Riceviamo e pubblichiamo questo contributo dai compagni della redazione Il Pungolo Rosso, già disponibile sul loro sito (vedi qui):
Il cammino per arrivare ad una prima giornata internazionale di azione contro le guerre del capitale il 24 febbraio scorso non è stato agevole, ma è stato coronato da successo. La maggior parte del percorso verso la costituzione di un fronte unico proletario internazionale e internazionalista contro le guerre del capitale e contro la tendenza ad una terza apocalittica guerra mondiale resta, evidentemente, da compiere. Un primo passo, però, è compiuto. E già guardiamo a quello successivo da compiere con iniziative coordinate nella giornata del 1° maggio, che servano a consolidare e sviluppare la rete di rapporti e relazioni internazionali sviluppata in questi ultimi tempi.
Vediamo, in breve, come siamo arrivati a questa giornata.
Da due anni, dall’esplodere della guerra tra NATO e Russia in Ucraina, il SI Cobas e la Tendenza Internazionalista Rivoluzionaria (TIR) portano avanti un’azione costante e ferma contro questa guerra centrata sulla seguente tesi: “per ciò che è e per ciò che prepara, la guerra in Ucraina, imperialista da ambo i lati, è una guerra contro i proletari ucraini e contro i proletari russi, contro il proletariato di tutti i paesi.” Per questo la consegna politica non può che essere quella del “disfattismo su entrambi i lati del fronte, contro gli oligarchi e i generali della NATO e dell’Ucraina, contro gli oligarchi e i generali della Russia e dei suoi alleati”.
Da subito la nostra azione si è concretizzata con prese di posizione dal chiaro indirizzo di classe, che sono state raccolte nel volume La guerra in Ucraina e l’internazionalismo proletario, e con numerose iniziative, che hanno messo al centro la denuncia della attiva partecipazione del governo e dello stato italiano alla guerra (fornitura di armi, dispiegamenti militari ad Est, sanzioni, riarmo e primi passi verso l’economia di guerra, campagne russofobiche) ben sintetizzata nella formula di Karl Liebknecht “Il nemico è in casa nostra”, e nel disfattismo rivoluzionario.
Abbiamo concorso ad organizzare due momenti assembleari a livello nazionale contro il massacro in Ucraina: il convegno di Roma del 16 ottobre 2022 e l’Assemblea nazionale dell’11 giugno 2023 a Milano, con la presenza – in entrambe le iniziative – di diverse organizzazioni politiche e organismi locali che hanno condiviso la posizione disfattista. Su queste basi abbiamo lanciato – con altri settori del sindacalismo di base e della sinistra extraparlamentare – prima una manifestazione nazionale di piazza a Roma il 3 dicembre 2022, “contro la guerra e il carovita”, e poi il 21 ottobre dello scorso anno una seconda manifestazione nazionale davanti alla base militare italiana di Ghedi, preceduta il giorno prima dallo sciopero contro la guerra e per il salario di una parte dei sindacati di base. Anche le manifestazioni del Primo Maggio organizzate dal SI Cobas sono state caratterizzate dall’opposizione internazionalista alla guerra.
Il passo successivo è stato quello di portare sul piano internazionale l’iniziativa contro la guerra da un punto di vista proletario con l’obiettivo di formare un campo, o fronte, internazionale e internazionalista che si opponga ad entrambi gli schieramenti imperialisti a scontro – inizialmente in Ucraina, in realtà su scala mondiale. La guerra d’Ucraina, infatti, non è un episodio contingente: è il portato del nuovo quadro dei rapporti tra potenze capitalistiche, che vede il declino relativo di Stati Uniti e Unione europea, da un lato, e l’ascesa dei cosiddetti BRICS, Cina in testa, e di altre medie potenze, dall’altro. Fin dal primo momento abbiamo sostenuto ciò che oggi appare perfino banale: e cioè che la guerra in Ucraina “segna un punto di non ritorno nel passaggio delle contraddizioni inter-capitalistiche alla scala mondiale da un piano economico-commerciale ad uno strategico-militare”, e contiene in sé il rischio crescente di una terza guerra mondiale per la ri-spartizione del mondo. Di fatto ha già innescato una sfrenata corsa al riarmo in preparazione a questa prospettiva. Altro che essere l’alba di un mondo capitalistico multipolare, “equilibrato” e finalmente pacifico di certe narrazioni! – che è difficile dire se sono più propagandistiche e fraudolente, o più infantili.
