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[NAPOLI] Repressione colpisce i compagni in lotta per la Palestina libera, contro padroni e governo. Il 18/7 presidio dalla Rai

A NAPOLI EMESSE 4 MISURE CAUTELARI!

IL GOVERNO DELLA GUERRA, SERVO DEI PADRONI E DI LEONARDO S.P.A.,

SCHIUMA RABBIA CONTRO IL MOVIMENTO DI CLASSE.

MA NON CI FERMERANNO!

Alle prime luci dell’alba di stamattina la Digos di Napoli ha prelevato nelle loro case e condotto in Questura la coordinatrice provinciale SI Cobas Mimì Ercolano, Angelo Bruno del Movimento disoccupati “7 novembre” e 2 compagni del Laboratorio politico Iskra, per notificare un ordinanza di applicazione di misure cautelari con obbligo di firma di 3 volte a settimana emesso dal GIP Giuseppe Sepe a seguito delle mobilitazioni tenutesi lo scorso inverno a Napoli contro la guerra, l’economia di guerra e il genocidio sionista a Gaza.

Ciò a seguito di un’inchiesta nei confronti di ben 18 compagni di varie strutture politiche e di movimento napoletane, e che ha portato i PM Antonella Fratello e Pierpaolo Filippelli a richiedere misure ancor più restrittive nei confronti di tutti gli indagati, cioè il divieto di dimora nella Regione Campania, cioè nel territorio in cui i compagni risiedono: evidentemente la procura di Napoli sente l’esigenza di sintonizzarsi sulla stessa lunghezza d’onda del governo Meloni-Salvini, a tal punto da “rispolverare” lo strumento dell’esilio come arma di lotta politica…

Ma cosa successe a Napoli lo scorso febbraio di tanto “grave” per giustificare queste misure?

Il verbale dell’ordinanza del GIP solo apparentemente individua come “movente” gli incidenti avvenuti fuori alla sede RAI di Napoli il 12 febbraio, quando un presidio di solidali con l’eroica resistenza del popolo palestinese e contro il genocidio sionista a Gaza stava manifestando pacificamente il proprio dissenso nei confronti della televisione di stato, del tutto prona alla propaganda di regime israeliana e tesa a censurare la verità sugli eccidi commessi nei confronti di migliaia di bambini, donne e anziani dall’esercito di Netanyahu (e tutt’ora in corso con la complicità attiva dei governi occidentali…).

Giova altresì ricordare che in quell’occasione il presidio, che chiedeva soltanto di essere ascoltato e intervistato dalla RAI, fu brutalmente caricato dalle forze dell’ordine, che spaccarono la testa e provocarono lesioni varie a diversi compagni.

Ma in realtà, scorrendo le pagine dell’ordinanza, si scopre una verità ancor più inquietante: i 4 destinatari dell’obbligo di firma sono stati infatti “selezionati” non tanto e non solo in base al ruolo svolto durante il presidio fuori alla RAI (presunto, dato che tra gli indagati risultano attivisti che quel giorno neanche erano presenti…), bensì in base all’”aggravante” di aver preso parte ANCHE alla manifestazione tenutasi il 23 febbraio fuori alla Leonardo S.p.A. del Fusaro, in occasione dello sciopero generale nazionale indetto dal SI Cobas contro la guerra e il genocidio a Gaza, e alla vigilia della grande manifestazione che si tenne il giorno successivo a Milano, cui presero parte centinaia di lavoratori, disoccupati e solidali anche da Napoli…

Dunque, al netto dei teoremi e della consueta opera di ribaltamento della realtà portata avanti da Questura e P.M. (in cui i carnefici si travestono da “vittime” e le vittime sono additati come carnefici), il messaggio politico che sottende quest’ennesimo attacco repressivo è essenzialmente uno: manifestare contro Leonardo Spa, principale fabbrica di guerra e di morte in Europa, è nei fatti vietato, e chi osa farlo dev’essere punito.

Ciò non fa che confermare quanto sosteniamo da tempo: la tendenza alla guerra e la corsa al riarmo sul piano internazionale determina un aumento proporzionale della militarizzazione, dei divieti di manifestazione del dissenso, e un inasprimento senza precedenti del controllo poliziesco su ogni ambito della vita sociale: sui luoghi di lavoro, sui territori, nelle scuole e nelle università.

