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[IRAN] No alla condanna a morte di Sharifeh Mohammadi. Protestiamo contro la repressione degli ayatollah

Protestiamo contro la spietata repressione borghese degli ayatollah iraniani

NO ALLA CONDANNA A MORTE

DI SHARIFEH MOHAMMADI

Sharifeh Mohammadi, donna ingegnere iraniana di 45 anni e madre di una figlia di 12 anni, è stata condannata a morte con l’accusa di Bagh-ye (sommossa o ribellione armata contro l’Imam o l’autorità islamica) per il suo coinvolgimento nel Comitato di Coordinamento per la Formazione dei Sindacati del Lavoro e la sua presunta associazione con il Partito Komala.

La condanna è stata emessa dalla Prima Sezione del “Tribunale Rivoluzionario” di Rasht, nella provincia a maggioranza curda di Gilan.

A pochi giorni dall’elezione del candidato “riformista” alla Presidenza, che ha rivelato il diffuso desiderio di cambiamento della popolazione, il potere iraniano mostra il pugno di ferro, pronunciando una sentenza capitale contro una donna, curda, attivista sindacale, torturata durante 7 mesi di prigione in buona parte in isolamento, per estorcerle confessioni sul suo impegno alla difesa dei lavoratori contro i padroni e il loro protettore, il regime degli ayatollah miliardari.

Sharifeh Mohammadi è anche accusata di essere membro del partito curdo illegale Komala.

Il regime degli ayatollah usa la pena di morte per terrorizzare attivisti sindacali e oppositori politici, in una società repressa ma non domata, dopo la sanguinosa repressione nel 2022-23 delle proteste per l’uccisione di Jîna Emînî e contro l’imposizione dello hijab, mentre in tutto il paese si moltiplicano le proteste sociali, per una inflazione vicina al 50% che rende impossibile vivere con il salario minimo di 110 milioni di rials, contro 200 milioni necessari .

Le ultime settimane hanno visto lo sciopero dei lavoratori di 117 appalti petroliferi (in buona parte concessi ai gerarchi del potere islamico) che chiedono salario, riduzione dell’orario e fine della precarietà, e le proteste di pensionati siderurgici e minatori, dei licenziati del petrolchimico di Ilam.

Chi ancora vede di buon occhio il regime iraniano perché rappresenterebbe una forza multipolare (a fianco di Russia e Cina) contro i vecchi imperialismi è di fatto complice di un regime non meno capitalista, antioperaio, reazionario, patriarcale e repressivo.

Tutta la nostra solidarietà alla sorella e compagna Sharifeh Mohammadi, ai lavoratori alle lavoratrici, ai e alle giovani iraniani/e che lottano contro la brutale repressione, lo sfruttamento, l’oscurantismo di quel regime, che usa la causa palestinese come merce di scambio per l’influenza nell’area.

Un governo che opprime i propri proletari e poveri non potrà mai essere il liberatore di un altro popolo!

Chiediamo la revoca della condanna a morte e la liberazione di Sharifeh Mohammadi, protestiamo a fianco dei lavoratori e delle donne iraniane che lottano, portiamo loro la stessa solidarietà che stiamo portando al popolo palestinese!

SI Cobas – Commissione per la Solidarietà Internazionale