Ne deriva che lo schieramento rispetto a questa guerra ha segnato uno spartiacque decisivo anche nella sinistra anti-capitalista, tra le posizioni internazionaliste-proletarie e quelle “campiste”, come avvenne durante la Prima Guerra Mondiale.
Consapevoli dell’urgenza della formazione di un campo o fronte internazionalista totalmente autonomo da entrambi gli schieramenti capitalistici in formazione, abbiamo avviato un lavoro che è stato messo immediatamente davanti al dato di fatto che la guerra d’Ucraina ha diviso le varie famiglie storiche della sinistra anti-capitalista tra i fautori della falsa auto-determinazione dell’Ucraina (e volenti o nolenti della NATO), i fautori della falsa missione anti-nazista della Russia, e i disfattisti.
Constatato che davanti a questa guerra tutte le componenti del vecchio movimento operaio (stalinista, maoista, trotskista, sinistra comunista, anarco-comunista) si sono spaccate più o meno verticalmente in fazioni contrapposte, ci siamo rivolti alle sole organizzazioni che hanno espresso posizioni simili alle nostre, o comunque con esse compatibili, ritenendo che le divisioni del passato, pur non essendo affatto prive di significato, non possano e non debbano impedire l’unità d’azione nel presente, se di questa unità ci sono i presupposti fondamentali. È nata così la nostra proposta di una giornata internazionale di mobilitazione contro le guerre del capitale, che è stata accolta in linea di principio già nell’estate scorsa dai compagni argentini del Partido Obrero, ed in seguito, in autunno, anche dai compagni tedeschi dell’MLPD e da molte organizzazioni aderenti al Fronte Unito Internazionale Antimperialista contro il fascismo, la guerra e la distruzione ambientale, costituitosi nel mese di settembre, al quale ha poi aderito anche il SI Cobas. Anche altre organizzazioni politiche e sindacali operanti in Giappone, Turchia e Stati Uniti hanno fatta propria la proposta della giornata internazionale di azione contro le guerre del capitale.
Siamo quindi arrivati alla stesura di un appello comune con l’MLPD ed il Fronte Unito, e di un altro più sintetico con il Partido Obrero e il Polo Obrero, convergenti sulla giornata internazionale, fissata per il 24 febbraio, e le sue parole d’ordine. I due appelli sono stati sottoscritti da una trentina di organizzazioni politiche, sindacali e sociali di 21 differenti paesi, e da una dozzina di intellettuali militanti di primo piano noti a livello internazionale (vedi appendice).
Durante il processo di avvicinamento a questa giornata è esplosa – dopo il 7 ottobre – l’operazione genocida dello stato di Israele contro la popolazione della striscia di Gaza, sostenuto all’unanimità da tutto lo schieramento imperialista occidentale, Stati Uniti in testa e Italia nel mazzo.
Questo ha ulteriormente accentuato la necessità e l’urgenza di un coordinamento internazionale delle forze che intendono battersi contro “tutte le guerre coloniali e imperialiste”. Anche in questo caso la nostra posizione si è caratterizzata per uno schieramento netto a sostegno del popolo e della resistenza palestinese, e per l’irriducibile contrapposizione allo stato sionista e ai suoi protettori-alleati, per primo il governo e lo stato italiani, senza però operare alcuna apertura di credito a presunti ruoli “anti-imperialisti” delle potenze anti-americane agenti alla scala regionale o internazionale.
