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Calzolari (il ribelle), la scorta, i facchini ….e il Prefetto

Il 31 gennaio, nell’ambito della campagna mediatica padronale contro la lotta dei facchini, il Sole 24ore, ha dedicato un nuovo articolo alla vicenda Granarolo. Dopo il recente grido di allarme per l’assedio dei magazzini da parte dei lavoratori, ora è il turno dei turbamenti del Calzolari, “costretto a girare con la scorta” perché teme per la sua “incolumità personale”.
Sempre dall’intervista, laconica e reticente, in ragione dell’animo turbato del presidente, apprendiamo dallo stesso: “sono per la pax sociale”, “non mi assumo responsabilità per la violenta evoluzione della vicenda”, …. “come azienda, non mi assumo impegni verso costoro”, …. “il prefetto, per altro, non ha che potere di moral suasion”, ….. “chi è causa del suo mal pianga se stesso”.
Bene, vediamo di capire il senso della comunicazione di Calzolari. Partiamo dalla fine.
Secondo il presidente quindi, la soluzione dei problemi legati all’attività della coop SGB, che ha operato per anni, vessando i suoi dipendenti, sottraendo loro illegalmente ampie quote del salario, non applicando neppure i minimi contrattuali, era già lì pronta, evidente, indolore: i facchini avrebbero dovuto semplicemente stare zitti, non scioperare, non rivendicare, non sollevare il velo sulla realtà interna alle cooperative della logistica e, di conseguenza, anche della Granarolo. A quel punto il buon padrone Calzolari li avrebbe già fatti assumere.
Hanno osato “i ribelli” del Sole24ore, appunto, ribellarsi, ed ora piangano per le conseguenze delle loro azioni. Disarmante!

Sempre sulla traccia di questo ragionamento di alto profilo economico, politico ed etico, Calzolari dice che la Granarolo non ha impegni verso gli operai licenziati ingiustamente.
Il profilo sarà pure alto, ma il presidente decisamente toppa. Dimentica infatti gli obblighi che la normativa del settore logistico pone a carico del committente in situazioni analoghe alla presente. Due le ipotesi, o Calzolari si ritiene al disopra della legge – sarebbe con ciò in buona compagnia (vedi Marchionne, Fiat) -, oppure non conosce neppure le regole del gioco. Deludente!

Con gioiosa improntitudine, e con un guizzo (questo sì, da vero ribelle!), il Calzolari prosegue e in due parole mette al suo posto il Prefetto: caro rappresentante dello Stato italiano, il tuo ruolo – in questa fase del gioco delle parti – è solo ed esclusivamente quello mostrare comprensione, condivisione, compassione, per i piccoli problemi che stanno vivendo una manciata di lavoratori, e, al massimo, puoi suggerire, a noi padroni, la necessità di non surriscaldare il clima sociale, addivenendo ad un accordo, che risolva la vertenza (ricordiamo che il Prefetto nei giorni scorsi si è finalmente attivato in cerca di una soluzione condivisa; ndr).
Insomma per il Calzolari, il Prefetto non conta nulla; quando ci sono di mezzo gli interessi dei padroni, non c’è Prefetto che tenga, le decisioni sono di loro pertinenza, e lo Stato italiano stia a guardare. Eversivo? No assolutamente conseguente!

Una funzione, in realtà, al Prefetto, come agli altri organi istituzionali, il presidente, la Legacoop, i rappresentanti dei padroni, i rappresentanti politici del popolo emiliano-romagnolo, la attribuiscono: quella di risolvere una volta per tutte la seccatura degli scioperi, dei picchetti, delle manifestazioni, dei comunicati stampa, dei video, del movimento che sta crescendo intorno alla lotta della Granarolo, nel solo modo per loro possibile e necessario, rendendolo cioè un problema di ordine pubblico ed agendo di conseguenza. Logico!

Più segnali di questa ipotesi di soluzione già si sono avuti negli scorsi mesi, con un’accelerazione negli scorsi giorni, attraverso la campagna stampa che grida alla violazione del diritto di impresa e di profitto, e la conseguente, pronta risposta degli organi preposti (leggi: arresti “annunciati”).

Proseguiamo. Calzolari dice di essere per la “pax sociale”, nel contempo sente a rischio la sua incolumità e, quindi, gira con la scorta. Siamo in presenza di un’antinomia. Se fosse per la pax sociale, avrebbe mantenuto gli impegni assunti a giugno 2013 davanti al bistrattato Prefetto, ed avrebbe trovato il modo di garantire il diritto all’esistenza dei lavoratori licenziati. Così non ha fatto in questi mesi, né oggi, dichiara di volerlo fare.

