Riceviamo e pubblichiamo questo contributo dai compagni della redazione Il Pungolo Rosso, già disponibile sul loro sito (vedi qui):
Le teste di legno che, entusiasti dei successi moscoviti, credevano che la disfatta ucraina avrebbe chiuso la guerra tra NATO e Russia, sono servite. Succede, come peraltro era scontato salvo che per le teste di legno, esattamente il contrario. Non passa settimana, anzi non passa giorno, senza che si faccia sempre più affannosa e determinata la corsa della NATO e dei paesi dell’Unione europea a prolungare la guerra e, soprattutto, a portarla sempre più in profondità nel territorio della Russia, in modo da far sentire direttamente soprattutto alle aree europee della Russia, finora quasi del tutto estranee alle conseguenze della guerra, il peso del conflitto bellico in corso in termini di morti, feriti, distruzioni, perdita di sicurezza.
E’ fondamentalmente questo che emerge da tutta la cd. vicenda “Taurus”, i missili che – a quel che pare – il cancelliere tedesco Scholz è restìo a mettere nelle mani ucraine proprio per la loro capacità di colpire nel cuore del territorio russo, e che invece gli alti comandi della Luftwaffe (e le grandi imprese che fremono dietro di loro) vorrebbero mettere in moto, cominciare a sperimentare quanto prima contro i depositi sotterranei russi di munizioni e colpendo il ponte di Crimea. Dall’apparente gaffe in pubblico del cancelliere e dalle conversazioni intercettate degli alti ufficiali tedeschi risulta confermato ciò che, del resto, già si sapeva dall’inizio (solo la IV Internazionale ne era all’oscuro): i comandi degli eserciti della NATO, in particolare degli Stati Uniti, del Regno Unito e della Francia sono già ampiamente coinvolti nelle operazioni di guerra, in tutto ma in modo speciale per quello che concerne gli apparati missilistici in uso all’esercito ucraino.
L’esercito tedesco non vuol essere da meno dei suoi sodali concorrenti – in particolare l’aeronautica militare e il generale Gerhartz hanno una gran fretta! Ed ecco pronto un doppio pacchetto di Taurus, 50 più 50 uguale 100. Meglio, però, se a maneggiarli sono tecnici militari tedeschi. E si deve trovare al più presto, il tempo stringe, il tempo stringe!, il modo di aggirare l’art. 26 della Costituzione, che esclude il coinvolgimento della Germania in una guerra di “aggressione”, e l’art. 13 del codice penale che prevede pene severe (fino all’ergastolo addirittura) per i trasgressori. Per intanto, ipotizzano gli ufficiali, si può chiedere un aiuto agli inglesi, che sono già di casa da tempo in Ucraina, perché insegnino come montare i Taurus sul caccia ucraino SU o sugli F 16 promessi a Kiev. Ma comunque conservando il controllo di ultima istanza in mani tedesche nella fase finale delle operazioni. Da quale postazione? Serve un “centro di combattimento” da cui il Taurus possa essere programmato e controllato mentre vola verso la sua destinazione russa. Potrebbe essere la base di Buchel in Renania, ma forse sarebbe meglio, per minimizzare i rischi, operare dalla Polonia, pronta a tutto da tempo per rendere la guerra in Ucraina ancora più devastante…
Tutto ciò è ormai emerso alla luce del sole, dal momento che ne ha riassunto i termini World Economy con un articolo dello specialista Hans-Georg Münster. E dal momento che nei giorni precedenti i ministri britannici e francesi avevano dovuto stigmatizzare in pubblico la dichiarazione altrettanto pubblica di Scholz senza poterla smentire: sono contrario a mettere i Taurus a disposizione dell’esercito ucraino, aveva detto Scholz, perché “hanno una gittata molto lunga”, e perché “ciò che i britannici e i francesi riescono a fare [con i loro missili] in termini di controllo dell’obiettivo, non può essere fatto in Germania”. Berlino “non deve diventare un partito in guerra e i soldati tedeschi non devono in alcun modo e in alcun momento essere associati agli obiettivi che possono essere raggiunti” dai Taurus“.
Nelle conversazioni intercettate dai servizi russi emergono anche manovre politiche per liquidare Scholz, già brutalmente accusato da certa stampa di essere al soldo di Mosca. Intanto il ministro della “difesa” Pistorius, che dovrebbe sostituirlo, si prende avanti, disponendo ai suoi tecnici di preparare un decreto che ripristina la leva obbligatoria in Germania con l’obiettivo di rendere più rapida un’eventuale chiamata alle armi. La decisione, per il momento, resta isolata alla Germania, per quanto non sia da escludere che anche altri Paesi, tra cui l’Italia, possano valutare un tale sistema in quanto rappresenta un compromesso rispetto alla leva obbligatoria – che in Italia non c’è più dal 2004 (su disposizione della cosiddetta Legge Martino) – e le attuali regole che potrebbero rendere complicato reclutare soldati in caso di necessità. Secondo lo Spiegel, il servizio militare obbligatorio (Wehrpflicht) dovrebbe essere reintrodotto in Germania entro la fine dell’attuale legislatura seguendo il “modello svedese” in vigore dal 2007 che ha un carattere, in realtà, semi-obbligatorio, e coinvolge, finora, solo una piccola minoranza degli individui potenzialmente arruolabili. Torneremo a parlarne.
Per intanto, vogliamo segnalare che queste frenetiche manovre per allargare e prolungare il più possibile la guerra con la Russia – di cui abbiamo già parlato in precedenti articoli (*) – hanno preso materialmente corpo dal 4 aprile con una gigantesca esercitazione NATO ai confini della Russia. Si tratta della Nordic Response 24 in Finlandia, a cui prendono parte più di 20mila soldati provenienti da 13 paesi. Un’esercitazione che fa parte della serie di esercitazioni militari Steadfast Defender 2024, che coinvolgeranno ben 90.000 soldati della NATO, l’Italia dell’art. 11 della Costituzione sempre e comunque inclusa.
Né è finita qui, perché sempre in questi giorni è partita la corsa in pubblico a quale tra i paesi europei è pronto a sfidare apertamente la Russia trasferendo in Ucraina ufficialmente lì proprie divisioni. Avevate dubbi in proposito? Naturalmente a farsi avanti per prima è stata la Gran Bretagna della Brexit che, esattamente come avevamo previsto noi contro tutti gli Italexit entusiasti, cerca di recuperare le posizioni perdute accentuando all’estremo il proprio militarismo – abbiamo già pronte due divisioni che scalpitano, pare di calcare il terreno di guerra. E poi – trapela – si stanno preparando basi britanniche a Odessa, nella regione di Kiev e a Lvov, formalmente per supportare gli F-16 e gli aerei da difesa aerea. I responsabili di tutto ciò? Naturalmente i nemici del Cremlino che progettano di arrivare fino a Londra…
Se c’è stato un limite politico, nella grande manifestazione di Milano del 24 febbraio, è stato che solo una parte minoritaria del corteo appariva consapevole che la battaglia contro le guerre del capitale, oltre che a fermare l’orrendo massacro di Gaza e la pulizia etnica in Cisgiordania, deve inglobare con forza crescente la denuncia della guerra in Ucraina tra NATO e Russia che, lungi dal concludersi, sta invece per espandersi e salire ancora di livello distruttivo. E la deve inglobare con la consegna del disfattismo da ambo i lati del fronte!
(*)