Nel genocidio sionista in corso a Gaza noi vediamo “l’ultima parola dell’imperialismo occidentale in irreversibile crisi di egemonia”, necessitato perciò a ricorrere alle forme più estreme di terrorismo di stato, così come decine di milioni di manifestanti nel Medio Oriente e nel mondo intero hanno visto nella Palestina “la patria degli oppressi”, e nei palestinesi gli oppressi tra gli oppressi, da sostenere nella loro guerra di liberazione nazionale e sociale. Anche la guerra di annientamento di Israele su Gaza ha prodotto alcune differenziazioni all’interno dello schieramento disfattista, in particolare sull’attitudine da assumere nei confronti di Hamas come principale organizzazione, oggi, della resistenza palestinese, che non hanno tuttavia impedito la definizione di posizioni comuni – diverso, invece, il caso di quanti, appartenenti alla tradizione della Sinistra comunista italiana, al mondo anarco-comunista ed anche alle aree m-l, pretenderebbero di applicare lo schema del disfattismo anche nei confronti della resistenza palestinese dimenticando, ed è clamoroso, il carattere coloniale dello stato di Israele e il carattere anti-coloniale del movimento di liberazione palestinese.
Le iniziative della giornata internazionale contro le guerre del capitale
Come detto in avvio di questo documento, il cammino per arrivare alla giornata internazionale di azione del 24 febbraio non è stato privo di difficoltà. Ma dai report scritti che abbiamo ricevuto e dalle immagini disponibili, possiamo affermare che è stato coronato da successo.
La gamma delle iniziative è stata molto articolata, a seconda delle differenti situazioni nazionali e delle forze materiali disponibili (in alcuni casi, molto ridotte): dai cortei combattivi di migliaia di proletari ai presidi di piazza, dalle assemblee operaie alle squadre di propaganda pubbliche, fino – là dove ogni iniziativa pubblica è vietata – alla diffusione sui social degli appelli e delle parole d’ordine concordati per il 24, che hanno costituito il tessuto connettivo comune di tutte le iniziative.
Sull’Italia abbiamo già scritto un report a parte: la giornata è stata preparata da uno sciopero nazionale indetto dal SI Cobas per il 23 febbraio, con una forte incidenza nella logistica, ma al quale hanno aderito anche molti lavoratori di altri sindacati soprattutto nelle scuole e nel trasporto pubblico. Questo è stato il secondo sciopero indetto dal SI Cobas per la Palestina – il precedente si era tenuto il venerdì 17 novembre, ed era sfociato in una grossa e caldissima manifestazione di piazza a Bologna, organizzata anche con i Giovani palestinesi d’Italia ed altre associazioni palestinesi, il sabato 18 novembre.
Nella giornata di sciopero del 23 febbraio sono state condotte azioni di boicottaggio: delle navi israeliane a Genova, del gruppo bellico italiano Leonardo a Napoli, di Carrefour, fornitrice dell’esercito israeliano a Torino.
La giornata del 24 febbraio ha visto il coinvolgimento delle più radicate associazioni palestinesi e dei sindacati di base, con i quali abbiamo indetto una manifestazione nazionale a Milano, “con la resistenza palestinese, contro le guerre coloniali e imperialiste”, come diceva lo striscione d’apertura. La partecipazione è stata superiore alle più rosee previsioni, superiore a 20 mila, con due grandi spezzoni iniziali: quello delle associazioni palestinesi e quello del SI Cobas/TIR/Iskra, a cui si è unito il Fronte della gioventù comunista, entrambi di diverse migliaia, seguiti dagli altri sindacati di base, centri sociali, associazioni e partiti di sinistra, provenienti da tutta Italia. Al centro degli slogan e degli striscioni la denuncia del genocidio a Gaza, ma SI Cobas e TIR hanno allargato la denuncia a tutte le guerre del capitale, indicando l’internazionalismo proletario rivoluzionario come unica risposta possibile.