Il governo Meloni, dopo aver portato a compimento la macelleria sociale contro i proletari attraverso la cancellazione del reddito di cittadinanza, l’attacco al salario indiretto e l’autonomia differenziata, proprio in queste settimane sta tentando di chiudere il cerchio attraverso un Ddl sicurezza a firma Nordio-Piantedosi, che facendo leva sui precedenti decreti Minniti e Salvini, restaura in toto il famigerato Codice Rocco, inasprendo le pene verso tutte le manifestazioni di conflitto sociale e imprimendo un’ulteriore spinta razzista e securitaria.

Gli atti repressivi di oggi sono la riconferma che questa banda di servi del capitale e dell’imperialismo va fermata con una mobilitazione a oltranza che unisca tutto il movimento di classe, anticapitalista e internazionalista sotto la parola d’ordine del ritiro immediato del Ddl 1660!

È quanto mai necessario riprenderci le piazze, costruire mobilitazioni e scioperi capaci di rovesciare l’utilizzo strumentale e reazionario della parola “sicurezza”, che per lorsignori vuol dire carcere e manganello, per i proletari significa innanzitutto la pretesa di un salario per vivere e non solo per sopravvivere, il diritto a un tetto, alla salute, a non morire per le loro guerre, sul lavoro o a causa delle devastazioni ambientali in nome dei profitti!

Solo fermando questo infame disegno potremo garantire alle singole lotte sociali, sindacali e politiche quel minimo di agibilità necessaria a contrastare le loro politiche di miseria, sfruttamento e morte.

Per questo, in risposta alle misure cautelari di stamattina saremo già domani dalle ore 10,00 di nuovo in presidio fuori alla sede RAI di Napoli a Fuorigrotta.

E per questo auspichiamo in tempi brevi la ripresa delle mobilitazioni contro il Ddl Nordio-Piantedosi e contro i mercanti di morte di Leonardo Spa.

SI Cobas Napoli

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LIBERI DI LOTTARE CONTRO LA GUERRA

E AL FIANCO DEL POPOLO PALESTINESE

Giovedi 18 luglio, Presidio h 10, Sede Rai via Marconi

Stamattina 4 compagni e compagne appartenenti al Laboratorio Politico lskra, al SI Cobas Napoli e Caserta, al Movimento Disoccupati 7 Novembre sono stati condotti in questura centrale per notificare la misura degli obblighi di firma in relazione alla manifestazione del 13 Febbraio alla RAl in solidarietà al popolo palestinese e contro le parole dell’AD Roberto Sergio.

Le misure notificate sono la risultante di una inchiesta più ampia che puntava addirittura a comminare divieti di dimora per 18 dei partecipanti alla iniziativa di solidarietà. Una richiesta spropositata, un tentativo di criminalizzare un presidio molto partecipato che contestava legittimamente l’utilizzo politico della TV di stato in favore dello stato di lsraele.

Nel clima internazionale di tendenza alla guerra, mentre è in atto il genocidio del popolo palestinese, continua l’escalation repressiva ai danni di chi solidarizza con i popoli lotta, alza la testa e si oppone alle politiche guerrafondaie del Governo Meloni e alle conseguenze dell’economia di guerra. 13 febbraio, sotto la Rai, c’eravamo tutti e tutte: domani saremo di nuovo a ribadirlo.

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UNA GIORNATA DI TENSIONE IN UN QUARTIERE MILITARIZZATO PER UNA PASSERELLA: APRIAMO UNA NUOVA STAGIONE DI LOTTA A BAGNOLI!

Oggi centinaia di abitanti del territorio di Bagnoli e della città – nonostante fosse lunedì mattina in un quartiere blindato da polizia, carabinieri e servizi di sicurezza – hanno attraversato in corteo le nostre strade, per ribadire ancora una volta che sui nostri territori decidiamo noi, e che le esigenze degli abitanti sono:

– spiaggia pubblica

– mare fruibile e pulito

– parco urbano

– lavoro in attività a bassa intensità per i disoccupati del territorio

– nessun’altra costruzione in zona rossa

– chi ha inquinato paghi

– partecipazione popolare nelle scelte.

