Qualche giorno fa la Tendenza Internazionalista Rivoluzionaria, il Movimento Disoccupati 7 Novembre e il Laboratorio Politico Iskra hanno indetto un’assemblea contro l’applicazione del Disegno di Legge repressivo del Governo Meloni. Come SI Cobas non abbiamo aderito all’appello convenendo che non ci fossero le tempistiche per organizzare i lavoratori e rendere l’iniziativa partecipata dai proletari e dalle proletarie, nonostante cio’ oggi 21 Luglio siamo intervenuti all’assemblea nel merito delle tematiche che riguardano sul campo della repressione il movimento operaio anche e soprattutto il SI Cobas, nel sindacalismo di base, che oggi è il punto più avanzato di questi.
Il Disegno di Legge Crosetto-Nordio-Piantedosi è il proseguimento dei precedenti pacchetti sicurezza firmati prima dal PD e poi da Salvini, quindi è un attacco sul piano della repressione che vuole ulteriormente perseguitare quelle forze sociali e del sindacalismo combattivo e di classe estendendo sul piano giuridico nuovi limiti e intimidazioni alle lotte. Si va dalle pene che potranno superare i 20 anni di carcere per chi prova a sabotare i lavori contro la costruzione delle grandi opere, come la TAV o il Ponte sullo Stretto di Messina, e l’introduzione di reati tutti nuovi come quello di rivolta nelle carceri che è un attacco diretto a quei proletari che protestano nelle carceri per esempio per sovraffollamento e negazione dei diritti a fronte di un aumento continui di suicidi in carcere, i lavoratori che scioperano ed organizzano i picchetti.
Come sindacato conflittuale siamo sempre stati al centro della repressione e della magistratura. Nel ddl si parla delle norme da estendere per limitare la concessione dei permessi di soggiorno agli immigrati, aspetto per noi fondamentale vista la composizione del nostro sindacato composto maggiormente da immigrati che vivono difficoltà quotidiane e esistenziali ma sono comunque in prima fila a lottare nei luoghi di lavoro e nelle piazze. Provvedimento duri riguarderanno anche le occupazioni abitative, dove siamo impegnati anche come forza sindacale come nel caso dei lavoratori iscritti al SI Cobas che stanno intraprendendo sempre più lotte con PLAT a Bologna.
Già adesso si nota un inasprimento delle pene per i lavoratori e i compagni che difendono il diritto di sciopero lottando nei posti di lavoro e fuori ai cancelli. Ad esempio lo abbiamo visto in varie province, da Modena dove centinaia di lavoratori sono a processo e dove ci fu anche l’incarcerazione del coordinatore nazionale. Ma anche a Piacenza con le accuse di associazione a delinquere e, così come a Brescia dove insieme a 6 lavoratori di Penny Market, due coordinatori sono stati condannati a 2 anni e sei mesi. Oggi quindi il tentativo è di stroncare ulteriormente sul nascere le lotte intimidendo la classe operaia con il ricatto di maggiori pene per la sola resistenza passiva e addirittura aumentando la pena di reclusione per blocco stradale da un minimo di 6 mesi a 2 anni, e quindi senza eventualmente poter disporre della condizionale in caso di condanna. A settembre sarà quanto mai necessario che i lavoratori combattivi e della nostra organizzazione sindacale mettano in campo una iniziativa di classe per contrastare l’inasprimento della guerra interna che governi e padroni stanno conducendo contro i settori proletari in questo paese.
Alcuni tentativi di mettere in pratica questo nuovo dispositivo repressivo sono già stati testati sui lavoratori, per fare qualche esempio è il caso della lotta in Esselunga nel milanese o poi sempre nel milanese nella giornata di sciopero in Geodis (che ha amazon come cliente) dove abbiamo fatto uno sciopero la settimana prima del prime day. L’inasprimento dei rapporti elude ogni margine di mediazione politica in caso di scioperi in favore del solo intervento poliziesco, brutale e immediato, su ordine diretto del Governo.