Qui, due report:
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Anche a Tokyo, per iniziativa del sindacato dei ferrovieri Doro Chiba e della Lega Comunista Rivoluzionaria del Giappone, si è tenuta una combattiva manifestazione di migliaia di lavoratori e di giovani contro il riarmo giapponese, la revisione della costituzione in senso bellicista, contro la guerra in Ucraina sia dal lato NATO che da quello russo, e contro i preparativi di una guerra contro la Cina a fianco di USA e alleati. Manifestazione nelle vie centrali di Tokyo, preceduta da comizi nei quali si sono succeduti al microfono numerosi lavoratori e compagni, uomini e donne.
Nei discorsi pronunciati durante la protesta, è stato affermato che gli Stati imperialisti continuano la guerra per prolungare la vita del regime capitalista, per questo la guerra continua in Medio Oriente e in Ucraina. È stato affermato che il governo giapponese di Fumiyo Kishida è disposto a sacrificare il sangue dei lavoratori per prolungare la propria vita, cercando di trarre vantaggio dalla guerra ucraina. Nel corso della manifestazione si è espressa la denuncia dell’esercitazione di guerra tenuta in collaborazione tra Stati Uniti e Giappone all’inizio di febbraio (con bersaglio la Cina), della ristrutturazione in corso della base militare di Okinawa e del lavoro forzato dei lavoratori giapponesi nell’ambito dell’accordo di ricostruzione con l’Ucraina. I lavoratori giapponesi hanno affermato di non permetteranno una possibile guerra Giappone-Cina.
Negli interventi è stato inoltre sottolineato che la conclusione dell’accordo di ristrutturazione tra Giappone e Ucraina significa sostenere la guerra imperialista: i lavoratori non devono cadere in questa trappola. Mentre è stato affermato che i partiti politici del Paese sono complici dei crimini di guerra: “Stiamo combattendo una guerra causata dai leader governativi. Il nemico che stiamo combattendo è all’interno del nostro stesso Paese”. “Come lavoratori del mondo, abbiamo il potere di fermare la guerra”. Nei discorsi tenuti dai dimostranti è stato affermato che i sindacati di tutto il mondo dovrebbero lottare come un corpo unico per fermare la guerra, e sono stati gridati slogan del tipo “Non inviate armi all’Ucraina, non sostenete l’esercito di Israele!”.
Spostandoci nel verso della rotazione terrestre nell’Asia Meridionale, e procedendo una volta tanto da Oriente verso Occidente, nel Nepal, il partito NCP (Mashal) ha organizzato una conferenza pubblica seguita da un corteo internazionalista a Katmandu.
Il vicepresidente dell’organizzazione ha affermato: “Abbiamo detto che la terza guerra mondiale potrebbe verificarsi a causa degli interessi imperialisti”. “Non solo una guerra nucleare, ma anche una guerra biologica può distruggere la comunità umana. Attraverso la guerra imperialista, la vita umana e il mondo fisico finirebbero, quindi gli amanti della pace di tutto il mondo dovrebbero unirsi contro di essa”.
Durante l’evento Samir Singh, portavoce del CPN (Masaal), ha affermato che l’imperialismo americano sta conducendo la guerra. La guerra in Ucraina e in Palestina è dovuta agli interessi imperialisti, ha affermato. “Solo il movimento rivoluzionario del popolo può fermare la guerra imperialista”.
In India il Socialist Unity Centre of India (Communist) ha organizzato presidi contro la guerra in diverse città capitali – qui sotto il presidio nella città di Kolkata (Calcutta) nel Bengala Orientale, in cui è stata chiesta la fine delle guerre in Ucraina e in Palestina.
