l’operazione militare della Russia in Ucraina. Crucioli non si limita a sostenere la guerra di Putin a parole, si è recato personalmente in Bielorussia a fornire il sostegno ‘dei genovesi’ al regime di Lukashenko. Questa visione campista e sovranista (che si esprime con varie sfumature e che purtroppo è molto diffusa) attribuisce all’imperialismo russo, cinese, indiano e iraniano un ruolo positivo e nega la natura imperialista dell’Italia che sarebbe solo una povera ‘colonia USA’. Così come ci opponiamo all’invio di armi all’Ucraina, noi stiamo coi ferrovieri bielorussi che hanno sabotato la logistica di guerra, non con chi si reca a Minsk a stringere le mani sporche di sangue di dittatori e criminali di guerra. Il nostro campo è quello degli oppressi e di chi si oppone alla guerra e non ci schieriamo con nessuno dei due blocchi imperialisti in gara per il controllo delle risorse della Crimea, del Donbass, di Lugansk, che hanno spinto etnie e popoli fratelli ad odiarsi e a scannarsi tra loro. Non possiamo neanche considerare di sostenere, anche solo strategicamente, politici come Crucioli che, mentre parlano di pace, tifano per l’avanzata russa! La mobilitizione di queste settimane nella nostra città ha dato un contributo fondamentale alla vittoria della campagna boicottaggio di Iren, organizzare un’iniziativa di lotta dura al porto era il miglior modo di celebrarla. Se da un lato sarebbe ingenuo pensare di poter replicare meccanicamente la lotta contro gli accordi Iren – Mekorot su un altro obbiettivo pensando di ottenere automaticamente lo stesso risultato, bisogna riconoscere il valore non solo della tenacia e della costanza del percorso cittadino, ma soprattutto la capacità politica di identificare le responsabilità del capitale italiano nel genocidio in corso e quella organizzativa e comunicativa che ha permesso una crescita e un allargamento della lotta fino ad obbligare media, istituzioni e azienda ad occuparsi della vicenda. Presidiare gli sportelli Iren ha reso possibile presidiare i varchi portuali, avanti il prossimo!

9) I facchini protagonisti delle lotte nella logistica negli ultimi 15 anni sono un esempio per i milioni di lavoratori che ancora non si organizzano con noi. La classe operaia in Italia costruirà una vera opposizione alla guerra solo se alla sua testa ci saranno le avanguardie provenienti dai paesi oppressi e sfruttati dal colonialismo e dall’imperialismo italiano e occidentale, la grande risposta dai magazzini della logistica alla chiamata dello sciopero generale del 23 Febbraio e la presenza operaia e immigrata nella prima fila del blocco ai varchi lo dimostra chiaramente. La Palestina è la patria di tutti gli oppressi!

10) Il 23 e 24 Febbraio era il momento giusto per affondare il colpo e non ci si poteva tirare indietro. Quella che abbiamo definito ‘l’Onda Alta’ delle ultime settimane si è infranta in tutta Italia contro tutto l’apparato sionista e genocida (mediatico, governativo, economico, industriale, poliziesco) per poi farsi marea e invadere Milano con il più grande corteo contro la guerra degli ultimi anni. Facciamo tesoro di questi due giorni: il movimento si rafforza quando abbandona le prese di posizione e mette in campo iniziative concrete, cresce quando non annacqua i contenuti e si schiera apertamente con la resistenza del popolo palestinese, raggiunge decine di migliaia di posti di lavoro quando rifiuta i compromessi e le ipocrisie dei sindacati confederali e dei partiti politici borghesi, avanza quando lega la lotta di liberazione nazionale palestinese alla lotta di classe degli sfruttati di tutti i paesi del mondo!

30 febbraio,

SI Cobas Genova

  • Il governatore della regione Liguria Toti contro lo sciopero dei lavoratori:

https://www.facebook.com/SICobasGenova/videos/922580769270128/?locale=it_IT

  • La discussione sulla mozione di guerra votata dal consiglio comunale di Genova:

https://www.facebook.com/SICobasGenova/videos/1091224218665947/?locale=it_IT

  • La Rai sullo sciopero generale che ha bloccato il porto di Genova:

https://www.facebook.com/SICobasGenova/videos/963812451769979/?locale=it_IT