Significativa in questo senso è la lotta dei lavoratori in Maxi Dì a Verona, dove in risposta alla richiesta di essere riconosciuti dall’ azienda come sindacato, si sono verificati sgomberi coatti uniti all’attacco repressivo su tre compagni, colpiti da perquisizioni nel cuore della notte e dai sequestri dei cellulari e computer, mentre sui lavoratori piovono multe pecuniare di quasi 2000 ciascuno per blocco tradale.
Oltre ai padroni, il DdL farà scudo ai loro servi, esecutori delle misure repressive, le forze dell’ordine, ancora più protette e tutelate in caso esercitino violenza, così come ai giornalisti invece sarà impedito di pubblicare intercettazioni al loro riguardo o comunque previa autorizzazione dei PM.
A Napoli e in precedenza anche a Bologna ( occupazione della stazione ferroviaria) erano state utilizzate misure cautelari ai danni di chi sostiene la causa palestinese e contro il genocidio compiuto dalle forze israeliane e sioniste in relazioni strette in relazione con i governi delle potenze imperialiste occidentali, tra cui l’Italia.
È necessario per noi legare la lotta contro la repressione interna al sostegno al popolo palestinese e ai prigionieri politici palestinesi, vittime di continue torture e ai movimenti su scala internazionale. Per questo, andranno rafforzate le iniziative comuni e internazionali, di cui un esempio è il recente presidio a Milano in sostegno ad una sindacalista detenuta in Iran e condannata a morte per aver coordinato la creazione di comitati di lavoratori
Le politiche interne di economia di guerra e le politiche repressive sono legate a doppio filo al posizionamento del nostro governo nello scontro inter imperialista. Il conflitto in Ucraina, teatro di guerra dove si misurano blocchi di potenze in una nuova era di nuove tecnologie e nella corsa al riarmo, rende sempre più chiaro che esiste la necessità del sistema capitalistico di riorganizzarsi dentro i processi di accaparramento delle risorse, in funzione predatoria nel panorama geopolitico. Per questo bisognerà contrappore l’iniziativa di classe e rivoluzionaria su scala globale, dando rilevanza all’aumento della diserzione di quei proletari ucraini usati come carne da cannone da un lato, e ai proletari dissidenti in russia, che specie sul tema della guerra vengono imprigionati, in una funzione falsamente anti terroristica.
Prepareremo il lancio di una assemblea larga sul tema del contrasto a questi dispositivi a Bologna, partendo dal presupposto essenziale e indiscutibile che in prima fila a mobilitarsi ed a essere protagonisti della costruzione di tali momenti politici, ci debbano essere i lavoratori, oggi come oggi sempre più investiti dall’impoverimento generale della crisi per i salari sempre più bassi rispetto al costo della vita; investiti da processi di licenziamenti di massa, con delocalizzazioni e serrate sempre più frequenti laddove si era assistito a una sindacalizzazione operaia radicale in favore di processi di trasformazione e di automazione del lavoro, e di temi come la flessibilità e la messa a disposizione della forza lavoro in una chiave sempre più precarizzata. Per questo servirà subito dopo, promuovere una grande mobilitazione a partire dal coinvolgimento in primis dei sindacati di base che ci consenta di esprimere e mettere in campo questa forza perché se lo scontro in atto dei governi, dei padroni, della borghesia tutta e dei poteri imperialisti ci costringe a una prospettiva internazionale e internazionalista sarà sicuramente un passaggio obbligato partire dal combattere il nemico in casa nostra, ma essendo capaci di sollevare le energie della classe operaia e sprigionarle al meglio.
Questa è stata la base del nostro intervento all’assemblea promossa dai gruppi politici e sociali di oggi domenica 21-07-2024.
Alleghiamo anche il link alla riunione che si terrà venerdì 27 Luglio alle ore 18:00 su Zoom: https://us02web.zoom.us/j/9199960995?pwd=cVI2UGhmd0ZhOGFhVHhXU2xzaXlOUT09&omn=84385583438