In Turchia l’Associazione Internazionale di Solidarietà dei Lavoratori (UİD-DER) ha coinvolto molti lavoratori in questa mobilitazione con il suo lavoro organizzato sotto lo slogan “Dall’Ucraina alla Palestina alla lotta contro la guerra imperialista”. Questo tema di bruciante attualità è stato discusso con i lavoratori, le lavoratrici e i giovani attraverso incontri ed eventi in molti luoghi di lavoro e uffici nei settori metallurgico, petrolchimico, sanitario, logistico, alimentare e municipale. In questo modo è stata data voce alla classe proletaria all’unisono con i lavoratori e le lavoratrici di altri paesi del mondo. Si sono levati gli slogan “No alle guerre imperialiste!”, “Viva l’unità dei lavoratori, viva la fratellanza dei popoli”. [Abbiamo a nostra disposizione tutta la documentazione video di queste iniziative, ma l’UID-DER e i compagni di Marksist Tutum ci hanno chiesto di non divulgarla per evitare le inevitabili rappresaglie istituzionali e sindacali nei confronti di quanti sono stati attivi in esse.]
Qui una foto dell’assemblea contro le guerre del capitale organizzata da UID-DER nella quale sono state proiettate immagini che rivelavano la rabbia crescente della classe operaia mondiale contro la guerra imperialista e la sua lotta per la pace e la fratellanza, ed in cui è stato sottolineato che l’unico potere che distruggerà questo sistema è la classe operaia. La classe operaia che si alza in piedi e dice “quando è troppo è troppo”, finirà per distruggere questo sistema di oppressione e “stabilire un mondo nuovo, dando all’umanità la libertà che merita”. “Continueremo a organizzare la nostra unità e a sudare con pazienza e perseveranza nei ranghi della classe operaia fino al giorno in cui riusciremo a contrastare la campana del capitalismo”. L’evento si è concluso con gli slogan “Distruggeremo il sistema capitalista, costruiremo un mondo senza classi!”.
Sempre in Turchia l’organizzazione SEP (Partito Socialista dei Lavoratori) ha organizzato un presidio presso l’ambasciata israeliana a Istanbul, chiedendo il cessate il fuoco immediato e la fine della colonizzazione in Palestina (qui sotto la foto).
In Grecia, nell’ambito della giornata internazionale contro le guerre del capitale del 24 febbraio, il NAR (Nuova Corrente di Sinistra, componente di Antarsya) ha organizzato un presidio davanti al Ministero della Difesa di Atene, contro il ruolo della Grecia nella NATO e la partecipazione alla spedizione navale nel Mar Rosso: “Nel contesto di questa politica della NATO, lo Stato greco sceglie di sostenere attivamente i crimini di Israele contro il popolo palestinese, inviando persino fregate a fianco delle portaerei e delle navi da guerra americane, sia nel Mediterraneo sud-orientale che nel Mar Rosso, per le quali ha rivendicato e ottenuto un ruolo potenziato di coinvolgimento nelle operazioni di guerra nella regione. Il ruolo amministrativo della Grecia nella guerra, questa volta per conto delle potenze imperialiste dell’UE e del capitale navale greco, e in particolare la trasformazione della base NATO di Larissa in un quartier generale operativo contro i ribelli Houthi dello Yemen, è il passo successivo della sua strategia di guerra.”
In Germania l’MLPD ha portato la giornata internazionale contro le guerre del capitale nella manifestazione dei minatori a Neukirchen-Vluyn contro la “politica della terra bruciata” del gruppo minerario RAG.
“I saluti e la poesia di un minatore contro la minaccia nucleare sono stati parte integrante della manifestazione di apertura, così come le canzoni del Ruhrchor. Un mare di bandiere sventolava nel vento freddo: Solidarität International, l’organizzazione femminile Courage, l’alleanza elettorale locale NV AUF geht’s, l’organizzazione giovanile REBELL, l’Alleanza Internazionalista, IG Metall, l’MLPD.
