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[CONTRIBUTO] Quanti morti per un milione di dollari? Il grande business della guerra, dall’Ucraina alla Palestina (e nel mondo)

Riprendiamo volentieri dal sito di Combat-C.O.C:

Quanti morti per un milione di dollari?

Il grande business della guerra

Quando parlano di affari, alle volte i capitalisti parlano chiaro.

In un articolo del 18 febbraio dal titolo: Come la guerra in Europa spinge l’economia statunitense, il Wall Street Journal scrive che grazie alla guerra in Ucraina

  • La produzione bellica USA è aumentata del 17,5% in due anni;
  • Il 64% dei fondi stanziati per l’Ucraina torna all’industria bellica USA;
  • C’è stato un tale boom di commesse militari che: “Gli ultimi anni sono stati pari ai 20 anni precedenti”.. “gli Stati Uniti hanno concluso oltre 80 miliardi di dollari in grandi commesse di armi fino a settembre, di cui circa 50 miliardi di dollari sono andati agli alleati europei – più di cinque volte la norma storica”;
  • “Gli esperti militari temono che decenni di deindustrializzazione e di ridimensionamento delle forze armate abbiano reso la base industriale della difesa incapace di fornire le armi e le munizioni necessarie per un mondo più pericoloso. Molti ordini di sistemi d’arma sono in arretrato da anni.” Secondo Cynthia Cook del CSIS, infatti, “La guerra in Russia ha messo in evidenza in tempi relativamente brevi i limiti della base industriale della difesa statunitense, soprattutto in termini di rapida crescita della produzione. La buona notizia è che questa lezione è stata appresa quando gli Stati Uniti non sono direttamente in guerra”. Quindi: avanti tutta con il potenziamento dell’industria bellica. “L’appaltatore britannico della difesa BAE Systems prevede di creare 500 posti di lavoro espandendo gli impianti in Minnesota, mentre General Dynamics creerà circa 120 posti di lavoro in un nuovo stabilimento in Texas”.
  • “I funzionari dell’amministrazione Biden affermano che i fondi stanziati per l’Ucraina stanno ricostruendo la base industriale della difesa americana, avviando ed espandendo le linee di produzione di armi e munizioni e sostenendo posti di lavoro in 40 Stati”. Evviva! La guerra fa bene anche all’occupazione (quanti “occupati” per fare mille morti? Anche qui, con le armi AI c’è da aspettarsi che la produttività aumenti…).
  • E la guerra potrebbe far bene anche alla politica (del Partito Democratico). Se i padroni e gli azionisti delle armi hanno il sentore che Biden-Harris siano più guerrafondai di Trump, li appoggeranno per la rielezione: “L’amministrazione potrebbe anche sperare di ottenere vantaggi politici notando l’impatto sui datori di lavoro in stati elettorali come la Pennsylvania e l’Arizona, ognuno dei quali riceverà più di 2 miliardi di dollari, secondo il Dipartimento della Difesa”.
  • Non solo gli affari delle armi; anche negli affari in generale la guerra avvantaggia gli Stati Uniti. La guerra “sta rafforzando le relazioni tra Stati Uniti ed Europa, spesso a vantaggio degli Stati Uniti”, che “sono diventati il più grande esportatore di Gas Naturale Liquefatto al mondo”, due terzi verso l’Europa (che non lo può più importare dalla Russia). Questo nuovo mercato aperto dalla guerra ha spinto “un investimento complessivo di circa 100 miliardi di dollari” nel settore, progetti in gran parte avviati “solo dopo l’inizio della guerra in Ucraina”.
  • Grazie a questo effetto favorevole, dice l’OCSE, “gli investimenti diretti esteri negli Stati Uniti sono aumentati di quasi il 50% tra i 12 mesi fino a giugno 2021 e lo stesso periodo del 2023. Le aziende europee, in particolare, sono attratte dall’accesso all’energia abbondante e a basso costo”.

Questo, dicevamo, significa parlar chiaro. La guerra è un affare per i capitalisti. Che loro misurano in miliardi di dollari. Noi invece la misuriamo in centinaia di migliaia di morti e di mutilati, al 99% proletari, in milioni di sfollati, in generazioni, soprattutto le più giovani, profondamente segnate da lutti e dal terrore, in distruzioni immani (che di nuovo per lorsignori sono un business che promette lauti profitti).

Per questo noi siamo non solo contro le loro guerre, ma contro il sistema capitalistico che le genera e per il quale è un affare. Un altro mondo è possibile!

Per questo il 24 febbraio abbiamo manifestato a Milano contro il genocidio su Gaza ma anche contro tutte le altre guerre del capitale, quella in Ucraina ed anche quella taciuta dai nostri media nella provincia di Goma nel Congo orientale dove proprio in questi giorni lo scontro tra colossi capitalisti per le materie prime mediante centinaia di bande armate, si abbatte con ferocia sulle popolazioni, mettendole in fuga, in gran parte a piedi nel fango, coi pochi beni sopra il capo, verso l’ignoto.

In fuga dalla guerra, verso Goma

Per i nostri stessi motivi, nello stesso giorno, compagni lontani hanno manifestato in Giappone, India, Nepal, Turchia, Grecia, Germania, Argentina, Stati Uniti contro le guerre del capitale, per la formazione di un “campo proletario” internazionale. Un primo passo nella ripresa dell’internazionalismo proletario contro tutti gli imperialismi, a partire da quello di casa nostra!

Lo stabilimento Scranton Army Ammunition in Pennsylvania produce forniture militari utilizzate nella guerra in Ucraina. Quanti morti vale un posto di lavoro?
Cimitero ucraino dei caduti in guerra