Attraverso le parole e l’atteggiamento che il cronista gli attribuisce, lo dichiara pure in modo provocatorio, introducendo persino una vena di malcelato razzismo nei confronti dei lavoratori immigrati, che, naturalmente, non devono avere il dritto di lavorare quando vi sono anche cittadini italiani nelle liste di mobilità!

Se queste parole, se questo atteggiamento, possa essere il viatico per il raggiungimento, per il mantenimento, della pax sociale, lasciamo decidere al Calzolari ed ai suoi portavoce. Noi temiamo che non lo sia.

L’altro termine dell’antinomia citata: la sua incolumità e la scorta. La necessità della scorta presuppone un sentimento di vulnerabilità, una rilevante sofferenza affettiva. La scorta non risolve questo problema, perché non ne affronta le radici. Calzolari dice “non mi era mai successo prima in vita mia”, ne siamo felici. Potrebbe, secondo noi, tornare a quella precedente condizione di felicità in un modo molto semplice, risolutivo, catartico: rispettando gli impegni assunti con i lavoratori licenziati.  Non avrebbe in questo modo più alcuna percezione di vulnerabilità, la scorta sarebbe inutile (come, in modo evidente, ed al di là del giochino mediatico posto in essere dal Calzolari, lo è già tuttora, almeno per il fronte facchini, che ci riguarda!), e potrebbe dedicare tutte le sue energie all’accrescimento del fatturato.

Ci faccia un pensierino, presidente, risolverebbe in questo modo ogni problema: cesserebbero i picchetti; la produzione potrebbe riprendere a pieno regime, con operai veri, senza dover ricorrere alla manovalanza dei poliziotti e dei carabinieri che le hanno dato una mano nei giorni scorsi; il marchio Granarolo, la sua azienda, riacquisterebbe il lustro di azienda lungimirante, aperta al sociale, attenta ai bisogni dei lavoratori; cesserebbero le azioni di boicottaggio commerciale nei vari centri di vendita; non vi sarebbero più manifestazioni per le vie della città a turbare la quiete dei benpensanti bolognesi; il sistema coop (Legacoop) potrebbe tornare in auge, facendo dimenticare anche qualche vicenda sconveniente come quella della cooperativa di Lampedusa, vostra affiliata, che trattava esseri umani (ancora una volta immigrati!) alla stregua di animali.

Ma non solo: il Prefetto vedrebbe finalmente riconosciuto il suo ruolo, e lo spirito della Costituzione repubblicana sarebbe salvo.
Soprattutto, però, il virus della lotta politica e sindacale, che la vicenda dei lavoratori della Granarolo sta risvegliando, contagiando ampi settori sociali, tornerebbe a placarsi, per la gioia di tutti i padroni, le forze politiche, i sindacati confederali, le istituzioni.

Presidente Calzolari, nelle sue mani ha quindi la  possibilità di risolvere una questione che va ben oltre i cancelli della sua Granarolo; questione che, se irrisolta, non potrà che diventare sempre più rilevante e perturbante per la pax sociale, per il quieto vivere, per gli interessi costituiti, per lo status quo.
Decida, ci faccia sapere quali sono le sue intenzioni. Noi speriamo nella sua ragionevolezza, per tutte le ragioni che abbiamo testé riportato; certo che, nel malaugurato caso dovesse insistere nella determinazione di mantenere lo scontro coi lavoratori, negandogli il diritto al lavoro ed all’esistenza, si dovrà far carico, senza alcun alibi, di ogni eventuale conseguenza.

1 febbraio 2014 – Sindacato Intercategoriale Cobas

PS. Questa mattina (1 febbraio), sul Resto del Carlino, il presidente cerca di smentire le gravi affermazioni di ieri; non ci riesce; neppure il giornalista che scrive l’articolo sembra crederci.
Ci chiediamo per quale motivo, quando rilasciano dichiarazioni in qualche modo compromettenti, i potenti poi ritrattano e parlano di equivoci.
Calzolari e la giornalista del Sole non conoscono l’italiano? Non sanno esprimere/capire ciò che pensano/sentono? Oppure, qualcuno ha suggerito al sanguigno Calzolari di non esagerare nel buttare benzina sul fuoco? Chissà.

Il testo del documento: Calzolari (il ribelle), la scorta, i facchini…..e il Prefetto