“Quando altri contributi hanno sottolineato la lotta per il bacino carbonifero del Donets come una delle cause della guerra in Ucraina e hanno riferito delle reciproche dichiarazioni di solidarietà tra minatori russi e ucraini dopo lo scoppio della guerra, è apparso chiaro che lo slogan “I lavoratori non sparano ai lavoratori” è vivo e vegeto. Un giovane russo ha raccontato come la richiesta di una cessazione immediata delle ostilità si stia diffondendo sempre più tra i giovani russi, nonostante la massiccia repressione.
Egli ha ricordato il secondo anniversario dell’inizio guerra in Ucraina [tra NATO e Russia]: morte 200.000 persone e questa distruzione va avanti! Il Fronte Unito antimperialista contro fascismo, guerra e distruzione ambientale ha deciso di protestare in questo giorno all’insegna dei lavoratori che lottano contro la guerra. “Cosa interessa questo i minatori? Innanzitutto uno dei grandi oggetti di contenzioso in Ucraina è il carbone (base dell’industria siderurgica), a chi deve appartenere questo enorme giacimento di carbone (oligarchi russi o occidentali)? Abbiamo contatti anche con minatori in Russia e in Ucraina, che non condividono la guerra ma solidarizzano attraverso i confini e attraverso i fronti della guerra. I lavoratori non sparano su altri lavoratori: come movimento internazionale di minatori non possiamo essere né con Putin né con la Nato, ma contro entrambi. Anche la Germania partecipa intensamente, tagliando le spese sociali a favore di quelle militari. Noi dobbiamo lottare contro gli imperialismi, per il socialismo in cui si realizza l’idea di solidarietà internazionale dei lavoratori.”
Questo percorso deve essere rafforzato e questa 18a manifestazione dei minatori ha rappresentato anche questo, non da ultimo con l’emozionante poesia del minatore di Moers Johann Esser: “Ancora una volta, le filippiche dell’odio vengono inviate al mondo e le vecchie ballate dell’odio vengono riproposte… Gridate no a questo mondo!”.
In diverse altre città della Germania compagni dell’MLPD e della sua associazione giovanile Rebell hanno tenuto presidi e iniziative di propaganda contro la guerra.
In Argentina Partido Obrero e Polo Obrero, che organizza decine di migliaia di disoccupati, hanno manifestato davanti al Ministero argentino degli Esteri.
Sono intervenuti alcuni dei principali dirigenti delle due organizzazioni, tra cui Eduardo “Chiquito” Belliboni, che il neo-presidente Milei ha pubblicamente indicato come il primo nemico da mettere nel suo mirino.
Il dirigente del PO Rafael Santos ha letto l’appello per la giornata internazionale contro la guerra e denunciato la politica del governo Milei di appoggio a Israele e alla sua azione genocida su Gaza, e all’intervento imperialista della NATO in Ucraina, denunciando altresì l’invasione russa.
Negli Stati Uniti lo United Front Committe for a Labor Party, una organizzazione che vuole promuovere la formazione di un partito rivoluzionario dei lavoratori superando le divisioni settarie della sinistra anticapitalista americana, ha organizzato nell’ambito della giornata internazionale di mobilitazione contro le guerre del capitale un presidio davanti alla base dell’Air Force USA a Travis, in California. Il presidio ha denunciato il sostegno americano a Israele, chiesto la fine del genocidio a Gaza e dell’occupazione della Palestina e l’invio di armi all’Ucraina e a sostegno di governi corrotti. Ha inoltre denunciato la politica di guerra del governo americano, che invece non provvede a realizzare un sistema sanitario per la massa dei lavoratori e all’istruzione pubblica, mentre i profittatori di guerra guadagnano miliardi di dollari, e ha chiesto la fine della macchina di guerra e la chiusura delle 800 basi militari USA all’estero.
In una serie di altri paesi, dalla Francia al Portogallo al Brasile, sono state prese iniziative di diffusione degli appelli con cui è stata convocata la giornata d’azione internazionale, che qui sotto riportiamo.