Il Sindaco di Napoli, anche Commissario dell’area, ed il Presidente del Consiglio hanno firmato un ennesimo accordo nelle stanze chiuse senza nessuna partecipazione di chi ha respirato amianto, di chi subisce da decenni tra disastro ambientale, disoccupazione e fiumi di denaro pubblico per una riqualificazione mai avvenuta. L’ennesimo finanziamento – che stralcia anche il ripristino della morfologia di costa – senza nessun coinvolgimento della popolazione del territorio, l’ennesima passerella.

Durante il corteo, anche denunciando le politiche del Governo dai nuovi pacchetti sicurezza mentre si abolisce il reato di abuso di ufficio, dall’aumento delle spese militari mentre i salari sono fermi, fino all’autonomia differenziata, la manifestazione ha chiaramente espresso la sua opposizione all’accordo Fitto-Manfredi.

L’ennesimo decreto legge del 7 maggio prevede soldi presi dal fondo coesione della Regione, insieme a un piano di riqualificazione pieno di dubbi sul cronoprogramma delle risorse, sulle bonifiche ed i tempi di queste, sulla discussione nelle stanze chiuse sulla Colmata e di altri elementi urbanistici con scelte dall’alto.

La Questura di Napoli era intenzionata a provocare gli scontri, vietando che il corteo si concludesse come da percorso comunicato. Nessuna prescrizione o divieto, eppure il corteo è stato bloccato prima di arrivare a Via Cocchia per decisione improvvisata della Questura. Un totale abuso che denunciamo e che ha determinato tensioni in piazza. Eppure il corteo ha respinto la provocazione ed ha proseguito invertendo il percorso e arrivando nonostante tutto fino alla Porta del Parco, fronteggiando nuovamente le forze dell’ordine. A differenza di quanto vorrebbe la controparte, non siamo nati per risolvere le nostre pratiche di lotta in qualche spintone e carica per uscire sui giornali, il conflitto e le situazioni di scontri le decidiamo dove, quando e come vogliamo, dato che le pratichiamo quotidianamente fuori e dentro i luoghi di lavoro, quartieri, scuole ed università dentro una lotta di lunga durata che già ci espone a repressione e criminalizzazione.

Al Sindaco di Napoli, a conclusione dell’evento, abbiamo detto una cosa semplice: oggi si è incrinata qualsiasi possibilità di dialogo già precario e si apre una nuova stagione di lotta fino a quando non verrà invertita la rotta sulle scelte su Bagnoli.

Facciamo appello alla parte sana della società di questa città, agli abitanti del territorio, a chi sinceramente non vuole più che sulla nostra pelle si facciano passerelle e si sperperino soldi pubblici ancora una volta su Bagnoli.

Abbiamo ritenuto di non accettare, dinanzi questa situazione autoritaria e questa gestione con i movimenti e gli abitanti del territorio, inutili incontri come quello proposto per il 24 luglio a Roma.

Pretendiamo che il Governo, il Ministro Fitto, il Sindaco di Napoli, si confrontino pubblicamente con il territorio.

Convochiamo per questo un’assemblea pubblica su Viale Campi Flegrei in zona pedonale questo venerdì h 19 per decidere insieme il che fare e come proseguire per costruire una nuova stagione di lotta e protagonismo popolare da Bagnoli fino a tutta la città.

Laboratorio politico Iskra


SCIOPERI E SCONTRI A NAPOLI

Sciopero dalle prime ore del mattino con adesione del 100% dei nostri iscritti alla BRT di Marcianise ed adesione dei nostri lavoratori all’UPS di Arzano.

Ora, insieme anche ai driver FedEx in sciopero, i lavoratori hanno deciso di muoversi per andare a sostenere le lavoratrici delle Terme di Agnano in presidio sotto al Consiglio Comunale.

Dopo un attesa insopportabile, le lavoratrici ed i solidali hanno rivendicato il diritto di presenziare nel Consiglio ed essere ricevuto.

Il tentativo di respingimento della polizia non è riuscito a fermare la rabbia di chi ha 20 stipendi arretrati ed un futuro del tutto incerto.Nel frattempo una nostra folta delegazione, insieme ai disoccupati organizzati del Movimento 7 Novembre, è dall’alba a sostenere lo sciopero e blocco del Porto di Genova.

25 giugno,

SI Cobas Napoli

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