Appendice – gli appelli
24 febbraio
– Giornata internazionale di lotta contro le guerre del capitale
*Dall’Ucraina a Gaza, dal Sudan al Congo,le guerre del capitale stanno massacrando centinaia di migliaia di persone, per lo più proletari; milioni sono costretti ad abbandonare le proprie case; altri milioni sono alla fame, mentre si diffondono le epidemie.
* In tutto il mondo è partita una corsa agli armamenti per preparare la Terza Guerra Mondiale mentre i governi tagliano le spese sociali e reprimono le nostre lotte militarizzando la vita della società.
* È ora di dire basta! Basta massacri, basta ad essere carne da cannone per gli interessi dei nostri sfruttatori! Basta sacrifici, militarismo, repressione!
* Uniamo le nostre forze alla scala internazionale e facciamo sentire la voce dei lavoratori in tutto il mondo!
* Proletari dell’Ucraina e della Russia, stringetevi la mano, il vostro nemico è in casa vostra! Abbasso i governi dei capitalisti, lottiamo per governi dei lavoratori!
* Fine immediata del genocidio a Gaza e della pulizia etnica in Cisgiordania e a Gerusalemme!
* A fianco della resistenza palestinese, per una Palestina libera dal colonialismo sionista!
* Lavoratori e giovani dell’Occidente: impedite ai vostri governi di continuare a inviare armi per il massacro in Ucraina e di continuare a sostenere Israele!
* Uniamo le nostre forze in tutto il mondo e lottiamo per una società senza sfruttamento e senza guerra, di armonia tra umanità e natura
Sabato 24 febbraio, secondo anniversario dell’intensificazione della guerra in Ucraina tra NATO e Russia, uniamo le nostre forze in una giornata di protesta e di lotta internazionale ed internazionalista contro le guerre del capitale!
Proletari/e e oppressi/e di tutti i paesi uniamoci!
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Appello per una giornata di mobilitazione internazionale
contro le guerre del capitale
In una fase storica in cui le contraddizioni del capitalismo globale si intensificano, dall’Ucraina alla Palestina, dal Sudan al Congo, gli Stati imperialisti ricorrono sempre più spesso alla guerra e al massacro di esseri umani. In questo modo vogliono “risolvere” con la violenza i conflitti di interesse tra i loro monopoli capitalistici o rinnovare il proprio dominio coloniale e neo-coloniale sui popoli oppressi.
Davanti a questa prospettiva i lavoratori, i proletari chiamati a scannarsi l’un l’altro per decidere chi li sfrutterà, devono dichiarare guerra alle guerre del capitale e organizzarsi per rovesciare il dominio capitalista sul mondo.
Con la guerra in corso in Ucraina nel continente europeo, per la prima volta dalla Seconda guerra mondiale, si scontrano apertamente due schieramenti di grandi potenze capitaliste: da una parte la Russia (con il parziale sostegno della Cina e di alcune potenze emergenti) e dall’altra la NATO (Stati Uniti e potenze europee, che forniscono il materiale militare) e l’Ucraina che fornisce la carne da cannone. Dopo quasi due anni e oltre 500.000 vittime, 10 milioni di sfollati, di cui 6,2 milioni emigrati, il massacro continua con il rischio di un’escalation che, unita alle rivalità globali, rende la Terza Guerra Mondiale una reale possibilità catastrofica, alla quale tutte le potenze si stanno preparando con una corsa generalizzata al riarmo.
Di fronte a questa guerra che è imperialista da entrambi i lati, come accadde di fronte allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, alcune correnti della sinistra anticapitalista si sono divise tra i sostenitori dell’uno o dell’altro dei due campi in conflitto. Ma quale “autodeterminazione” dell’Ucraina, quando il duro scontro tra due ali della borghesia nazionale ha fatto precipitare questo Paese sulla tragica strada della guerra e, con Zelensky, della completa sottomissione all’imperialismo occidentale? E quale guerra contro il “nazismo” da parte della Russia, quando Putin e il suo entourage, che vogliono far rivivere l’impero zarista, sono sostenuti dai nazisti russi e a loro volta appoggiano le organizzazioni di estrema destra in tutta Europa?
Contro entrambi i campi delle potenze in conflitto, innalziamo la bandiera di Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg, per dare corpo all’opposizione proletaria ad entrambi i fronti di guerra: “Il nemico principale è in casa nostra!”.
In Medio Oriente è in corso l’efferata guerra coloniale e di annientamento di Israele contro i palestinesi di Gaza, con il massacro finora di 32.000 civili, in gran parte bambini e donne, lo sfollamento e l’imminente affamamento di oltre due milioni di persone, la distruzione sistematica di case, edifici pubblici, ospedali e infrastrutture di base, in aggiunta agli attacchi fascisti dei coloni e dell’esercito contro i palestinesi della Cisgiordania. Tutto ciò con il sostegno delle potenze occidentali allo Stato sionista, loro avamposto in Medio Oriente, e la complicità delle altre grandi potenze e delle potenze regionali, non disposte a sacrificare i propri affari alla causa palestinese. Gli unici alleati del popolo palestinese sono i proletari del Medio Oriente e i lavoratori e i giovani di tutto il mondo che scendono in piazza a sostegno del popolo palestinese, a sostegno della sua straordinaria resistenza, della sua lotta secolare per l’autodeterminazione, ponendo fine alla macchina sionista e occidentale di oppressione in Palestina. Noi sosteniamo la resistenza palestinese, nonostante le nostre critiche alle prospettive politiche e ideologiche delle forze islamiste. Oggi più che mai la Palestina è la patria degli oppressi di tutto il mondo!
Tutti gli Stati, tutti i governi, sono espressione di borghesie affaristiche legate alle grandi potenze imperialiste, ai monopoli capitalisti, al sistema finanziario internazionale, e sono parte integrante del sistema sociale che produce la guerra; nessuno di loro può esserci alleato nella guerra alla guerra [alle guerre del capitale]. Il declino della superpotenza americana di fronte all’emergere di nuove medie e grandi potenze, il passaggio da un (dis)ordine mondiale dominato dagli Stati Uniti a un “mondo multipolare” non può portare all’equilibrio e alla pace, ma – come già stiamo vedendo – a crescenti squilibri, tensioni e nuove guerre. Guerre che, nella loro essenza, sono guerre per la spartizione dei frutti dello sfruttamento della grande maggioranza della società da parte di una piccola minoranza.
Il nostro campo non è il campo degli Stati borghesi, è il campo delle classi sfruttate e oppresse, dei lavoratori, del proletariato internazionale, l’unica classe che ha interesse e ha la forza – se si organizza – di porre fine alle guerre che i suoi sfruttatori conducono sulla sua pelle. Superato il punto più basso del movimento rivoluzionario, è necessario che le organizzazioni che si pongono sul terreno del disfattismo rivoluzionario contro le guerre del capitale, sul terreno di un coerente internazionalismo proletario, si uniscano in iniziative comuni. Il momento è adesso, prima che sia troppo tardi!
Il passato conta, ma saremo giudicati dalla nostra capacità di affrontare le sfide del nostro periodo storico.
Sabato 24 febbraio 2024, secondo anniversario della guerra in Ucraina, uniamo le forze in una giornata internazionale di protesta e di lotta contro le guerre del capitale!
– contro entrambi gli schieramenti in guerra in Ucraina, per il disfattismo rivoluzionario: “il nemico è in casa nostra”!
– a fianco della lotta di liberazione del popolo palestinese contro l’oppressione e la discriminazione nazionale, razziale e religiosa dello Stato imperialista-sionista di Israele,
– per una società senza sfruttamento e guerre, in armonia tra uomo e natura.
Proletari di tutti i Paesi, uniamoci!